L’educatore o educatrice professionale è una figura che ha conseguito un corso di Laurea che opera in servizi sia per il settore pubblico sia privato, per cooperative e anche per associazioni.
Di conseguenza, l’educatore o l’educatrice professionale attua progetti educativi e riabilitativi nell’ambito di un progetto terapeutico all’interno di un’equipe multidisciplinare.

Educatore o educatrice professionale: di cosa si occupa
L’educatore o l’educatrice professionale si occupa dello sviluppo equilibrato della personalità con obiettivi educativo/relazionali in un contesto di partecipazione e recupero alla vita quotidiana, cura il positivo inserimento o reinserimento psico-sociale dei soggetti in difficoltà.
Nello specifico, perciò, l’educatore o l’educatrice professionale si occupa della pianificazione dell’intervento educativo rivolto al singolo e al gruppo, di educazione e riabilitazione, dell’organizzazione, coordinamento e gestione di strutture e risorse, della cura, della formazione e anche della ricerca nel campo e sul campo della materia in essere.

In Italia la figura professionale dell’educatore è di due tipi:
L’Educatore Professionale socio-pedagogico
La professione di educatore professionale socio-pedagogico si può esercitare previa formazione in Scienze dell’Educazione e della Formazione con una Laurea L19 per operare in vari tipi di progetti e servizi socio-educativi;
L”Educatore Professionale socio-sanitario
La professione di educatore professionale socio-sanitario si può esercitare previa formazione nelle Facoltà di Medicina o in Corsi interfacoltà con una Laurea LSNT/02 abilitandosi ad operare nel settore delle professioni sanitarie della riabilitazione.

In che settori opera l’educatore o educatrice professionale?
L’educatore o l’educatrice professionale organizza e gestisce progetti destinati a persone in difficoltà:
- minori: comunità alloggio,cooperative sociali, casa famiglia, istituti, affiancamento scolastico, centri diurni, assistenza domiciliare (ADM), progetti sul territorio;
- portatori di disabilità: centri socio-educativi (CSE), riabilitativi diurni (CDD) e residenziali, supporto scolastico, assistenza domiciliare, inserimenti lavorativi;
- tossicodipendenti e alcolisti: Serd e comunità terapeutiche riabilitative;
- donne vittime di violenza: case protette, comunità mamma- bambino, centri di aiuto, consultorio, progetti sul territorio;
- pazienti psichiatrici: Centro psico-sociale (C.P.S.), Centro residenziale di terapie psichiatriche e di risocializzazione (C.R.T.), comunità terapeutiche, Unità Operativa di Neuropsichiatria per l’infanzia e l’Adolescenza, progetti sul territorio.
- carcerati: progetti in istituti penitenziari
- anziani: residenze assistenziali sanitarie (RSA), residenze protette, case di riposo, centri diurni assistenziali, assistenza domiciliare.
- stranieri: progetti sul territorio, comunità.

Al termine del corso di studio l’educatore o l’educatrice professionale potrà operare come:
- educatore professionale in comunità residenziali e semi-residenziali per minori e adulti;
- educatore per l’infanzia (educatore e educatrice asilo nido e micronido);
- animatore socio-educativo nelle ludoteche e animatore di gruppi;
- educatore e consulente in progettazione educativa in servizi socio-educativi residenziali, domiciliari e anche territoriali sia pubblici che privati;
- educatore e formatore in centri di promozione culturale, imprese e aziende e in organizzazioni del settore no-profit.
Che strumenti utilizza l’educatore?
Osservazione
La capacità di osservazione permette di raccogliere ed organizzare informazioni, prima di tutto di tipo comportamentale e secondo modalità più o meno strutturate, utili alla valutazione educativa di un bambino o di una situazione all’interno di un contesto educativo/formativo.
E’ uno strumento utile per rilevare comportamenti e dinamiche poiché normalmente sfuggono durante le attività di routine.
Ascolto attivo
L’educatore o l’educatrice professionale cerca di capire e di cogliere i sentimenti del ragazzo, in aggiunta esprime con le proprie parole ciò che ha compreso cercando così di ottenere la conferma da parte del ragazzo.
E’ necessario saper ascoltare e realizzare una restituzione che evidenzi l’emozione; in questo modo il ragazzo si sentirà ascoltato e capito.
Empatia
L’educatore o educatrice professionale deve sapersi mettere nei panni dell’altro, capire quindi i suoi sentimenti, ciò che prova, ma allo stesso tempo riconoscersi come persona autonoma e separata.
L’educatore che è in grado di utilizzare l’empatia nei confronti del ragazzo farà sentire quest’ultimo ascoltato, capito e compreso.
Altri strumenti dell’educatore o dell’educatrice professionale
L’educatore o l’educatrice professionale deve acquisire ottime capacità di problem solving oltre a sviluppare elevate capacità relazionali e di comunicazione.

Il Lavoro in equipe multidisciplinare
L’educatore o l’educatrice professionale lavora spesso insieme ad altre figure professionali, con specializzazioni e peculiarità differenti, che interagiscono e si integrano in un determinato contesto. Questo insieme alimenta uno o più progetti di intervento sociale aventi obiettivi, tempi e modalità di intervento chiari all’intero del gruppo di lavoro.
il Lavoro di rete con i servizi del territorio
L’educatore o l’educatrice profesionale lavora poi in tutti quei servizi a cui ha accesso una persona in situazione svantaggiata. Questo include un lavoro a fianco ad uno psicologo o ad una psicologa, un o una logopedista, un o una terapista della riabilitazione, un o una neuropsichiatra, con la famiglia, con il gruppo di pari, con la scuola e con la comunità allargata.
Il ruolo dell’educatore o dell’educatrice nella relazione educativa
Nella relazione educativa l’educatore o l’educatrice professionale da estranei diventano quindi un vero e proprio punto di riferimento per la persona in difficoltà, è anche chi aiuta nel momento del bisogno.
La persona quindi a cui ci si affida mentre tutto il mondo pare estraneo, è chi comprende e sa starti vicino, è chi ti fa credere in te stesso e ti da la spinta verso una strada non tracciata ma che insieme traccerete.
” Che cosa vuol dire addomesticare?”
” E’ una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…”
”Creare dei legami?”
” Certo”, disse la volpe.
”Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”
Testo tratto dal libro Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry

Dottoressa Tania Gambini, educatrice professionale socio-sanitaria
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