Ansia e corpo: la liberazione con Florence and the machine

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Il nostro corpo può diventare teatro di sintomi dell’ansia ma anche canale di espressione e di liberazione da costrizioni e schemi mentali.

La canzone “Free” dei Florence and the Machine ci offre uno spunto di riflessione sul tema dell’ansia che si annida nel nostro corpo e di come il movimento e la musica aiutano ad aprire nuovi canali e a far entrare nuovo ossigeno.

Vi è mai capitato di sentire il vostro corpo bloccato, stretto in una morsa, mentre la vostra mente vaga in un labirinto di possibili spiegazioni? Quando cerchiamo di elaborare strategie per uscire da questa condizione di malessere finiamo per pensare il nostro corpo come un organismo di cui non ci si può fidare… irrequieto, fragile e stanco. Cosa succederebbe se cominciassimo a sentire il corpo piuttosto che pensarlo? Scopriamolo insieme a Florence and the Machine!

1. Quando l’ansia prende il controllo del proprio corpo

Mentre mi solleva, mi abbatte
Mi prende, mi abbatte
Mi prende, mi butta giù cento volte al giorno
Mi prende, mi abbatte
Mi mastica, mi sputa…Mi prende e mi mette giù

FreeFlorence and the Machine

Quello che Florence sta descrivendo è il senso di costrizione e di controllo che sentiamo di subire mentalmente e fisicamente quando stiamo male. I pensieri e le sensazioni corporee legate ad uno stato ansioso diventano una forza trainante che sembrano non dipendere da noi. Chiunque abbia vissuto momenti più o meno prolungati di forte preoccupazione ha esperienza di un corpo che diventa teatro di ansia, di sintomi e fastidi che in misura più o meno grave hanno un impatto sulla nostra vita quotidiana.

Nel campo della psicologia la dimensione corporea viene gradualmente presa in considerazione partire dagli anni ’50. In particolare il rivoluzionario Wilhelm Reich si preoccupò di ampliare ed estendere la portata della tecnica analitica andando ad includervi l’espressione e le attività fisiche del paziente. Reich studiò la relazione tra rigidità corporea e condizioni di malessere, tra cui l’ansia: le tensioni emotive non risolte si accumulano nel corpo causando rigidità muscolare, una riduzione del flusso energetico e infine sintomi fisici e psicologici.

Alexander Lowen successivamente elaborò una teoria più strutturata che rappresentò definitivamente un ponte tra funzioni psichiche e somatiche considerate all’interno di un sistema unitario. Un progresso fondamentale è rappresentato dalle osservazioni e riflessioni della respirazione nello spazio terapeutico. Lowen osservò in un numero cospicuo di pazienti un blocco del respiro durante vissuti emotivi di paura e dolore con una conseguente contrazione del diaframma e una tensione dei muscoli addominali. Questa condizione se cronica porta a una riduzione dell’assorbimento dell’ossigeno, ad un abbassamento quindi del tono emozionale e a sintomi fisici dolorosi.

2. Quali sono i sintomi dell’ansia più diffusi nel corpo?

Chiunque abbia vissuto momenti più o meno prolungati di forte preoccupazione sa che il corpo diventa sintomatico. L’ansia infatti può manifestarsi attraverso sintomi fisici come tensione muscolare, battito accelerato del cuore, respiro affannoso, formicolio alle mani e ai piedi. Vi è un aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e della respirazione: questi elementi possono causare a loro volta sintomi fisici come tremori, sudorazione e nausea. In linea con le osservazioni cliniche di Lowen la tensione muscolare ha inoltre conseguenze sulla nostra salute gastrointestinale e altri sintomi somatici come mal di testa e mal di schiena.

3. le strategie inefficaci a lungo termine

“Scappo sempre da qualcosa
Lo spingo indietro, ma continua a venire”

FreeFlorence and the Machine

Florence descrive alcune delle strategie che spesso ci ritroviamo ad utilizzare là dove sentiamo che qualcosa non va: evitamento e rimozione. Ma cerchiamo di capirci qualcosa di più…

Ogni individuo è visto come un organismo in costante interazione con l’ambiente circostante. In questa dinamica di interdipendenza con l’esterno ogni individuo più o meno consapevolmente si muove e risponde soggettivamente agli stimoli sulla base di vari elementi: la condizione psicofisica di quel momento, le proprie caratteristiche stabili, abitudini, la propria storia e la specifica visione del mondo con cui filtra la realtà.

