ACT: terapia dell’accettazione e dell’impegno. Quali sono i suoi principi base, le sue applicazioni e qual è la sua efficacia?

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La Terapia dell’accettazione e dell’impegno (ACT) è una forma di psicoterapia cognitivo-comportamentale e rientra nelle terapie di terza onda.

L’ACT è considerato un intervento psicologico evidence-based al pari della terapia cognitivo-comportamentale.

un breve sguardo alle origini dell’act: le terapie di “terza onda”

Partendo dagli studi sulla terapia comportamentale, alla fine degli anni ’80, lo psicologo clinico Steven Hayes ha sviluppato la Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT).

E’ importante ricordare che in psicoterapia, il concetto di terapia comportamentale è diviso in tre categorie chiamate anche “onde o generazioni”:

  1. Terapia Comportamentale
  2. Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)
  3. Terapie di Terza Onda.

terapia comportamentale

Le terapie comportamentali si sviluppano intorno agli anni ’50 grazie agli studi sull’apprendimento. Tra i più importanti troviamo gli studi di Pavlov sul condizionamento classico, e quelli di Thorndike e Skinner sul comportamento operante. Partendo da questi, divenne possibile studiare il comportamento come “aspetto immediatamente riscontrabile, da cui si poteva inferire un determinato meccanismo mentale sottostante”.

TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

La terapia cognitivo-comportamentale è una terapia integrata, deriva infatti dall’integrazione del comportamentismo con il cognitivismo. Il cognitivismo nasce grazie allo psichiatra Aaron Beck ed ha come focus lo studio dei processi cognitivi e non i comportamenti manifesti. (Per saperne di più vai a leggere “La Terapia Cognitivo-Comportamentale: un approccio con duplice origine“).

Le terapie di “terza onda”

Il termine “terza onda” è stato usato per la prima volta da Hayes, padre fondatore della Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT).

Le terapie di terza onda affondano le radici nella terapia cognitivo-comportamentale, ma implicano anche l’utilizzo della mindfulness. Queste terapie prediligono l’accettazione, lo spostamento attentivo e le tecniche di mindfulness per implementare il benessere psicologico.

Vediamo alcuni aspetti comuni a tutte le terapie di terza onda:

  • focus sui processi di accettazione;
  • focus sul decentramento/shifting cognitivo (spostamento dell’attenzione);
  • focus sulla relazione terapeutica;
  • focus su ciò che per la persona è importante nella vita (valori).

l’act: UNA TERAPIA DI TERZA ONDA

L’ACT utilizza strategie di accettazione, di impegno nell’azione, di tecniche di mindfullness e di modificazione del comportamento per incrementare la flessibilità psicologica.

Per questo motivo, secondo Hayes, l’ACT rientra perfettamente nelle terapie di terza onda.

L’ACT è, inoltre, una terapia basata sul modello della Relational Frame Theory (RFT, teoria del tratto relazionale). Secondo la RFT ciò che promuove il cambiamento e il benessere psicologico è un insieme di competenze di accettazione e impegno (commitment).

In sostanza, l’ACT è un intervento disegnato per perseguire obiettivi e valori individuali significativi.

Lo scopo è incoraggiare le persone a rispondere in modo costruttivo, negoziando e accettando eventi cognitivi impegnativi ed emozioni corrispondenti, piuttosto che sostituirli.

il MODELLo DI BASE DELL’ACT

La Terapia dell’Accettazione dell’Impegno (ACT) si basa sul modello del situazionalismo funzionale. Si tratta di un punto di vista filosofico-pragmatico che sostiene che gli eventi psicologici siano influenzati da fattori antecedenti in una situazione specifica.

Hayes crede che i componenti di base del contesto funzionale siano:

  • concentrarsi sull’intero evento;
  • essere sensibili al ruolo del contesto nella comprensione della natura e della funzione dell’evento;
  • enfatizzare standard pratici di verità;
  • obiettivi specifici rispetto ai quali applicare il criterio di verità.

RELATIONAL FRAME THEORY (RFT)

La Relational Frame Theory o RFT (teoria del tratto relazionale) è una teoria dell’analisi del comportamento umano. Essa viene utilizzata per spiegare la complessa relazione tra processi di pensiero e comportamento ed è il modello di base dell’ACT.

Secondo Skinner, pioniere del comportamentismo, i comportamenti sono spiegati da un suo antecedente e dalle sue conseguenze, sono, cioè, governati da esperienze dirette precedenti.

