Conosci te stesso

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Un carissimo amico un giorno mi disse che la chiave della felicità era “non smettere mai di ESPLORARE il mondo così come parallelamente si esplora sè stessi”.

Probabilmente avrò letto 5000 frasi che cominciano con “la chiave della felicità è…”, tuttavia in questa ci ho sempre visto qualcosa di mio.

Ricordo che a 18 anni avevo risposte per qualsiasi tipo di domanda, convinto e stra convinto di ogni mia parola. Talmente convinto che non appena mi sono addentrato nel mondo universitario ho preso le più grandi “tranvate” della mia vita. Presunzione, saccenza (o meglio, saccenteria) e auto convinzione sono state la ricetta per il periodo dove ho raccolto più merda in assoluto.

Non mi dileguo su esperienze di vita alquanto noiose, ma piuttosto vorrei soffermarmi su quello che a me ha dato lo SCAVARE DENTRO alla ricerca di nuove domande più che di risposte assolute.

“Esplorare” e “Scavare dentro” sembrano essere termini così lontani, ma in effetti se ci si riferisce esclusivamente all’ambito cosiddetto “Psicologico” non vogliono dire altro che “Osservare con attenzione e farsi delle domande su quello che si osserva”, solo che l’oggetto dell’esplorare è esterno (il mondo, gli altri) mentre dello scavare è interno, conoscibile solo attraverso un’attenta ANALISI DEI PROPRI COMPORTAMENTI. Osservo ciò che mi viene istintivo fare e da ciò deduco quello che mi piace e quello che non mi piace.

“E come li analizzo i miei comportamenti?” “chi mi assicura che quello che osservo e capisco di me sia realmente quello che si vede da fuori?” la risposta che ho trovato è COMUNICANDO.

COMUNICARE. Indiscutibilmente la mia parola preferita. Dentro di sé racchiude ASCOLTARE, COMPRENDERE, CAPIRE, ESPERIRE, PARLARE e TRASMETTERE.

Conoscere me stesso per me è significato imparare a COMUNICARE, imparare a mettermi nei panni dell’ altro e immaginarmi nella sua vita, imparare ad ascoltare le di lui/di lei emozioni, imparare a trasmettere con il corpo e con il volto prima che con le parole ma allo stesso tempo imparare ad usare le parole “giuste” e a specificare le intenzioni di ogni mia parola se questa era stata fraintesa, imparare a rendere esperienze i miei pensieri e i miei desideri e imparare a stimolare quella curiosità che, grazie a Dio (Odino, Satana o chi per loro) non ho perso in quei 18 anni di totale certezza e convinzione.

E così come il buon vecchio Carlo Gustavo diceva che “il significato di un SIMBOLO muore nell’istante in cui si pensa di averlo trovato”, così io affermo che “si smette di IMPARARE nel momento in cui si pensa che questa sia un’azione finita”.

Chiudo con un’altra canzone che amo tantissimo e che dedico a “Sbù”, “Nanetta”, “Rave” e “Nove”.

“Io
di risposte non ne ho
mai avute mai ne avrò
di domande ne ho quante ne vuoi
e tu
neanche tu mi fermerai
neanche tu ci riuscirai
io non sono
quel tipo di uomo e non lo sarò mai
Non so se la rotta è giusta o se
mi sono perduto ed è
troppo tardi
per tornare indietro così
meglio che io vada via
non pensarci, è colpa mia
questo mondo
non sarà mio

Non so
se è soltanto fantasia
o se è solo una follia
quella stella lontana laggiù
Però
io la seguo e anche se so
che non la raggiungerò
potrò dire
ci sono anch’io

Non è
stato facile perchè
nessun’ altro a parte me
ha creduto
però ora so
che tu
vedi quel che vedo io
il tuo mondo è come il mio
e hai guardato
nell’uomo che sono e sarò
Ti potranno dire che
non può esistere
niente che non si tocca o si conta o si compra perchè
chi è deserto non vuole che qualcosa fiorisca in te

E so
che non è una fantasia
Non è stata una follia
quella stella
la vedi anche tu
perciò
io la seguo ed adesso so
che io la raggiungerò
perchè al mondo
ci sono anch’io
perchè al mondo
ci sono anch’io
ci sono anch’io
ci sono anch’io”

Ah, quel carissimo amico sono io.

Niccolò Di Paolo

foto made by djake08 https://www.instagram.com/djake08/