Demenza e creatività artistica: il cambiamento e le sfide della mente in un gioco di specchi

Tempo di lettura: 9'
letto 33 volte

La creatività artistica è da sempre considerata una forma di comunicazione e un’espressione diretta delle doti simboliche e astrattive di chi crea arte. Ma cosa succede quando il processo creativo viene influenzato da una malattia neurodegenerativa come la demenza?

In questo breve articolo, esploreremo le profonde connessioni demenza e creatività artistica, concentrandoci sulle diverse modalità di cambiamento nella produzione artistica figurativa in base ai vari tipi di demenza e alla compromissione delle diverse regioni anatomiche.

demenza e creatività artistica, un quadro di Steve Johnson

demenza e creatività artistica: la creatività e il processo creativo

La creatività è una speciale forma di comunicazione e l’espressione diretta di doti simboliche e astrattive di chi crea arte. L’osservatore, che fruisce dell’arte, è colui grazie al quale essa esiste e vive.

Il processo creativo è un compito estremamente complesso che coinvolge vista, memoria e funzioni motorie ed esecutive.

Scultura, disegno e pittura sono tutte forme d’arte che richiedono l’integrazione di queste funzioni. Le arti figurative necessitano, dunque, dell’integrità delle funzioni neurologiche, soprattutto di quelle inerenti l’organizzazione e l’interpretazione della percezione.

Ma quando queste decadono?

Immagine stilizzata di un lato dell’encefalo umano.

demenza e creatività artistica: la demenza nell’artista

Demenza è un termine in realtà piuttosto generico, utilizzato di frequente per descrivere diverse forme di declino delle facoltà mentali (che vedremo più avanti). Si tratta di una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, trattabile ma non curabile, che colpisce le persone più o meno anziane. Essa determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.

Il declino è quindi di norma sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana e tale da rendere il soggetto gradualmente non più autosufficiente.

In un mondo in cui la Demenza è un’emergenza e una priorità mondiale – per i grandi numeri di malati, sempre in aumento, e per gli enormi costi sociali che essi comportano – importanti sono le iniziative culturali e artistiche in cui coinvolgere i malati per sostenere il loro grado di adattabilità all’ambiente e supportare le loro capacità residue.

Molti sono infatti oggi i programmi a sostegno di politiche di invecchiamento attivo e di contrasto all’isolamento, alla chiusura, alla depressione, che in molti considerano l’anticamera del deficit cognitivo.

Ma quando sono gli artisti stessi a essere malati, è proprio da loro che parte il coinvolgimento del pubblico nel loro mondo artistico, ora più che mai in piena trasformazione.

Ed è in questo gioco di specchi che è possibile sostenere che l’arte rappresenta sia un aiuto per la comprensione della demenza sia una modalità espressiva per lo studio della mente.

Immagine di una donna che nello specchio si vede inserita all'interno di un paesaggio intero.

il cervello demente creativo

È noto come la corteccia temporale e quella occipitale siano coinvolte nei processi di percezione di forma e colore, mentre le aree parietali sono implicate nella percezione dello spazio. Le regioni del lobo frontale contribuiscono invece alla creatività visiva e la corteccia prefrontale dorsolaterale è implicata nella pianificazione e nell’organizzazione dello sforzo artistico. Infine, il giro cingolato modula le pulsioni e le emozioni legate al processo.

Willem De Kooning.
Composizioni prima (A) e dopo (B) l’insorgenza della malattia.

Con l’insorgere e l’evoluzione della malattia, i temi artistici divengono solitamente più semplici, i dettagli meno elaborati e l’organizzazione dello spazio più semplice. I soggetti stereotipati possono dominare la scena e la tavolozza di colori può farsi insolitamente limitata. Vengono poi spesso abbandonate le ombreggiature e viene persa la prospettiva. Anche la motivazione dello stesso artista può progressivamente diminuire e l’originalità della sua produzione può cedere il passo alla copia di opere proprio antecedenti o di altri.

Carolus Horn, Ponte di Rialto.
Rappresentazioni del medesimo soggetto prima (A) e dopo (B-C-D) l’insorgenza della malattia.

Il primo report neurologico dove vengono esaminate e riportate le conseguenze di un danno cerebrale negli artisti risale al 1948. E già in esso risultava chiaro, fin dalla premessa, come la compromissione neuropsicologica che si verifica nei processi dementigeni interferisca sull’estrinsecazione delle arti figurative.

Ad esempio, gli individui con doti artistiche malati presentano una maggior rappresentazione elettroencefalografica nelle regioni parieto-temporali di destra rispetto alle contro-laterali.

William Utermohlen.
Autoritratto. Rappresentazioni del medesimo soggetto prima (A) e durante (B-C-D) l’insorgenza della malattia.

