Autoprodurre il tuo protettore solare? Ti spiego perchè non devi farlo

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Anche tu hai pensato di autoprodurre il tuo protettore solare?

Hai comprato qualche cosmetico artigianale a base di oli vegetali e ti stai domandando rispetto la sua reale efficacia? Sei capitatæ nel posto giusto!

autoprodurre il proprio protettore solare? meglio ri no

Autoprodurre è bellissimo: ci avvicina alla conoscenza dei mezzi che ci circondano, ci può rendere autosufficienti totalmente o in parte, sicuramente ci rende più critici e consapevoli rispetto alle nostre possibilità e ai prodotti che consumiamo. É proprio per questo che bisogna comprendere quando si può autoprodurre e quando no, dove sono i nostri limiti: di risorse, di tempo, di conoscenza.

Questo è il caso dei protettori solari. Le creme solari sono dei cosmetici particolari, perchè hanno un ruolo realmente preventivo nei confronti della nostra salute, dal momento che il loro compito non è solo quello di non farci diventare rossi paonazzi come aragoste bruciate, ma è anche quello di prevenire il melanoma.

Quindi, sperando che le mie amicə e compagnə di vita in barca a vela mi leggano, ti riporto qualche informazione importante.

Secondo l’RT (Il registro tumori) il melanoma rappresenta attualmente il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni in Italia (2020_Numeri_Cancro-operatori_web.pdf (aiom.it) .

Ammetto che, come immagini tantə di voi, ero già al corrente di questo fatto da tempo ma da quando sono impegnata come borsista presso l’Istituto di Prevenzione Oncologica di Firenze ho cominciato a prendere più seriamente studi in merito. La prevenzione ha un ruolo fondamentale!

É imprescindibile testare realmente il fattore protettivo del prodotto che stiamo utilizzando, senza rischiare di esporci ai raggi solari nocivi e andando incontro a tutti i danni che questi possono causare e, purtroppo, questo è possibile farlo solo con dei test in laboratorio che non possiamo riprodurre in casa.

FPS: fattore protezione solare

L’FPS è il così detto “Fattore di Protezione Solare” ed è un indice di quanto aumenta la quantità di tempo in cui possiamo esporre la pelle ai raggi solari senza che questa diventi arrossata. Hai capito bene, l’FPS non è altro che un’unità di misura del tempo per non “scottarsi”. Questo numero in Europa va dal 6 al 50+. Ma questo… è realmente indice di protezione dai raggi che provocano il tumore alla pelle?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro, e chiarire la differenza tra i vari raggi UV come radiazioni elettromagnetiche prodotte dal sole.

gli oli vegetali non proteggono dai raggi uv

Esistono tre tipo di raggi ultravioletti : UVC, UVA e UVB, che si differenziano per la lunghezza d’onda e la profondità di penetrazione cutanea. Sui raggi solari e i rispettivi prodotti potremmo parlare per ore, ma cercherò di essere sintetica:

I raggi UVC sono i più pericolosi per il loro potenziale cancerogeno, ma normalmente vengono trattenuti dalla fascia di ozono e per questo non hanno effetti particolari sulla pelle.
Il rischio di esposizione a questi raggi aumenta in alta quota.

I raggi UVB penetrano a livello del derma e sono i responsabili delle scottature cutanee, e questi sono quelli che vengono misurati e presi in considerazione dal fattore FPS.

I raggi UVA (sebbene leggermente meno intensi degli UVB), penetrano più profondamente nel derma e ipoderma. L’esposizione provoca danni genetici alle cellule nella parte più interna dello strato superiore della pelle, dove si verificano la maggior parte dei tumori della pelle tra cui il melanoma. L’abbronzatura è la risposta fisiologica della pelle per cercare di proteggersi dal danneggiamento.

