“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto” John Donne
L’espressione “ambiente di apprendimento” è molto usata oggi nel lessico delle scienze dell’educazione.
Da un ventennio a questa parte, è stato registrato un grande cambiamento nel campo psico-educativo, il quale, partendo da una visione incentrata sull’insegnamento (che cosa insegnare), è passato ad una prospettiva focalizzata sul soggetto che apprende (e quindi sui suoi processi) con un focus particolare alla costruzione dell’ambiente/contesto dove l’apprendimento deve essere spronato e facilitato.
Dalla sociologia apprendiamo che “noi siamo l’ambiente che viviamo” (se pensiamo alle 5 persone che frequentiamo maggiormente è facile riscontrare in esse molte caratteristiche di noi stessi (e viceversa), con una particolare accezione verso i comportamenti piuttosto che alla nostra componente cognitiva e a quella emotiva).
Di conseguenza il concetto di “ambiente di apprendimento” deve essere centrale per il formatore, una sorta di “campo” dove si verificano interazioni e scambi tra allievi, concetti ed insegnante, sulla base di scopi ed interessi comuni.
Gli allievi (o discenti) in particolare devono avere modo di fare esperienze significative sul piano cognitivo, affettivo/emotivo e interpersonale/sociale, sradicando il concetto di allievo passivo che abbiamo in mente grazie alla scuola dell’obbligo e al suo antiquato metodo educativo.
Ma come si crea tutto ciò?
Il paragone che mi piace usare è quello del regista teatrale:
1. un regista sceglie innanzi tutto il luogo in cui rappresentare il copione prescelto. Analogamente, l’insegnante ha il compito di identificare e allestire un luogo adeguato a svolgere le attività didattiche in base al significato culturale che un certo luogo riveste per l’apprendimento
2.un regista sceglie lo sfondo da collocare sulla scena. Per l’insegnante, lo “sfondo” da creare per l’esperienza di apprendimento consiste nell’atmosfera adeguata, e cioè nel giusto clima. In tal senso il clima di classe più efficace appare essere quello basato su reciprocità, collaborazione e responsabilità individuale.
3. Nella scena teatrale si collocano le necessarie impalcature; il docente decide le metodologie, i tempi e le modalità di lavoro, le forme di organizzazione e i tipi di raggruppamento degli studenti.
4. Il regista si prende cura degli attori che compaiono sulla scena. Alla stessa maniera al docente spetta il compito di gestire la soggettività dei discenti prestando attenzione alle caratteristiche di ognuno di loro
5. Il regista dirige, ma 99 su 100 non compare nella scena! In tale ottica il docente si deve estraniare completamente dalla scena, non deve assolutamente svolgere il ruolo di attore ma al contrario deve essere un “facilitatore” nel processo che porta i discenti alla costruzione di conoscenze solide e allo stesso tempo critiche.
Dottor Niccolò Di Paolo