15 luglio: Giornata mondiale delle competenze giovanili

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Nel 2014, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 15 luglio “Giornata mondiale delle competenze giovanili

Durante questa giornata viene celebrata l’importanza strategica di dotare i giovani di competenze per l’occupazione, il lavoro dignitoso e l’imprenditorialità.

Rappresenta quindi un importante momento di riflessione sulla relazione tra giovani e mondo del lavoro, a maggior ragione a seguito delle difficoltà dovute alla pandemia e delle nuove prospettive che questa prospetta per il futuro.

L’ONU sottolinea infatti come anche quest’anno “la Giornata Mondiale delle Competenze Giovanili si svolgerà nuovamente in un contesto difficile a causa della pandemia di COVID-19 in corso” e “renderà omaggio alla resilienza e alla creatività dei giovani durante la crisi”.

Questa giornata mondiale si concentra, inoltre, sul ruolo della TVET (Technical and Vocational Education and Training).

Il TVET è usato come termine generico per comprendere le attività di istruzione e formazione tecnica e professionale che fornisce conoscenze e competenze per l’occupazione.

La questione giovani/lavoro dopo la pandemia da Covid-19

I dati presentati dall’ONU confermano le intuizioni di tanti di noi.

I giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono stati colpiti ancora più duramente dalla pandemia rispetto agli adulti.

Le giovani donne hanno accusato il colpo in maniera ancora più grave.

Dal punto di vista lavorativo, ad esempio, l’occupazione giovanile a livello globale è diminuita dell’8,7% nel 2020, rispetto al già alto -3,7% degli adulti.

Una delle problematiche principali ravvisata dalle Nazioni Unite nella relazione tra giovani e mondo del lavoro è legata ai cosiddetti NEET, i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione.

La situazione prima della crisi

Prima della crisi, il 22% dei giovani erano globalmente NEET.

Si tratta di un giovane uomo su sette e una giovane donna su tre.

“Il calo dell’occupazione causato dalla crisi covid-19 non è stato compensato dai ritorni all’istruzione e alla formazione. Pertanto, il tasso NEET è aumentato in molti paesi e rimane più alto rispetto a prima della crisi” (ONU)

In particolare, secondo l’indagine Eurostat risalente al 2019, l’Italia era già il paese con la più alta incidenza di NEET nella fascia 20-34 anni all’interno dell’Unione Europea: ben il 22,2%, leggermente in calo rispetto al 23,4% del 2018 e all’apice del 26,2% raggiunto nel 2014.

Il dato resta impressionante se comparato alla media UE, pari al 12,5%.

Inoltre l’indagine Eurostat mostra come già prima della pandemia nel Nord i NEET fossero il 14,5% dei giovani, al Centro il 18,1% e nel Sud addirittura il 33%.

Le differenze tra le varie zone, quindi, erano già significative.

L’Istituto di Studi Politici Economici e Sociali EURISPES sottolinea come “l’incidenza di Neet sulla popolazione giovanile è strettamente collegata, in proporzione inversa, al livello di sviluppo economico dei territori”.

La formazione a distanza

“un’indagine condotta presso le imprese ha mostrato che tra i paesi, i settori di attività e le dimensioni delle imprese, la formazione a distanza è diventata più diffusa durante la crisi, nonostante le difficoltà, tra cui la scarsa connettività e i bassi livelli di competenze digitali […] la maggior parte delle imprese ha dichiarato che trarrà insegnamento da tale esperienza e modificherà il modo in cui forniscono formazione ai propri dipendenti al termine della crisi”.

Le Nazioni Unite sottolineano anche le grandi difficoltà che i giovani stanno subendo, con particolare riguardo ad apprendisti, stagisti e tirocinanti.

La formazione di queste figure è stata interrotta per l’86% nel caso degli apprendisti e per l’83 per gli stagisti/tirocinanti.

Quasi la metà delle imprese, inoltre, ha smesso di pagare stipendio o salari ad apprendisti, stagisti e tirocinanti.

Giornata mondiale delle competenze giovanili: giovani, istruzione e mondo del lavoro

Abbiamo già citato il ruolo dei NEET, alcuni dei cambiamenti nella formazione indotti o accelerati dalla pandemia e il calo di occupazione più pronunciato nei giovani durante la crisi dovuta alla Covid-19.

Le conseguenze di quest’ultimo, come quelle legate alle prime esperienze dei giovani sul mercato del lavoro, potrebbero durare per anni.

Il nostro triste primato europeo per quanto riguarda i giovani che non studiano e non lavorano (NEET), inoltre, riguarda anche la fascia giovane-adulta (25-34 anni).

Il Sole 24 Ore, riprendendo l’analisi dell’Istituto Toniolo in “La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2021”, evidenzia come “dal 28,9% del 2019 si è passati al 30,7%” (con un divario dalla media europea salito da 11,6 a 12,3 punti percentuali, secondo i dati Eurostat).

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

È necessario anche sottolineare come aprire un’azienda in Italia oggi sia decisamente più complicato e costoso di quanto accade in buona parte del resto dell’Unione Europea.

Tale difficoltà colpisce naturalmente anche tanti giovani che, sebbene interessati a questa possibilità, vi rinunciano anche a causa di questi motivi.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dedicato alla gestione dei fondi all’interno del programma europeo Next Generation EU, presentato dal governo Draghi, contiene nella quarta missione del piano alcune indicazioni su altre problematiche su cui bisognerebbe intervenire nell’ambito del legame tra istruzione, formazione e lavoro.

Lo skill mismatch

Tra questi vi è il cosiddetto “skill mismatch“, cioè la distanza tra le competenze offerte dal sistema scolastico e quelle che il mondo del lavoro richiede.