I raggi UVA rappresentano fino al 95 percento della radiazione UV che raggiunge la terra. Questi raggi mantengono lo stesso livello di forza durante le ore diurne durante tutto l’anno. Ciò significa che durante la vita siamo tutti esposti a un alto livello di raggi UVA, il che si traduce nel fatto che la protezione solare ad ampio spettro (UVA+UVB) andrebbe utilizzata durante tutto l’anno.

Quando leggiamo articoli rispetto al fattore FPS degli oli vegetali ora sappiamo che stiamo escludendo la protezione dai raggi UVA, ovvero quelli realmente responsabili del tumore alla pelle.

il falso mito degli oli vegetali CON FPS

Su internet troverete tantissime ricette di spignatto che millantano il fattore protettivo di oli e burri vegetali. Tra questi, i più conosciuti e discussi sono l’olio di carota, l’olio di semi di lampone, l’olio di cocco e di di mandorle.

Tra gli studi da evidenziare c’è In vitro sun protection factor determination of herbal oils used in cosmetics – PMC (nih.gov) dove si dimostra il fattore FPS di alcuni oli volatili e non, tra cui l’olio di cocco, d’oliva e di mandorle. Per questi il range di protezione sarebbe tra 2 e 8 per i non volatili e tra 1 e 7 per i volatili. Anche per quanto riguarda la schermatura dai raggi UVB, l’FPS stimato degli oli vegetali è decisamente troppo basso per svolgere una vera e propria azione protettiva.

Un altro studio interessante su questo tema è quello di UV-blocking potential of oils and juices – PubMed (nih.gov) dove si evince ancora una volta come gli oli vegetali siano insufficienti per ottenere una significativa protezione dai raggi UV.

Ciò non toglie, ovviamente, che gli oli vegetali siano interessanti ingredienti per coadiuvare e aumentare il fattore protettivo se utilizzati come ingredienti secondari nelle formulazioni.

RICETTE MAGICHE CON L’OSSIDO DI ZINCO

Esistono due tipi di filtri solari: i filtri chimici, che assorbono i raggi UV, e quelli fisici, che agiscono riflettendo e disperdendo i raggi.

Tra i filtri fisici con efficacia provata e che vengono utilizzati più frequentemente in cosmetica naturale c’è l’ossido di zinco.

I filtri fisici hanno delle peculiaretà di cui bisogna tenere in conto quando formuliamo un prodotto.

Per esempio, l’ossido di zinco è molto difficile da incorporare in una base ed è ancora più complicato che questo si mantenga disperso nella base stessa, formando grumi e agglomerati. La protezione rischia di essere poco uniforme sulla pelle , alcune zone avranno una grande quantità di filtro e in altre la pelle sarà praticamente scoperta.

Per questo, diffida da quei blog dove ti fanno credere che formulare buon solare sia così facile e semplice come utilizzare una formula magica dove una quantità X di ossido di zinco equivale a un fattore X FPS.

Conclusioni all’articolo sull’autoprodurre il proprio protettore solare

Se sei arrivatæ a leggere fino qui…non voglio demoralizzarti!

L’autoproduzione è affascinante, ma quando si tratta di salute bisogna essere particolarmente attenti e umili nel comprendere le nostre capacità.

Non ti preoccupare… come nell’articolo scorso, anche negli articoli futuri continuerò a condividere ricette sicure e semplici di autoproduzione, non demordere!

Nel frattempo: segui la mia pagina instagram @krivapet dove condivido il mio viaggio cosmetico, consigli, ricette e le date degli workshop in programma!

¡Hasta pronto!

Dott.ssa Emma Bortolotti, farmacista

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo su autoprodurre il proprio protettore solare

Se ti è piaciuto questo articolo, ti consiglio di leggere leggere altri miei articoli scritti per la rubrica Salute e Benessere. Ho scritto un articolo in cui introduco il tema della cosmetica naturale, un articolo in cui parlo della cosmetica sostenibile e del greenwashing e l’ultimo in cui condivido i primi 5 passi da svolgere per l’autoproduzione cosmetica.