A partire dalla complessità che ci appartiene, quindi, una risposta “ansiosa” può essere considerate come una reazione naturale dell’organismo ad una situazione percepita come minacciosa. Le reazioni corporee in primis sono quindi risposte che hanno lo scopo di proteggere il soggetto da situazioni che sente come “pericolose” e quindi mantenere un equilibrio interno.

3.1 L’evitamento

Una strategia che utilizziamo per non sentirci minacciati è l’evitamento. Come suggerisce il nome questa strategia consiste nel cercare di evitare le situazioni che generano ansia. Ad esempio, una persona che soffre di ansia sociale potrebbe evitare gli eventi sociali per paura di sentirsi giudicata o di essere imbarazzata. Sebbene questa strategia può aiutare temporaneamente a ridurre il livello di ansia a lungo termine può portare alla limitazione delle attività e una riduzione della qualità di vita.

3.2 la rimozione

La rimozione, invece, consiste in un meccanismo automatico di “disconnessione” da sé e il tentativo di “cancellare” emozioni e pensieri spiacevoli. Questo avviene intraprendendo altre attività, andando nel “fare”, o utilizzando alcol o altre sostanze. Anche in questo caso, la rimozione può aiutare temporaneamente a ridurre l’ansia. A lungo termine però può portare il soggetto a perdere sempre di più fiducia nella capacità di autoregolazione delle emozioni e dei pensieri “ansiogeni”.

É evidente dopo un po’ di tempo che queste strategie di fuga non sono più efficaci. É evidente che il corpo con i suoi sintomi ci invita (inizialmente) e ci urla (se continuiamo a non ascoltarlo) a fermarci e chiederci: “Cosa mi sta succedendo? Da cosa sto scappando? A quale cambiamento sto facendo resistenza?”

4. Quando non basta darsi una spiegazione

Ed essere intelligente non mi ha mai portato molto lontano
Perché è tutto nella mia testa
“E sei troppo sensibile”, dicono

FreeFlorence and the Machine

Florence ci da uno spunto di riflessione su quanto la nostra mente ci inganni. Forse vale davvero la pena cominciare a mettere in discussione, fuori e dentro lo spazio di terapia, il potere che siamo soliti dare alla nostra mente.

Gradualmente nel campo della psicoterapia sta emergendo il limite del “logos” come unica chiave di ingresso verso un percorso di consapevolezza e cura. Comprendere le motivazioni della propria ansia attraverso un processo dialettico è un passo importante, ma non è sufficiente da solo per raggiungere il benessere mentale ed emotivo.

Differenti approcci, sebbene provenienti da background teorici differenti, sottolineano l’importanza di una maggiore consapevolezza corporea che non vuol dire “parlare del corpo” ma realmente “essere corpo”.

E allora per rispondere alla domanda “Da cosa sto scappando?” ritorna l’importanza del fermarsi e permettersi di ascoltare il proprio corpo. Tutto questo richiede un grande sforzo… richiede pazienza e il coraggio nel decider di invertire il processo di conoscenza a cui siamo abituati. Per rispondere alla domanda “Come sto?” non è sufficiente il familiare processo top-down, che parte dalla mente per scendere verso il corpo. Altrettanto importante è accogliere con umiltà la saggezza corporea che tutti noi abbiamo.

5. il corpo come liberazione dall’ansia

Ma sento la musica
Sento il battito
E per un momento
Quando sto ballando
sono libera… sono libera!

FreeFlorence and the Machine

Quando facciamo resistenza al cambiamento anche il nostro corpo risponde a questa imposizione. Talvolta la risposta corporea è funzionale ad una situazione in cui lo stimolo presentato è realmente minaccioso, altre volte però questa stessa risposta è un movimento automatico e generalizzato.

Il corpo è “bloccato” in schemi ormai obsoleti alimentati da una mente che viaggia sempre sugli stessi binari.

Risulta importante partire direttamente dal corpo, ascoltare quest’ultimo e utilizzarlo come strumento per esprimere e integrare le proprie emozioni, tra cui vissuti di ansia e forte preoccupazione.

