Negli ultimi anni, la crescita della cosmetica naturale ha conosciuto un vero e proprio boom. La consapevolezza della necessità di prendersi cura della propria salute e della Terra che abitiamo ha portato le persone a cercare di scegliere prodotti più green, eco-sostenibili e allo stesso tempo privi di sostanze possibilmente nocive.
Ma, nello specifico, cos’è “la cosmesi naturale” o più comunemente chiamata cosmetica naturale? Significa spalmarsi addosso olio d’oliva e aprirsi uova sui capelli?
Beh sì, in realtà può significare anche questo, ma scopriamolo insieme in questo articolo.

eSISTE UNA DEFINIZIONE DI COSMETICA NATURALE?
Solitamente, quando pensiamo a un cosmetico naturale, pensiamo ad un prodotto che non contiene ingredienti di derivazione chimica, ma solo componenti naturali o di derivazione naturale. Insomma, un concetto abbastanza generico.
Il problema nasce nel momento in cui si scopre che nessuna legge, attualmente, definisce quando un cosmetico possa essere definito naturale. La normativa che regolamenta i prodotti cosmetici è europea, per cui questo problema sussiste tanto in Italia quanto nel resto d’Europa.

GLI ENTI CERTIFICATORI DEL NATURALE: SONO TUTTI UGUALI?
Questa lacuna legislativa ha portato alla nascita di una serie di certificazioni (in Italia e in Europa) che si occupano di creare dei parametri che definiscono la naturalità dei prodotti cosmetici. Si tratta di certificazioni ed enti certificatori presenti sulle etichette e confezioni dei prodotti e che alle aziende cosmetiche costano parecchio – Cosmos, ICEA, Ecocert…
In altre parole, non tutte le certificazioni del cosmetico naturale sono uguali, alcune sono molto meno restrittive di altre e forniscono meno tutele per il consumatore e il Pianeta. Pertanto, si richiede al consumatore consapevole di conoscere gli standard dei diversi enti per poter scegliere il proprio prodotto.

Cosmetica naturale: l’attenzione del consumatore
Allo stesso tempo viene richiesto di saper distinguere tra gli ingredienti, sapere cosa è nocivo e cosa no, parlare “chimichese” per verificare la presenza o meno di sostanze al centro dei dibattiti del momento. Insomma, al consumatore attento si chiede moltissimo.
Vi è mai successo di girare la confezione per provare a capire cosa contiene il vostro prodotto cosmetico e vedere una lunghissima lista di ingredienti scritti in un linguaggio incomprensibile pieno di H e con qualche parola latina ogni tanto?
TI PRESENTO L’INCI
Ecco, quella lista di parole di difficile codificazione è l’INCI, ovvero l’”International Nomenclature of Cosmetic Ingredients”ed è l’elenco degli ingredienti cosmetici espresso secondo una nomenclatura standard.
Dal 1997 è diventato obbligatorio scrivere su ogni prodotto il proprio INCI, che riporta in ordine decrescente (da quello con la percentuale maggiore fino a quello con la percentuale minore) l’elenco degli ingredienti di cui è composto.

GLI INGREDIENTI SOTTO L’1 PER CENTO…
Seguono via via gli altri componenti con concentrazioni minori. Gli ingredienti in quantità inferiore all’1% possono essere elencati in ordine sparso, dopo quelli che presentano concentrazioni superiori all’1%. L’ultimo componente in lista, perciò, non è necessariamente quello in quantità minore.
Non è molto diverso rispetto a quanto avviene per i prodotti alimentari o per le formulazioni farmaceutiche dove però il linguaggio che viene utilizzato è diverso. L’INCI è solo ed esclusivamente un linguaggio cosmetico.

STRUMENTI PER RICONOSCERE UN INCI BUONO
Ad oggi, online e non, si trovano tantissimi blog e app che ti aiuteranno a riconoscere un INCI “buono” da uno “cattivo”, con il focus sulla sostenibilità ambientale o sulla dermocompatibilità.
A mio avviso però, spesso questi strumenti sono fuorvianti, talvolta allarmisti e aumentano la falsa illusione che tuttə, solamente tramite l’utilizzo di una app e senza conoscenze pregresse, ci convertiamo automaticamente in massimə espertə del settore.
Saper leggere l’INCI è complesso, non significa solo tradurre il nome degli ingredienti ma anche essere aggiornati su quali dibattiti in merito agli ingredienti siano sostenuti da prove scientifiche, sulla normativa nella formulazione cosmetica, sui metodi estrattivi delle materie prime e sullo smaltimento.
Insomma, secondo me, se ci sono tante persone che dedicano anni di studio a questo tema… sarebbe interessante ascoltarle e imparare da loro per avere gli strumenti per poter riconoscere gli INCI. Non affidiamoci in tutto e per tutto a una app o un blog!

