Il duplice omicidio di Villa Sassone è il nuovo protagonista de la rubrica “Delitti di provincia“. Ismaele ed Eva, Douglas e Matelda sono i comprimari di una vera e propria vicenda noir da rotocalco che infiammò le cronache degli anni 60′.
Teatro d’inaudita violenza e insoluto misfatto fu Mornico Losana: là dove nemmeno un fremito pare possa sentirsi, s’udì un urlo e tutto ebbe inizio. Professore e governante, una bella villa, l’amore, un testamento, la figlia delusa: una storia di cronaca rimasta senza colpevole.

Un urlo nella notte
Villa Sassone giace nel silenzio. Un urlo saetta acuto tra quelle valli ondivaghe e sveglia Luigina Perotti che però crede in un sogno; tutto resta così, immoto, fino a giovedì 4 agosto 1960 quando i carabinieri irrompono nella villa di Mornico Losana.

Sono il Maresciallo Versino e il brigadiere Croce ad introdursi in un andito deserto. Tutto è in perfetto ordine ma un indizio angosciante strappa il ritmo del circospetto incedere: la finestrella sul retro è aperta, macchiata di sangue. Una dentiera rotta giace a terra. Cuoio nero e tacco rinforzato, i calzari d’ordinanza seguono un crescendo di tracce ematiche: un fioco gocciolio stillicida macchia la tela quadrata del pavimento a mo di Pollock nelle stanze mute.
Due omicidi efferati a villa Sassone
Al termine delle scale che conducono al piano superiore giace il cadavere del professor Ismaele Mario Carrera, straziato da ferali colpi inferti alla testa. Strette alla gola, le sue stesse bretelle sono annodate a garrota mentre all’interno della bocca gli slip del defunto sono spinti probabilmente per zittirlo o umiliarlo. L’impronta di una mano sinistra svetta con arrogante alterigia proprio accanto al cadavere.
Specchi di sangue, schizzi, segni di trascinamento. I due cercano la governante, Eva Martinotti. Essa è riversa nella vasca da bagno; la testa è fracassata, il volto irriconoscibile. Villa Sassone è violentata da chi ben ne conosce abitanti, le stanze, segreti.
Trasuda vendetta, un profondo senso di rivalsa. Il sangue imbratta le pareti e deturpa i quadri. Arriva a poggiarsi sui bordi di una brocca d’acqua. Sembra il riso sguaiato e soddisfatto dell’autore del misfatto.

Ismaele, il professore
Docente, intellettuale, scrittore. Ismaele Mario Carrera era editore de “La nuova Italia”, casa editrice ereditata dal padre. Al momento della morte possedeva due ville ad Arma di Taggia, una a Milano e, appunto, Villa Sassone: abitazione tipicamente borghese su due piani, è avvolta dal bucolico abbraccio di un parco e un vigneto. Oltre agli immobili, la vittima era intestataria d’ingenti azioni e un considerevole conto in banca.


Eva, la governante
Di origini pugliesi, l’uomo condivideva l’ariosa villa con la bionda Eva Martinotti. Eva e Ismaele, professore e governante. Forse amanti, nessuno sa con certezza. Un amore maturo, nato tra quelle mura, da un contatto costante, dalla solitudine.

figli e figliastri
Che la vita dei ricchi non sia perfetta è ormai storia certa: denaro, acume e cultura ancora non trascendono l’umana natura. Figli, figliastri, generi e congiunti possono stravolgere una placida e monotona quiete familiare.
Matelda è la figlia diseredata di Mario. Un rapporto, quello tra padre e figlia, che gronda d’un dissapore profondo. Qualcosa di più. Dante Amagliani è invece il figlio “segreto” del professore: nessuno sa della sua esistenza. Celata con cautela, d’essa ne sono a conoscenza un paio di amiche e il fratello Nicola.
la dinamica del duplice omicidio di villa Sassone
Tutto di Villa Sassone viene esaminato dettagliatamente. Da una prima ricostruzione gli eventi potrebbero essersi succeduti come segue: martedì 2 agosto il professore si trova a letto, un libro aperto sulle gambe lo accompagna come da abitudine al riposo notturno. La Martinotti rientra dalla sala cinematografica di Casteggio infilandosi immediatamente tra le coperte. L’aggressore entra da una finestrella, forzandola. Insinuandosi nella penombra, aggredisce la donna, strappata agli affetti da una mano forse conosciuta assieme al Carrera, venutole in soccorso.