Esistono, però, anche comportamenti non guidati da esperienze dirette, ma da regole interne. Queste regole interne sono valutazioni che interpretano gli antecedenti e si attendono delle conseguenze anche se non sono mai state sperimentate.

La Relational Frame Theory approfondisce ed estende il concetto di comportamento. La teoria supera il modello di Skinner sul comportamentismo introducendo il ruolo del linguaggio.

La RFT sostiene che il ruolo del linguaggio consente di creare relazioni tra ciò che viene sperimentato e un frame di relazionale di riferimento.

Inoltre, secondo tale teoria, nell’essere umano, il linguaggio è basato sull’abilità appresa di mettere in relazione gli eventi in modo arbitrario. Quindi, i significati che diamo agli eventi sono arbitrari e seguono la legge di derivazione di relazioni, non quella del ragionamento consequenziale.

La sofferenza psicologica risiede nella funzione di alcuni processi del linguaggio umano (es problem-solving), quando applicati alla risoluzione di esperienze interne (es. pensieri, emozioni, ricordi). Tali processi mentali portano l’individuo a dare significato e sperimentare il pensiero in modo letterale.

Gran parte del lavoro del terapeuta consiste nel mettere in evidenza la natura linguistica e arbitraria delle regole interne dell’individuo. Attraverso esercizi esperienziali, defusione cognitiva e l’invito costante ad entrare in contatto con la propria esperienza interiore, la persona può raggiungere una flessibilità psicologica maggiore.

i principi di base dell’act

L’ACT promuove l’accettazione dei pensieri e delle emozioni per quello che è la loro natura, cioè solo pensieri ed emozioni. Stimola, inoltre, la messa in atto di azioni che contribuiscano a vivere una vita soddisfacente. Si evince che l’ACT ha come fine ultimo il promuovere benessere e flessibilità psicologica.

Per raggiungere questi obiettivi l’ACT interviene sui principi di base, riassumibili in due macro-processi:

  • processi di accettazione e di mindfulness (che includono accettazione, defusione cognitiva, contatto con il momento presente e con sé stessi)
  • processi di modificazione comportamentale e azione impegnata secondo i valori (che includono i valori, l’impegno nell’azione, il cambiamento comportamentale).

Vediamo nel dettaglio i principali principi di base della Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (ACT).

FUSIONE E DEFUSIONE COGNITIVA: identificarsi e distanziarsi dai propri pensieri

Riprendendo le basi della RFT, tutte le attività umane (parlare, pensare, immaginare, ecc..) sono linguistiche.

I pensieri, le valutazioni, i giudizi, le immagini vanno a costruire una narrazione privata, un dialogo interno, che le persone hanno costantemente con sé stesse.

Per capire meglio, pensiamo a questo dialogo interno (processi di pensieri) come a una radio.

Questa radio può darci “notizie”, o meglio informazioni, su come ci sentiamo o se quello che stiamo facendo è abbastanza per raggiungere un obiettivo. Può anche abbassare la nostra autostima dicendo che non siamo abbastanza belli per piacere a qualcuno.

Quando nasce il problema?

Il problema si verifica quando “fondiamo” queste informazioni con la realtà, cioè quando pensiamo che ciò che dice la nostra radio (mente) è inevitabilmente vero.

Secondo l’ACT, le persone sono influenzate intimamente da questo dialogo interno e spesso non sono del tutto consapevoli di tale condizionamento.

Può capitare che le persone siano “fuse cognitivamente” con la propria narrazione interna, ossia si siano identificate con i propri pensieri. Diventare consapevoli di questa fusione è il primo step per raggiungere la flessibilità psicologica.

Il processo attraverso cui si promuove questa consapevolezza è la “defusione cognitiva”, il riflettere sul nostro modo di pensare e aggiustarlo (meta-pensiero).

EVITAMENTO ESPERIENZIALE E ACCETTAZIONE DELL’ESPERIENZA

Per evitamento esperienziale si intende la non disponibilità da parte dell’individuo di rimanere in contatto con particolari esperienze personali, specialmente quelle negative.

Questa non disponibilità porta alla messa in atto di comportamenti specifici per tentare di modificare questi eventi, come l’evitamento o la fuga.

Soffrire o sentirsi male sono stati che vogliamo evitare o dai quali vogliamo fuggire. Perciò, ci impegniamo a fondo per annullare il prima possibile i pensieri e le emozioni negative.

Il problema è che più lottiamo per respingere la tristezza o qualsiasi emozione negativa, evitandola, più questa aumenta, amplificando così la nostra sofferenza.