A CHI CI AFFIDIAMO?
Ma, a chi ci affidiamo? Spesso nel web non sappiamo realmente chi è l’autore di un blog o di una pagina, se ha studi a riguardo o se si è improvvisato.
Credo sia importante seguire i consigli di chi si è formato a riguardo, per questo vi consiglio:
Su Instagram:
@informazione_cosmetica, laureata in Farmacia, si dedica alla divulgazione sulla formulazione cosmetica, con dibattiti aggiornati e “spiegoni” comprensibili sul tema cosmetico.
@officina_eleatica, due farmacisti cilentini che hanno aperto un’attività di bio-cosmetica e che a livello comunicativo spesso si dedicano a spiegare gli attivi dei loro prodotti e non, facendo un lavoro bellissimo di sensibilizzazione e divulgazione.
Per quelli che invece sono già “addetti ai lavori” consiglio la lettura di Giulia Penazzi, “Come sono fatti i cosmetici. Guida pratica alla lettura dell’INCI”, testo chiave dell’Esame di Chimica Cosmetica all’Università di Ferrara.
I CLAIM FUORVIANTI e il MARKETING DEL NATURALE contro la cosmetica naturale
Se ci affidassimo semplicemente alle etichette dei prodotti cosmetici e i loro claim per capirne la qualità o il “compromesso” a livello ambientale, cadremmo in un sacco di trappole di marketing.
Ad esempio, tantissime aziende cosmetiche propongono la cosmetica dei “senza”. “Senza parabeni”, “senza siliconi”, “senza SLES” …Spesso in formulazioni cosmetiche che già di per sé non necessiterebbero di questi ingredienti.
Ma, ovviamente, chi non si dedica alla cosmetica in maniera professionale non ha motivo di esserne al corrente.
Allo stesso tempo qualcuno si vanta di essere conforme alla legge, e si promuove facendosi forte del “non testato su animali”. L’Europa e l’Italia hanno vietato i test sugli animali per i prodotti cosmetici nel 2004.
L’industria cosmetica però non testa più i prodotti finiti sugli animali già dagli anni ‘80. Non voglio spaventarvi con tante informazioni, solo farvi capire quanto sia complesso il mondo della cosmetica e quanto sia importante non seguire le mode del momento.

L’ALLARMISMO VERSO SOSTANZE CHIMICHE
I claim del “senza…” si basano sul pensiero diffuso e indotto che tutto quello che sia chimico sia nocivo, e che la contrapposizione NATURALE/CHIMICO sia quella vincente.
Così come per la lettura dell’INCI, la realtà delle cose è più complessa.
Diversi ingredienti chimici, che vediamo scritti con nomi incomprensibili sul retro dei prodotti, come certi conservanti, spesso rendono le nostre formulazioni più sicure, non soggette al rischio di contaminazione microbiologica, più stabili.
Non sempre è così, ma bisogna saper distinguere e non è un percorso semplice.

FALSO MITO: NATURALE CORRISPONDE A PIù SICURO?
In genere si ritiene che tutto ciò che proviene dalla natura e non dalla sintesi chimica sia innocuo e benefico, ma come abbiamo visto questa associazione non è così semplice e diretta.
Anche nel campo della cosmetica e nella dicotomia tra naturale e chimico vale la massima di Paracelso. Il noto medico e alchimista svizzero già nel Rinascimento affermava “Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.” (Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto).
A questo si somma anche l’importanza di sapere come utilizzare le sostanze!

è la dose che fa il veleno
L’ESEMPIO DEGLI OLI ESSENZIALI: NATURALI, QUINDI INNOCUI?
Nella cosmetica naturale, soprattutto tra gli “spignattatori” alle prime armi, spesso si abusa degli oli essenziali. Piacevoli, interessanti, ma anche medicinali. Proprio in quanto medicinali, anche tali prodotti hanno diversi effetti secondari.
Ad esempio, bisogna ricordare che gli oli essenziali assunti per via orale sono spesso controindicati per le donne in gravidanza. Altre volte possono essere dannosi se la pelle viene esposta ai raggi solari dopo l’applicazione, per cui si definiscono fotosensibilizzanti.
É necessario sapere che gli oli essenziali sono sostanze estremamente concentrate che potrebbero risultare – in maniera più o meno accentuata, a seconda dei casi – irritanti per cute e mucose. Pertanto, prima di utilizzarli in qualsiasi modo, dovrebbero essere sempre diluite in un olio vettore e mai applicati come tali.
Detto questo…ti invito ad approfondire il magico mondo della cosmetica “naturale”, le sue leggende metropolitane e tutti i suoi benefici! E ad avere sempre uno sguardo critico, nel senso buono, su tutto!
Dott.ssa Emma Bortolotti, farmacista

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sulla cosmetica naturale
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