L’ assassino, un habitué
L’assassino si è mosso con la sicurezza di chi ben conosce quelle stanze, un habitué di Villa Sassone. Staccando l’interruttore centrale, è divenuto un’ombra da cui era difficile difendersi. Impossibile sfruttare il senso della vista per coloro i quali ne hanno subito le violenze.
Una volta perpetrato il misfatto, ha indossato i mocassini della vittima per non lasciare impronte a lui riconducibili. Infine, ha ripulito il pianerottolo del primo piano eliminando prove probabilmente rivelatrici. Tutte le porte sono ritrovate chiuse.
Chiunque sia l’autore del massacro, ha pianificato l’aggressione con cura, conoscendo ogni particolare. La posizione dell’interruttore centrare, l’utilizzo dei mocassini, la disposizione delle stanze e le abitudini degli inquilini.

La simbologia
L’omicidio mediante strangolamento assicura uno stretto contatto con la vittima. Tale modalità è praticata limitatamente al professore: parola, espressione sono i simbolici obiettivi cui l’assassino mira tramite il suo utilizzo. Gli slip inseriti nel cavo orale esprimono un richiamo all’umiliazione, impongono sudditanza fronte di una definitiva presa di potere; questo particolare sottende una profonda intimità tra vittima e carnefice. Eva è uccisa in modo molto più brutale. Suo ii sangue sparso per tutta Villa Sassone: uccisa con una pietra, è totalmente sfigurata. Su di essa è riversata una violenza inaudita, deturpandone il viso, l’assassino mira a spersonalizzarla, privandola della propria identità.

le indagini piombano su familiari e conoscenti
Alla ricerca di un colpevole, le indagini piombano su familiari e conoscenti.
Come addentrandosi in una vecchia cantina ammuffita, l’odore acre dell’odio sbuffa dalle vecchie fenditure. Le “fratture” con Matelda, l’esclusione di essa dall’eredità ad opera di diversi testamenti e la vendita di un appartamento pochi giorni prima dell’aggressione danno un primo scorcio di verità.

Douglas Sapio Verdirame
Scambi epistolari tra padre e figlia emergono dai personali cassetti della vittima. Intrisi d’odio e minacce, testimoniano il rancore reciproco: per Mario la figlia è un “mostro”, la maledice. Tra vecchie fotografie, documenti e lettere salta all’occhio un nome, tanto per la sua originalità, quanto per il legame di parentela. Douglas Sapio Verdirame, dentista varesotto, genero della vittima, marito di Matelda.

Indagini, fiuto, induzione e deduzione sul duplice omicidio di villa sassone
Anni sessanta, anni di deduzioni e induzioni. Laddove indagini alla Colombo erano la regola e il “fiuto” faceva tutto, il profilo del genero parve corrispondere a quello del perfetto colpevole.
Contro di lui, ben 18 indizi. Una Fiat 1100 verde-blu targata VA 50186, proprio identica a quella del Verdirame, è stata intravista più volte presso l’abitazione del professore in sua assenza, anche la sera del delitto. Un benzinaio avrebbe inoltre lavato proprio quell’auto la sera stessa, ripulendola da evidenti tracce di sangue.

Un ghiotto movente passionale
La suggestione della tresca tra dentista e governante è troppo ghiotta. Ispira giornalisti d’arrembaggio e casalinghe annoiate. Perfetta per i decadenti salotti vespiani (o vespasiani), plastici e articoloni su Novella 1960, suscita un delirante clamore mediatico. Tradimenti e letti caldi non paiono una pista concreta e il movente passionale viene accantonato.

