“Buon viaggio, che sia un’andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno, che sia per sempre o un secondo” il famosissimo testo di Cremonini rappresenta perfettamente il viaggio, non solo all’estero, ma della vita in sè (specie quella adolescienziale)
È bello scrivere quando le esperienze personali ti permettono di riflettere, leggere, informarti. Sei spinto dalla passione e dal desiderio di conoscenza. Ho scelto questa introduzione perché mi è capitato recentemente di riflettere sulla vita da adolescente all’estero: non un viaggio, un pellegrinaggio o un cammino ma un progetto di futuro lontano da casa.
L’adolescenza è l’età critica della consapevolezza di sé e della collocazione identitaria. Spesso però, in un periodo che coincide con la fine della scuola secondaria, l’identità che si è sviluppata cerca un proprio posto nel mondo.

È la famosa frase “Ora cosa faccio nella mia vita?”
Domanda troppo complessa e personale che non trova spazio in questo articolo ma che spesso non rispecchia la scelta di tanti ragazzə che sorprendono le previsioni di genitori ed insegnanti quando decidono di cercare lo spazio per il proprio progetto di vita all’estero.
Che sia un anno d’Erasmus, uno stage lavorativo, un’accademia d’arte o il desiderio di sperimentare la propria vita quotidiana altrove.
“Coraggio lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare, che non c’è niente di più vero di un miraggio”

La scelta metterà a dura prova la famiglia, soprattutto i genitori. Appena lasciato il percorso scolastico non sempre le figure di riferimento sono preparate ad un distacco fisico così importante che non lascia spazio neanche al saluto domenicale. La distanza fisica non consuma il tessuto relazionale e i legami emotivi possono essere mantenuti quotidianamente anche grazie alle nuove frontiere della tecnologia.
Conoscere un paese lontano, con una lingua diversa, abitudini e routine estranee: può spaventare.
La sfida si intensifica dopo una pandemia globale che ha notevolmente ridotto le situazioni sociali spontanee. È più difficile conoscersi in un locale, studiare insieme in biblioteca o partecipare alle feste studentesche; difficile vero ma non impossibile!
Non limitarsi nella conoscenza potrebbe ampliare l’intelligenza emotiva: la capacità di riconoscere le proprie emozioni, comprendere quelle dell’altro e gestirle autonomamente nei pensieri e nei comportamenti.
Sei alla scoperta del nuovo ambiente in cui vivi: incontra, conosci e sperimenta!

Buon viaggio! “E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale”
I cambiamenti hanno bisogno di tempo per crescere e portare frutto, come una pianta quando cambia posizione: impara ad adattarsi al nuovo terreno, alla luce solare che arriva ad orari diversi, all’abbondanza o alla scarsità d’acqua. I primi momenti di euforia e di novità si alterneranno con la paura di perdere la stabilità di casa. La gioia per la conoscenza di nuove persone e ambienti oscillerà con il dubbio di trascurare le relazioni lontane. Le prime sconfitte peseranno il doppio rispetto alle prime soddisfazioni. È tutto nel percorso naturale e fisiologico del cambiamento, non temerlo.

Stai cercando la tua strada scegliendo di guardare altrove e sperimentando l’autonomia. Non significa necessariamente scappare, abbandonare tutto o rimanere all’estero per sempre; si tratta di esperienza che accresce in ogni caso il bagaglio personale della tua identità che forse, nel tempo, avrà un po’ più chiara la risposta a quella domanda: “Io nella mia vita vorrei…”.
Comunque vada, amerai il finale!
Dott.ssa Martina Bacciotti, Psicologa dello Sviluppo
Suggerimenti di lettura in merito all’articolo su “Buon viaggio” di Cesare cremonini
Se ti è piaciuta la mia rubrica, ti consiglio di leggere uno dei miei ultimi articoli, che tratta le sfumature dell’età adolescenziale. Ho scritto alcuni articoli sulle canzoni pop: uno su “Buon viaggio” di Cesare Cremonini, uno su “L’estate addosso” di Jovanotti e uno su “Zitti e Buoni” dei Maneskin e l’ultimo su “Laurea ad honorem” di Marrakesch e Calcutta.Se invece sei proprio appassionato di questi argomenti di suggerisco di dare un’occhiata al mio libro: Disney e la psicologia dello sviluppo