Florence in questo ultimo verso ci indica la strada: segui la musica, il movimento, segui il tuo principio di piacere che muove energia e aiuta a scaricare la tensione. Quando ci permettiamo di “seguire il flusso” creiamo un’opportunità di riconnessione con una saggezza interna che troppo spesso dimentichiamo di avere.

Tra le pratiche utilizzate troviamo il movimento spontaneo: un movimento non strutturato che non segue alcuna regola prestabilita, generato dall’esperienza del momento presente. Fare pratica di movimento spontaneo favorisce l’integrazione di esperienze corporee ed emotive, aiuta la persona a sintonizzarsi sui propri bisogni e i propri limiti, promuove l’equilibrio psicofisico.

6. Abbandonarsi alla spontaneita’

Abbandonarsi alla spontaneità corporea vuol dire aiutare il nostro organismo ad ascoltare la propria forza, le proprie radici, mettere in circolo nuovo ossigeno e rinunciare agli schemi (ormai non più funzionali) che la nostra mente ha creato per sopravvivere. La melodia di un brano si libra in aria come il volo di un uccello, il ritmo invece è legato alla terra e trova il suo mezzo naturale nel movimento delle gambe e dei piedi. Il ritmo è per sua natura pulsatile e quindi connesso a una scarica energetica. Danzare, correre, saltare sono interazioni con l’aria e lo spazio che presuppongono un movimento di esplorazione spesso bloccato in un “corpo ansioso”.

La sensazione di libertà di cui parla Florence mi ha ricordato il concetto di “edonismo umanista” di cui parla Claudio Naranjo. Egli non intende un edonismo superficiale e fine a sé stesso, bensì una filosofia di vita e di terapia che prende in considerazione il piacere come un importante principio guida. Un piacere che va oltre il piacere stesso, che mira piuttosto a qualcosa di più grande, cioè la realizzazione della persona, e che quindi diventa un piacere assolutamente degno di essere rispettato.

Attraverso un processo di re-educazione corporea la persona sviluppa una maggiore capacità di gestione dei sintomi legati all’ansia. Il movimento promuove la fiducia nel proprio processo di autoregolazione e impara a sentire il corpo come una risorsa per la promozione del proprio benessere.

Dietro i tuoi pensieri e sentimenti, fratello, sta un possente sovrano, un saggio ignoto che si chiama Sé. Abita nel tuo corpo, è il tuo corpo

F. Nietzche “Così parlò Zarathrustra”

Dott.ssa Martina Di Dio, psicologa psicoterapeuta in formazione

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo ansia legata al corpo

Se sei alla ricerca di conoscenze in ambito psicologico e vuoi approfondire un tema specifico, ti consiglio di leggere uno dei miei articoli della rubrica Psicologia Generale.

Oltre ad aver trattato per più di un anno l’Enneagramma delle Personalità secondo l’approccio Gestaltico di Naranjo, in particolare, ti consiglio di dare uno sguardo all’articolo “La nevrosi dietro il perfezionismo: quando le nostre leggi interne corrispondono a criteri impossibili da soddisfare“. In questo articolo esploro il perfezionismo, un tratto di personalità che spesso può portare a elevate aspettative irraggiungibili e a sensi di colpa immotivati.

Se sei interessato a esplorare ulteriormente i temi della psicologia generale, ti invito a leggere anche gli altri articoli della mia rubrica. Tra questi, potrai capire meglio il funzionamento dei lapsus e degli atti mancati secondo Freud o approfondire l’argomento dell’aggressività e delle sue possibili cause. Non perdere l’occasione di arricchire la tua conoscenza sulla psicologia e sulle dinamiche della mente umana!

About Martina Di Dio

Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta in formazione presso il centro Gestalt Viva CGV secondo il metodo di Claudio Naranjo.
L’intenzione che sta dietro ai miei articoli e al lavoro nel mio studio privato è quella di stimolare l’individuo verso una riflessione e una messa in discussione di idee su di sé e sul mondo che nel tempo ha ingerito come “verità assolute” e che cominciano a stridere oltre che a provocare sofferenza.
Muoversi nel mondo a partire dal contatto con il corpo e le emozioni ci permette di vivere autenticamente e con una maggiore senso di coerenza interna. Riconoscere ciò che ci fa soffrire e vedere in che modo alimentiamo i nostri automatismi “nevrotici” ci da la possibilità di scegliere e di appropriarci pienamente del nostro potenziale esistenziale.

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