Il movente è il denaro
Tracciata da una lunga serie di interessi è invece l’ambito economico. Esso sostiene una motivazione ben più concreta. Esclusi dall’eredità e allontanati, figlia e genero avrebbero visto denaro, immobili ed azioni scivolare via come granelli in una clessidra per finire, in caso di matrimonio, nelle mani della governante.
Nato da indiscrezioni, un secondo movente vedrebbe invece la Martinotti “allargarsi” tanto da attingere ai fondi di famiglia e farne incetta così da suscitare le ire del Verdirame. Una eventualità certamente più debole e non sufficiente da sconvolgere l’immota quiete di Villa Sassone.
Verdirame è certamente colpevole. Ogni prova, ipotesi o indiscrezione porta a lui.

Verdirame non confessa il duplice omicidio di villa sassone
Prima bussano, s’annunciano ed entrano. Un istituzionale proscenio d’atti trae in arresto il sospettato mal celando il decorato livore di coloro i quali ne strinsero i polsi.
L’accusato è sotto controllo, una maschera di trasparenza priva di smorfie ed emozioni. Ore ed ore di interrogatorio non mutano l’imperturbabile quiete del Verdirame.
Un indagato estremamente controllato
Il colpevole sa di dover difendere la propria posizione. Respira, calcola, sostiene lo sguardo. Talvolta ritratta e crolla dopo molte ore. L’ innocente palesa rabbia, dolore, shock. Si sente perseguitato, reagisce con enfasi, non cambia versione.

Ritenuto l’unico possibile sospettato, trafitto da numerosi indizi, Verdirame viene tradotto in carcere. Frequenta la messa, legge testi di storia antica; uomo con personalità ed intelligente ironia, è amante degli animali. Un rinomato dandy che al processo è ammirato dal pubblico femminile: sarà Oriana Fallaci, giunta a Mornico Losana, testimone degli sguardi sognanti di signore e curiose.

Il processo
Davanti al P.M. Raffa, Corte d’assise di Pavia, si tiene una singolar tenzone cui l’accusato tiene testa con carisma e risposta pronta.
Ad ogni prova, Verdirame risponde con una plausibile motivazione: di fronte alla esibizione di prove sulle tracce di sangue sostiene di aver aiutato un automobilista ferito anni prima. Vengono contestati i molti chilometri segnati sull’automezzo cui manca una giustificazione. Sostiene essere un problema del contachilometri, rotto, nonostante il perito ne attesti l’adeguatezza. Di fronte a un acceso interrogatorio, il benzinaio, testimone delle tracce di sangue, ritrattò mentre la difesa dipingeva una astuta alternativa alla dinamica sostenuta dagli organi d’indagine.

La versione della difesa sul duplice omicidio di villa sassone
Secondo la difesa, Eva non sarebbe andata a letto, trovato intonso, ma si sarebbe intrattenuta con l’aggressore il quale dopo una discussione avrebbe ucciso lei e Carrera, svegliato dalle urla. I due sarebbero inoltre stati uccisi in due distinti episodi omicidiari, ipotesi fondata sul differente contenuto rinvenuto nello stomaco delle vittime. Eva ne uscì tratteggiata come donna “facile”, lasciando volgere a favore dell’imputato gli esiti del processo.

Villa Sassone sarà donata
Nel mentre la moglie Matelda, ormai ricca ereditiera, s’improvvisa filantropa annunciando la donazione di Villa Sassone al termine del processo. La bellissima figlia Cristina segue l’intero processo dalle scomode panche di legno.

Giuseppe Raffa, il medesimo magistrato che seguirà il caso di Giuseppe Scabini a Montù Beccaria, terrà stampa e audience con fiato sospeso, capitolando. In una sentenza di quasi 130 pagine, Douglas Sapio Verdirame esce assolto dall’accusa di duplice omicidio per insufficienza di prove nonostante sia fortemente indiziato, abbia mentito e cambiato versione.
Imputato assolto
Come spesso capita nelle storie da rotocalco, una strana attrazione serpeggia nelle teste disabitate del popolino annoiato: lo studio dentistico dell’indiziato si riempì di nuovi pazienti desiderosi di farsi curare dalle mani di quell’assassino che uccise due persone.