L’ACT, per contrastare l’evitamento, incoraggia l’accettazione dell’esperienza, l’accoglimento non giudicante di ciò che si vive interiormente.

Una delle tecniche più utilizzate è la pratica della mindfulness. Osservando i propri stati interiori in maniera non giudicante, anche le emozioni o i pensieri più negativi diventano meno minacciosi e riducono il loro impatto.

VALORI E IMPEGNO

La Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno attribuisce notevole importanza ai valori personali.

I valori sono credenze che l’individuo crea nel corso del suo sviluppo. I valori nascono dalla combinazione di esperienze dirette, dal contesto culturale di origine e dagli obiettivi personali.

Secondo l’ACT, le energie impiegate per lottare contro le proprie esperienze interiori dovrebbero essere investite in azioni concrete. Queste azioni concrete sono un impegno, guidato dai propri valori, per rendere migliore la propria vita.

L’APPROCCIO TERAPEUTICO DELLA TERAPIA DELL’ACCETAZIONE E DELL’IMPEGNO (ACT)

L’ACT si è dimostrato un approccio terapeutico efficace per assistere gli individui nell’adattamento psicosociale e nella gestione delle esperienze negative.

Le tecniche utilizzate nell’ACT facilitano i cambiamenti nel dialogo interno dell’individuo. Il terapeuta aiuta la persona ad abbracciare i propri stati interiori, visto che lottare contro di essi è quasi sempre controproducente.

Inerenti alla pratica dell’ACT troviamo una serie di abilità di consapevolezza:

  • accettazione di pensieri ed emozioni;
  • defusione cognitiva che implica lo sviluppo di un’accurata consapevolezza di pensieri ed emozioni;
  • consapevolezza del momento presente, essere aperti e recettivi;
  • osservazione di sé.

Concentrandosi sull’accettazione e sulla consapevolezza dei propri stati interni, piuttosto che evitarli, si accresce la flessibilità psicologica.

L’ACT permette alla persona di accettare i propri processi di pensiero come una funzione reale e necessaria per l’adattamento psicosociale.

L’approccio terapeutico dell’ACT è utile per contrastare:

  • gli effetti negativi dell’evitare i contenuti affettivi;
  • l’influenza delle risposte letterali dogmatiche alla presentazione di temi cognitivi;
  • il mancato impegno a modificare i comportamenti.

Il manuale del terapeuta ACT. Apprendere e allenare le abilità dell’acceptance and commitment therapy.

la pratica dell’act: i 7 processi fondamentali

Steven Hayes, padre dell’ACT, individua 7 processi fondamentali nella pratica terapeutica dell’ACT.

1. AFFRONTARE IL SISTEMA

In questa prima fase, il terapeuta esamina le strategie/regole che il paziente utilizza abitualmente per risolvere i problemi. Si cerca di definire anche “l’insieme linguistico che definisce sia i problemi che le soluzioni”, dato che quell’insieme è vissuto come un problema.

2. RICONOSCERE IL CONTROLLO COME PROBLEMA

La terapia incoraggia l’individuo a capire che, spesso, le strategie di controllo sugli eventi privati negativi possono amplificare gli effetti degli stessi. L’ACT riconosce che i sistemi di risoluzione dei problemi sono basati su regole costruite linguisticamente e socialmente. Il terapeuta aiuta il paziente a vedere che il rispetto di tali regole potrebbe essere la fonte del problema.

3. IDENTIFICARE LA DEFUSIONE COGNITIVA ATTRAVERSO LA MINFULNESS

Attraverso la defusione cognitiva, il terapeuta incoraggia una maggiore flessibilità nelle risposte comportamentali dell’individuo. Questo processo implica aiutare la persona a migliorare l’impatto degli eventi negativi. Piuttosto che evitare o sostituire il contenuto e la loro frequenza, riducendo il significato del pensiero, si propone un atteggiamento aperto e recettivo.

4. SVILUPPARE UN SENSO TRASCENDENTE DI SE’

Il terapeuta impegna l’individuo in esperienze che lo aiutino a muoversi verso una trascendenza personale. Questa trascendenza è un mezzo per separare momentaneamente sé stessi dall’esperienza impegnativa. Il fine è quello di esplorare in maniera più oggettiva le sensazioni fisiche, le emozioni, i ricordi e i modelli cognitivi.

