E’ molto difficile cominciare una lettera senza il “ti scrivo per…” oppure “vorrei ringraziarti per…”, quindi ti prego, apprezza lo sforzo 🙂
Faccio parte di quella fetta di mondo che ha ancora la fortuna di poter parlare al proprio padre guardandolo negli occhi e non sai quanto questo in realtà mi spaventi.
Mi capita spesso di chiedermi che uomo sarò quando saranno i miei figli a chiedere consiglio a me e non io a chiederli a te. Probabilmente penserò spesso a quello che avresti detto tu al mio posto, anche se ammetto che in alcune circostanze spero di trovare modi meno dolorosi per manifestargli il mio amore.
Siamo una generazione di merda Babbo, viviamo di emozioni e di aspettative ma non sappiamo donarle e non sappiamo capirle. Non concepiamo come voi, che siete di tutt’altra epoca, non riusciate a capirci se vi diciamo che vogliamo il lavoro dei sogni e non il lavoro dei soldi.
Non lo capiamo perché non siamo stati educati da genitori che hanno visto la guerra, che hanno provato cosa significa non avere una lira in tasca e allo stesso tempo tante bocche da sfamare.
Siamo stati educati da genitori che hanno vissuto un’Italia diversa, un’Italia che ti apriva le porte e che ti permetteva di soddisfare i bisogni che erano, ahinoi, di numero assai inferiore al nostro.
Ci avete fatto vivere un benessere che ha permesso ad alcuni di accasarsi senza mai prendersi una responsabilità e ad altri di mettercela veramente tutta per andare a prendersi un benessere superiore. Un benessere non fatto più di vizi e comodità, ma di realizzazione personale: di sogni.
Per fortuna, Babbo, io ho scelto di essere tra i secondi.
Mi piacerebbe tantissimo accompagnarti con me nella mia quotidianità, per farti vedere la mia vita sempre, per farti vedere quante cose ho imparato. Mi piacerebbe che tu entrassi dentro di me per un secondo, e capissi le mie difficoltà e i miei bisogni di giovane 26 enne. Mi piacerebbe anche che tu vedessi che nonostante viva inseguendo un sogno sono ben ancorato a terra e alla realtà, che ho le maniche tirate su e che ho imparato a non fare più voli pindarici, ma bensì a programmare e organizzare passo dopo passo il mio presente e il mio futuro, con lucidità e ragionevolezza.
Ti chiedo scusa se a volte critico il tuo modo di dimostrarmi quanto mi voglia bene, ti chiedo scusa se non ho assecondato e non asseconderò tutte le tue aspettative e se faccio e continuerò a fare scelte che potrebbero andare in disaccordo con quello che tu ritieni giusto per me.
Guardo l’uomo che sono adesso e penso che tu non potessi fare lavoro migliore. Sono così fiero di me e dirtelo è il grazie più grande che meriti.
Non vedo l’ora di rivederti stasera per abbracciarti.
Ti voglio Bene.
Nicco