È proprio il PNRR ad evidenziare che

“circa il 33 per cento delle imprese italiane lamentano difficoltà di reclutamento, mentre sono il 31 per cento i giovani fino a 24 anni che non hanno un’occupazione ma la cercano […] solo l’1,7 per cento degli studenti terziari si iscrive a corsi di istruzione professionalizzante, che pure hanno prodotto in anni recenti esiti occupazionali significativi (più di 80 per cento di occupati a un anno dal diploma)”.

È assolutamente parziale e incompleta la concezione dell’istruzione come mera acquisizione di nozioni.

Così come parziale e incompleta è l’idea che il sistema scolastico debba servire unicamente a rendere gli studenti cittadini.

Questo senza fornire alle ragazze e ai ragazzi gli strumenti e le competenze affinché possano entrare al meglio nel mondo del lavoro.

Un’altra carenza legata alla fascia dei giovani-adulti sottolineata nel PNRR è la bassa percentuale di adulti con un titolo di studio terziario.

“La percentuale di popolazione di età compresa tra i 25 e i 34 anni in possesso di un titolo di studio di livello terziario è pari al 28 per cento rispetto al 44 per cento di media nei paesi dell’OCSE […] questo divario è dovuto anche – sebbene non esclusivamente – alla carenza di offerta di formazione professionale avanzata e di servizi di orientamento e di transizione dalla scuola secondaria all’Università”.

giornata mondiale delle competenze giovanili: TVET E ITS

All’interno della dichiarazione di Incheon, sottoscritta dai 193 Paesi membri dell’ONU nel Forum Mondiale dell’Educazione del 2015, si dedica una notevole attenzione allo sviluppo delle competenze tecniche e professionali se inerenti a:

  • l’accesso all’istruzione e formazione tecnica e professionale (TVET);
  • l’acquisizione di competenze tecniche e professionali per l’occupazione;
  • il lavoro dignitoso e l’imprenditorialità
  • l’eliminazione della disparità di genere;
  • e la garanzia dell’accesso per i vulnerabili.

È proprio l’ONU ad affermare, nel contesto della Giornata mondiale delle competenze giovanili, come

“si prevede che il TVET affronterà le molteplici esigenze di natura economica, sociale e ambientale aiutando i giovani e gli adulti a sviluppare le competenze di cui hanno bisogno per l’occupazione, il lavoro dignitoso e l’imprenditorialità, promuovendo una crescita economica equa, inclusiva e sostenibile e sostenendo le transizioni verso economie verdi e sostenibilità ambientale […] può anche offrire opportunità di sviluppo delle competenze per le persone poco qualificate che sono sotto o disoccupate, fuori dalla scuola e per gli individui che non studiano, lavorano e non si allenano (NEET)”.

Giornata mondiale delle competenze giovanili: gli ITS in Italia

In Italia manca una grande cultura dell’istruzione e formazione tecnica e professionale, vista spesso come di “Serie B” rispetto a quella liceale.

Gli Istituti Tecnici Superiori (ITS) sono stati definiti un “pilastro educativo” dal premier Mario Draghi nel suo discorso programmatico in parlamento il giorno della fiducia al suo esecutivo nel Febbraio 2021.

Questi percorsi post diploma hanno l’obiettivo di “formare professionisti con le competenze tecniche più richieste dalle aziende, pronti a entrare nel mondo del lavoro” e vengono dedicati loro 1,5 miliardi di euro all’interno del PNRR.

I primi ITS in Italia sono nati nel 2010.

Young woman in red apron works behind potter wheel with length, making handmade plate. Concept of concentration, creativity hand made.

Attualmente gli Istituti Tecnici Superiori presenti sono solamente 109, di cui la maggior parte nelle regioni del Settentrione, e contano poco meno di 18500 iscritti.

Questi percorsi sono fondamentali nel passaggio dal sistema scolastico al mondo del lavoro.

Difatti garantiscono l’occupazione per oltre l’80% di chi li frequenta a un anno dal termine.

Non solo, sono fortemente voluti e sostenuti dalle aziende locali che partecipano alla formazione negli ITS.

L’obiettivo è formare quelle figure professionali che poi andranno a selezionare per le proprie imprese.

Giornata mondiale delle competenze giovanili: Conclusioni

Dobbiamo necessariamente guardare oltre la pandemia e interrogarci su queste dinamiche.

Questo con particolare attenzione al ruolo dell’istruzione, delle politiche attive finalizzate all’inserimento dei giovani all’interno del mondo del lavoro e dell’evoluzione delle competenze più richieste.

Sempre secondo le stime dell’ONU, la popolazione giovanile crescerà di oltre 78 milioni tra il 2021 e il 2030.

Questo soprattutto nei paesi a basso reddito – che rappresentano quasi la metà di tale aumento.

I sistemi di istruzione e formazione devono rispondere a questa sfida ed essere pronti ad adattarsi a cambiamenti e difficoltà in maniera, per adoperare un termine oggigiorno forse fin troppo utilizzato, sempre più resiliente.

Matteo Hallissey

Se ti interessa l’argomento ti suggerisco di leggere il mio articolo su la “Libertà di Stampa nel 2021

https://bit.ly/3vAnsqQ

FONTI:

https://www.un.org/en/observances/world-youth-skills-day

https://asnor.it/it-schede-502-perche_si_celebra_la_giornata_mondiale_delle_competenze_dei_giovani

https://www.unicef.it/diritti-bambini-italia/poverta/neet-equity/

https://scuola24.ilsole24ore.com/art/universita-e-ricerca/2021-05-19/la-pandemia-fa-crescere-neet-ad-aumentare-piu-sono-giovani-adulti-181602.php?uuid=AE2WpUK