5. PROMUOVERE L’ACCETTAZIONE E LA DISPONIBILITA’

Per promuovere l’accettazione, il terapeuta abbraccia le esperienze dell’individuo nel qui e ora in maniera non giudicante. Accrescendo l’accettazione dei nostri stati interni, possiamo raggiungere una consapevolezza di come funzioniamo e di quali sono i nostri obiettivi.

6. CHIARIRE I VALORI

Un altro punto fondamentale del processo riguarda i valori personali. Il terapeuta incentiva l’individuo a sviluppare una maggiore consapevolezza dei valori che sono importanti per lui. I valori personali sono un mezzo per motivare l’accettazione, la volontà e l’azione impegnata che aiuta la persona a prendere il controllo della sua vita.

7. STABILIRE L’IMPEGNO

Il processo finale dell’ACT consiste nello scarto dell’evitamento esperienziale e della fusione cognitiva. Attraverso l’instaurazione di risposte comportamentali impegnate congruenti con i valori personali dell’individuo, l’evitamento diventa accettazione e impegno, e la fusione diventa defusione e consapevolezza.

efficacia dell’act

L’ACT è oggetto di numerose trial clinici che interessano varie aree della psicopatologia: ansia, spettro ossessivo, disturbi dell’umore, problemi in ambito sessuale e psicosi.

I risultati di queste ricerche sono interessanti e globalmente confermano l’efficacia dell’ACT quasi al pari della Terapia Cognitivo-Comportamentale standard, attualmente la terapia evidence-based per eccellenza.

La Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno è utile nel gestire in maniera più efficace le condizioni diagnosticate.

La terapia serve ad affrontare gli eventi stigmatizzanti della consulenza, facilitando i processi che portano l’individuo ad ascoltare sé stesso. Insieme al terapeuta, l’individuo impara a negoziare un impegno al cambiamento basato su valori e obiettivi raggiungibili.

Tale approccio è necessario per l’eliminazione delle potenziali barriere e all’impegno nella consulenza e nella pratica della psicoterapia.

APPLICAZIONI dell’act terpia dell’accettazione e dell’impegno

Come accennato precedentemente, gli studi sull’ACT dimostrano che i disturbi per i quali è stato raccolto un maggiore corpus scientifico sono, in ordine:

  • Disturbi d’ansia
  • Dipendenze
  • Disturbi dell’umore
  • Quadri psicotici

Probabilmente questa efficacia differenziale è dovuta a due fattori:

  1. l’accettazione (componente necessaria di fronte ad esperienze associate al dolore emotivo come ansia, lutto, depressione, disturbo post-traumatico da stress);
  2. rafforzamento dell’impegno personale (componente cruciale per affrontare disturbi che coinvolgono i comportamenti a rischio che compromettono la salute come l’abuso di sostanze o alcol e pratiche sessuali a rischio).

TERAPIA DELL’ACCETTAZIONE E DELL’IMPEGNO (ACT) e mindfulness

La Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno non nasce come terapia basata sulla mindfulness, pur utilizzando molti dei suoi esercizi.

La mindfulness intesa come meditazione di consapevolezza non viene necessariamente utilizzata e prescritta come strumento nel processo terapeutico. Tuttavia, tutti gli esercizi di defusione adoperati nell’ACT, possono essere considerati come esercizi di mindfulness in senso stretto.

Secondo Jon Kabat-Zinn, la mindfulness consiste nel prestare attenzione, deliberatamente, al momento presente con un atteggiamento non giudicante.

Nell’ACT si invita costantemente all’impegno negli esercizi che aiutino a entrare in contatto con sé stessi. Si cerca di accettare e vivere le proprie esperienze per ciò che sono nel momento in cui le viviamo.

conclusioni sulla terapia dell’accettazione e dell’impegno

Per concludere questo viaggio dalle origini alla pratica della Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno, vorrei sintetizzare così l’essenza di questa terapia:

“Accetta le tue esperienze interiori e sii presente a te stesso, scegli ciò che è importante per te e agisci attraverso comportamenti che vanno nella direzione dei tuoi valori.”

Dottoressa Veronica Caroccia

suggerimenti di lettura in merito all’articolo sull’act, terapia dell’accettazione e dell’impegno

Se ti è piaciuto questo articolo, ti suggerisco di dare un’occhiata alla rubrica Psicoterapie a confronto. Potrebbe interessarti l’articolo che ho scritto sulla terapia dialettico comportamentale per il disturbo borderline di personalità oppure quello sull’ipnosi, ipnoterapia e psicoterapia eriksoniana.