L’emisfero sinistro esercita un’azione inibitoria sui processi creativi. Infatti, è stato visto che in soggetti con lesioni di regioni emisferiche di sinistra si sono sviluppate facoltà artistiche non evidenti in precedenza. È stato dunque postulato che la degenerazione selettiva della corteccia temporale anteriore e orbito-frontale ridurrebbe l’inibizione di aree coinvolte nel sistema visivo-percettivo, valorizzando l’inventiva e le abilità artistiche.

Per contro, lesioni nell’emisfero non dominante ne determinerebbero un’involuzione.

Mervyn Peake.
Opere eseguite prima (A) e dopo (B-C) l’insorgenza della demenza.

NON UNA SOLA DEMENZA

La demenza spacca la regola, rivoluziona il cammino creativo e il talento pittorico. Il processo degenerativo può danneggiare gravemente alcune parti del cervello lasciandone integre altre.

La malattia dementigena non ha neanche una forma soltanto. La Malattia di Alzheimer (MdA) è la più comune tipologia di demenza. Ma essa differisce dalla Demenza a Corpi di Lewy (DLB), così come dalla Demenza Fronto-Temporale (DFT) e dalla Demenza Alcolica.

Willem de Kooning (1904-1997) che, con la sua pittura, ha fortemente influenzato i movimenti cubisti e surrealisti, è stato affetto dalla Malattia di Alzheimer (MdA). Egli continuò però a dipingere fino alla fine della sua vita. Così, il pubblico e la critica sono rimasti sempre attratti dalla sua arte, anche se – con il progredire della malattia – la sua arte divenne sempre più astratta e difficile da interpretare.

Willem de Kooning - Attic - The Metropolitan Museum of Art
Willem de Kooning – Attic – The Metropolitan Museum of Art

Un altro esempio è William Utermohlen (1933- 2007), artista americano residente a Londra e leader della Pop Art britannica, che cominciò a soffrire di MdA nel 1995, all’età di 61 anni. Egli dette però un personale contributo alla conoscenza circa i cambiamenti relativi alle arti pittoriche possibili nel corso della malattia. Creò proprio un resoconto delle variazioni da lui stesse rilevate nella sua arte attraverso una serie di autoritratti, che offrono ancora oggi una rara opportunità di “guardare in faccia” il processo dementigeno dall’interno, attraverso un racconto visivo della lotta di un artista contro la sua demenza.

demenza e creatività artistica, - Due dei numerosi auto-ritratti di William Utermohlen, nei quali appare evidente il progredire della malattia.
Due dei numerosi auto-ritratti di William Utermohlen, nei quali appare evidente il progredire della malattia.

Léo Schnug (1878- 1933), invece, era un pittore alsaziano dallo stile fine e dal tratto sicuro; peculiarità poi modificate gradualmente dall’insorgenza di una Demenza Alcolica che lo condusse fino al ricovero presso un Istituto Psichiatrico. Le sue pennellate divennero appesantite e imprecise ma, per nascondere le sue difficoltà, trovò l’artificio di sostituire lunghi colpi di matita con piccoli tratti contigui. Questo espediente consentì all’artista di continuare la sua opera mascherando il tremore. Inoltre, i fenomeni deliranti e allucinatori entrano a fare parte della tematica pittorica dell’artista.

demenza e creatività artistica, - Uno dei quadri di Léo Schnug, dipinto nel periodo della malattia.
Uno dei quadri di Léo Schnug, dipinto nel periodo della malattia.

conclusioni all’articolo su demenza e creatività artistica

In conclusione, sono evidenti le differenti modalità di cambiamento nella produzione artistica figurativa in funzione dei vari tipi di demenza e in base alla compromissione delle diverse regioni anatomiche.

Molto resta però ancora da scoprire sulla neurobiologia dei cambiamenti stilistici nell’arte figurativa nei pazienti che sviluppano un processo dementigeno, ma mi auguro che questo breve articolo possa aver incuriosito qualche lettore.

E ancora una grande domanda rimane senza risposta: si può parlare ancora di arte quando il pittore non è più in possesso delle sue originarie capacità mentali?