Verdirame morì qualche anno dopo, almeno così era parso fino all’arrivo di una telefonata ad una rinomata testata giornalistica:
“Volevo dirle che non sono morto. No, nessuna rettifica, grazie. Va bene cosi”.
Nessuno seppe più nulla.
Dott. Mattia Curti, criminologo
Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sul duplice omicicio di villa Sassone
Ti invitiamo a immergerti nella nostra rubrica “Delitti di Provincia“, curata da Mattia Curti, un esperto criminologo con anni di esperienza nella divulgazione del crimine seriale.
I nostri articoli approfondiscono casi di omicidio poco noti al grande pubblico (come questo articolo sul duplice omicidio di Villa Sassone), offrendoti uno sguardo approfondito sui dettagli dei crimini e sulle tecniche investigative utilizzate per risolverli. Uno dei nostri articoli più interessanti è “Pippone di Varzi, ultimo impiccato della storia d’Italia“. Questo articolo racconta la storia di Giuseppe Malaspina, noto come Pippone di Varzi, accusato e dichiarato colpevole del violentissimo sterminio della famiglia Tamburelli nel lontano 1863. Scopri i dettagli di questo misterioso caso e rifletti sulla reale colpevolezza dell’uomo, in un’epoca in cui le indagini dipendevano più dalla sospettistica che dalla scienza.
Un altro affascinante articolo che ti consigliamo di leggere è “Alberto Scabini, il Borgia di Montù Beccaria“. Scabini è il protagonista della nostra rubrica “Delitti di Provincia” ed è stato denominato il Borgia di Montù. Questo articolo narra la storia di un caso di omicidio plurimo avvenuto negli anni ’70, in cui Scabini, in modo subdolo e strisciante, è sospettato di aver ucciso l’intera famiglia per accaparrarsi un’ingente eredità dalla quale era stato escluso. Scopri i dettagli di questo intricato caso di avvelenamento accaduto sui colli dell’Oltrepò Pavese.
Altri suggerimenti di lettura in merito alla rubrica Criminologia del dott. Curti
Se invece sei appassionato di serial killer italiani, dai un’occhiata alle Monografie Seriali redatte proprio dal Dott. Mattia Curti. Inizia la tua esplorazione con “Leonarda Cianciulli – 13 piccole bare bianche in un Viaggio Esoterico tra Maledizioni e Riti Magici”. Questo articolo racconta la storia oscura di Leonarda Cianciulli, conosciuta come “la saponificatrice di Correggio”, che commise una serie di omicidi negli anni ’40 che sconvolsero l’opinione pubblica.
Se sei interessato a una storia di serial killer missionari, non perderti “Ludwig: l’organizzazione criminale neonazista fondata da Abel e Furlan“. Questo articolo narra la storia di Wolfgang Abel e Marco Furlan, che fondarono l’organizzazione criminale Ludwig, caratterizzata da motivi razziali, politici, etnici o religiosi. Esplora le loro azioni e il loro impatto nel mondo del crimine.
Un altro articolo intrigante è “Donato Bilancia – L’edonista dominatore“. Scopri la complessità di Donato Bilancia, un serial killer che commise 17 omicidi per piacere e autoproclamato vate di morte. Esplora la sua mente criminale e i motivi dietro i suoi terribili atti.
Approfondisci la serie con “Maurizio Minghella – Il serial killer ‘assetato di sangue’“. Questo articolo esplora la storia di Maurizio Minghella, un serial killer edonista che commise omicidi principalmente su prostitute, utilizzando lo strangolamento come metodo.
Infine, immergiti nella storia di “Sonya Caleffi, l’infermiera serial killer – morire d’aria“. Questo articolo narra la storia di Sonya Caleffi, una serial killer italiana con un modus operandi unico nel suo genere. Scopri i dettagli dei suoi omicidi e le ragioni dietro le sue azioni.
Le Monografie Seriali offrono un’analisi criminologica approfondita dei serial killer italiani, fornendo dettagliati resoconti delle loro storie e dei loro crimini. Sono un’opportunità per informarti e sensibilizzarti sui pericoli dei serial killer e delle loro azioni. Non perdere l’occasione di immergerti in queste storie oscure e affascinanti.