Alfonsina Strada e la bici: storia di un’icona senza tempo

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Alfonsina Strada è un’icona dei primi anni del Novecento e una delle pioniere della parificazione nel mondo dello sport tra maschio e femmina. La sua carriera da ciclista professionista inizia nel 1907 e termina nel 1936. L’articolo racconta le vicende che hanno segnato e consacrato la vita di questa atleta romagnola.

LE ORIGINI

Alfonsina Strada nasce nel 1891 in un paesino delle campagne bolognesi, Castelfranco Emilia. Seconda di dieci figli.

All’età di dieci anni, il padre riportò a casa un mezzo molto trasandato ma funzionante.

In lei nasce la grande passione per il mondo della bicicletta.

I genitori non hanno mai avvalorato questa passione della figlia, infatti Alfonsina partecipava alle gare senza il consenso dei suoi genitori.

Scoperto l’arcano, la madre le disse che se voleva continuare a coltivare questa sua passione doveva fare le valigie e andare via di casa.

Nel 1915 sposa a Milano Luigi Strada, un meccanico esperto che diventerà il suo primo sostenitore e “manager”

GLI INIZI DELLA SUA CARRIERA

Alfonsina Strada nel 1907 arriva a Torino, la culla del mondo delle due ruote, dove era stata fondata l’Unione velocipedistica italiana.

Nella città piemontese ottiene alcuni successi e fu eletta come miglior ciclista femminile.

In seguito conobbe Carlo Messori, il suo secondo marito, che la invita ad accompagnarlo in Russia per il Grand Prix di Pietroburgo, dove la stessa Strada fu premiata dallo Zar Nicola II.

Nel 1911 stabilisce a Moncalieri il record mondiale di velocità femminile (37 km/h) e conquista il soprannome di “Diavolo in gonnella“.

Nel 1912 vince a Parigi numerose gare di ciclismo su pista prima nel Vélodrome Buffalò e poi nel Vélodrome d’Hiver.  

IL LOMBARDIA

Alfonsina nel 1917, nel bel mezzo della prima guerra mondiale, giunge al cospetto della redazione della Gazzetta per chiedere l’iscrizione al Giro di Lombardia.

Per la prima volta una donna sfidava atleti maschi, la corsa partiva da Milano e terminava sempre a Milano.

Tra i tanti nomi illustri in gara c’era anche Costante Girardengo, vincitore di due Giri d’Italia e tante altre classiche, il ciclista piemontese ammirava Alfonsina.

La gara fu vinta dal belga Thys, la Strada arrivò al traguardo 29° con più di un’ora e mezza di ritardo ma davanti a venti corridori.

La presenza di Alfonsina in gara diede alito a numerosi pregiudizi ma lei non si è data mai per vinta.

L’anno seguente torna a partecipare al Lombardia ma in lei balenava per la testa un’obiettivo ben più grande da raggiungere, iscriversi al Giro d’Italia.

IL GIRO D’ITALIA

Nel 1924 il direttore e amministratore della Gazzetta dello sport, Emilio Colombo e Armando Cougnet, acconsentirono ,pur tra mille polemiche, all’iscrizione di Alfonsina al Giro d’Italia.

Il Giro di quella edizione faceva fatica a trovare iscritti, molti campioni di un certo calibro avevano deciso di disertare la partecipazione alla corsa.

Parteciparono alla corsa corridori senza squadra, tra cui anche Alfonsina.

Nel decorso delle tappe la sua presenza in gara diventa un’icona sempre più famosa riscontrando pareri ostili e favorevoli di pubblico e stampa.

Una cosa è certa l’atleta, simbolo per molte donne, è riuscita ad abbattere un muro di pregiudizi che sembrava incrollabile aprendo la strada ad una nuova era per il mondo delle due ruote.

Durante l’ottava tappa, causa avverse condizioni atmosferiche, Alfonsina cadde e arrivò al traguardo oltre il tempo massimo.

Colombo riuscì a trovare un compromesso e, a sue spese, Alfonsina prosegui il suo Giro d’Italia pur non essendo più formalmente in gara.

Negli anni successivi Alfonsina non poté più partecipare al Giro ma con uno spirito indomito seguiva per suo conto le vicende della corsa rosa.

ULTIMI ANNI DI CARRIERA

In Belgio nel 1934 partecipa al primo campionato del mondo femminile, vinto dalla belga De Bruyn, chiudendo al quindicesimo posto.

Nel 1937 conquistò a Longchamp il record dell’ora femminile non ufficiale.

Appesa la bicicletta al chiodo decide di aprire insieme al secondo marito un negozio di biciclette.

ALFONSINA NELLA CULTURA DI MASSA

La storia di Alfonsina è molto significativa e ricorda come la lotta per la parità di genere non è del tutto terminata.

La sua figura è stata fonte di ispirazione di numerosi racconti e sceneggiature, celebre nel 1950 la canzone “Bellezze in bicicletta” composta da Giovanni D’Avanzi e Marcello Marchesi che si ispira alle gesta di Alfonsina Strada.

Venanzio Presutti

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Il campione romagnolo di ciclismo, Vittorio Adorni, che rivoluzionò il ciclismo con la sua abilità televisiva. Da giovane campione vinse il Giro d’Italia e il titolo mondiale, ma fu il suo talento come commentatore tecnico e intervistatore che lo rese un pioniere televisivo. Collaborò con noti giornalisti e scrittori, inclusi Pasolini e Montanelli. La sua carriera televisiva lo portò a condurre il telequiz “Ciao Mamma” e a essere un amato direttore sportivo internazionale.

La Parigi-Roubaix, conosciuta come la “regina delle classiche”, è una leggendaria corsa ciclistica su strada, disputata ogni anno a Pasqua. La sua storia inizia nel 1896 ed è sopravvissuta per oltre un secolo. Affrontata dagli atleti nell'”Inferno del Nord” a causa delle difficoltà del terreno, soprattutto il temuto pavè, questa gara è amata e odiata dai corridori. Trionfi epici e memorabili hanno segnato la sua storia, incluso il ritorno trionfale italiano nel 2021 con Sonny Colbrelli.