Dott.ssa Elena Tsoutsis, psicologa

Bibliografia sull’articolo “demenza e creatività artistica”

  1. Martindale, C., Hines, D., Mitchell, L. & Covello, E., EEG alpha asymmetry and creativity. Pers Indv Differ 1984; 5:77-86. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4020761/
  2. Miller, B. L., Ponton, M., Benson, D. F., Cummings, J. L. & Mena, I., Enhanced artistic creativity with temporal lobe degen- eration. Lancet. 348 (9043):1744–1745. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/8973469/
  3. Miller, B. L., Cummings, J., Mishkin, F., Boone, K., Prince, F., Ponton, M. & Cotman, C., Emergence of artistic talent in fron-totemporal dementia. Neurology. 1998 Oct;51(4):978– 982. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9781516/
  4. Schnider A, Regard M, Benson DF, Landis T., Effects of a right hemisphere stroke on an artist’s performance. Neuropsychiatry Neuropsychol Behav Neurol 1993;6:249-255. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/18830198/
  5. Bogousslavsky, J., Artistic creativity, style and brain disorders. Eur Neurol 2005; 54(2):103-11. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16195670/
  6. Cummings, J. L., Judy, M. & Zarit, J. M., Probable Alzheimer’s Disease in an Artist. JAMA 1987; 258(19):2731-2734. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/3669242/
  7. Maurer, K. & Prvulovic, D., Paintings of an artist with Alzheimer’s disease: visuoconstructural deicits during dementia. J Neural Transm 2000; 112: 1073–1081. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/14991452/
  8. Espinel, C. H., Kooning’s late colours and forms: dementia, creativity, and the healing power of art. The Lancet 1996; 347:1096-1098. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/8602064/
  9. Crutch, S. J., Isaacs, R. & Rossor, M. N., Some work men can blame their tools: artistic change in an individual with Alzheimer’s disease. Lancet 2001; 357(9274):2129-33.  https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/11445128/

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sulla demenza e sulla creatività artistica

Siete curiosi di approfondire l’argomento della demenza e creatività artistica? Nel nostro blog, vi invitiamo a leggere due articoli collegati che potrebbero suscitare il vostro interesse:

Antipsichiatria e dottrina antipsichiatrica: l’esperimento ‘Villa 21’” – Esplorate il movimento antipsichiatrico nato per denunciare i problemi nella pratica psichiatrica del passato. Scoprite come questa corrente si differenzia dalla psichiatria classica e approfondite la sua visione più soggettiva e complessa della psiche umana nell’articlo della dott.ssa Veronica Caroccia

Neuroscienze: comprendere l’empatia cognitiva, affettiva e il contagio emotivo attraverso la neuropsicologia” – Approfondite il concetto di empatia e scoprite le diverse teorie che cercano di spiegare come viene sperimentata e quali cellule ne sono coinvolte. Esplorate la distinzione tra empatia cognitiva ed empatia affettiva e scoprite come evitare di confondere l’empatia con il contagio emotivo nell’articolo del Dott. Niccolò Di Paolo

About Elena Tsoutsis

Sono nata nel febbraio del '96, mi chiamo Elena Tsoutsis e in me c'è un miscuglio di sangue greco e italiano.
Sono Danzaterapeuta e Psicologa Clinica e Dinamica, laureata all'Università di Firenze.
Fin da piccola, soprattutto grazie agli incoraggiamenti di mia madre, coltivo interessi artistici, quali la pittura, il teatro, la danza e la lettura di romanzi e poesie. Ora non dipingo più, a teatro vado solo da spettatrice, ma molti anni hp ballato danza classica; cosa che mi ha permesso anche di avvicinarmi allo studio del pianoforte, che più avanti ho lasciato per studiare basso elettrico. La mia passione per la lettura, invece, mai ha vacillato e mi ha spinta a comprare più libri di quanto la mia casa possa contenerne.
Questa passione è poi sfociata in un intenso amore per lo studio, di cui trovo grande esempio in mio padre. Le mie preferenze si indirizzano sempre più verso la saggistica inerente alla Psicologia e alla Psicoanalisi. È in quegli stessi anni che mi imbatto nei libri di C. G. Jung: per me una folgorazione; il primo autore a regalarmi una visione privilegiata sulla realtà.
Sulla base di ciò oggi frequento finalmente la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Analitica Post Universitaria - AION - di Bologna.
Appassionata degli abissi psichici, provo molta fascinazione anche per la musica e il cinema d'essai.
Non essendomi mai trovata troppo a mio agio in questa società 'inquinata' (sia in senso letterale che metaforico) - che mi vorrebbe meno malinconica, meno introversa e meno sensibile, ma al contrario più allegra, leggera e conformata - ho sempre cercato nella scrittura un'opportunità per respirare e affacciarmi sul mondo; opportunità che ora trova una nuova via d'espressione in Gnōthi Seautón!
E per questo importante riconoscimento di me e delle mie caratteristiche è stata preziosa la vicinanza di mio fratello, così diverso da me, ma così essenziale.

> Profilo Instagram https://www.instagram.com/elefrappa/
> Profilo Facebook https://www.facebook.com/elena.tsoutsis/