La creatività artistica è da sempre considerata una forma di comunicazione e un’espressione diretta delle doti simboliche e astrattive di chi crea arte. Ma cosa succede quando il processo creativo viene influenzato da una malattia neurodegenerativa come la demenza?
In questo breve articolo, esploreremo le profonde connessioni demenza e creatività artistica, concentrandoci sulle diverse modalità di cambiamento nella produzione artistica figurativa in base ai vari tipi di demenza e alla compromissione delle diverse regioni anatomiche.

demenza e creatività artistica: la creatività e il processo creativo
La creatività è una speciale forma di comunicazione e l’espressione diretta di doti simboliche e astrattive di chi crea arte. L’osservatore, che fruisce dell’arte, è colui grazie al quale essa esiste e vive.
Il processo creativo è un compito estremamente complesso che coinvolge vista, memoria e funzioni motorie ed esecutive.
Scultura, disegno e pittura sono tutte forme d’arte che richiedono l’integrazione di queste funzioni. Le arti figurative necessitano, dunque, dell’integrità delle funzioni neurologiche, soprattutto di quelle inerenti l’organizzazione e l’interpretazione della percezione.
Ma quando queste decadono?

Immagine stilizzata di un lato dell’encefalo umano.
demenza e creatività artistica: la demenza nell’artista
Demenza è un termine in realtà piuttosto generico, utilizzato di frequente per descrivere diverse forme di declino delle facoltà mentali (che vedremo più avanti). Si tratta di una malattia neurodegenerativa dell’encefalo, trattabile ma non curabile, che colpisce le persone più o meno anziane. Essa determina una riduzione graduale e irreversibile delle facoltà cognitive.
Il declino è quindi di norma sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana e tale da rendere il soggetto gradualmente non più autosufficiente.
In un mondo in cui la Demenza è un’emergenza e una priorità mondiale – per i grandi numeri di malati, sempre in aumento, e per gli enormi costi sociali che essi comportano – importanti sono le iniziative culturali e artistiche in cui coinvolgere i malati per sostenere il loro grado di adattabilità all’ambiente e supportare le loro capacità residue.
Molti sono infatti oggi i programmi a sostegno di politiche di invecchiamento attivo e di contrasto all’isolamento, alla chiusura, alla depressione, che in molti considerano l’anticamera del deficit cognitivo.
Ma quando sono gli artisti stessi a essere malati, è proprio da loro che parte il coinvolgimento del pubblico nel loro mondo artistico, ora più che mai in piena trasformazione.
Ed è in questo gioco di specchi che è possibile sostenere che l’arte rappresenta sia un aiuto per la comprensione della demenza sia una modalità espressiva per lo studio della mente.

il cervello demente creativo
È noto come la corteccia temporale e quella occipitale siano coinvolte nei processi di percezione di forma e colore, mentre le aree parietali sono implicate nella percezione dello spazio. Le regioni del lobo frontale contribuiscono invece alla creatività visiva e la corteccia prefrontale dorsolaterale è implicata nella pianificazione e nell’organizzazione dello sforzo artistico. Infine, il giro cingolato modula le pulsioni e le emozioni legate al processo.

Composizioni prima (A) e dopo (B) l’insorgenza della malattia.
Con l’insorgere e l’evoluzione della malattia, i temi artistici divengono solitamente più semplici, i dettagli meno elaborati e l’organizzazione dello spazio più semplice. I soggetti stereotipati possono dominare la scena e la tavolozza di colori può farsi insolitamente limitata. Vengono poi spesso abbandonate le ombreggiature e viene persa la prospettiva. Anche la motivazione dello stesso artista può progressivamente diminuire e l’originalità della sua produzione può cedere il passo alla copia di opere proprio antecedenti o di altri.

Rappresentazioni del medesimo soggetto prima (A) e dopo (B-C-D) l’insorgenza della malattia.
Il primo report neurologico dove vengono esaminate e riportate le conseguenze di un danno cerebrale negli artisti risale al 1948. E già in esso risultava chiaro, fin dalla premessa, come la compromissione neuropsicologica che si verifica nei processi dementigeni interferisca sull’estrinsecazione delle arti figurative.
Ad esempio, gli individui con doti artistiche malati presentano una maggior rappresentazione elettroencefalografica nelle regioni parieto-temporali di destra rispetto alle contro-laterali.

Autoritratto. Rappresentazioni del medesimo soggetto prima (A) e durante (B-C-D) l’insorgenza della malattia.
L’emisfero sinistro esercita un’azione inibitoria sui processi creativi. Infatti, è stato visto che in soggetti con lesioni di regioni emisferiche di sinistra si sono sviluppate facoltà artistiche non evidenti in precedenza. È stato dunque postulato che la degenerazione selettiva della corteccia temporale anteriore e orbito-frontale ridurrebbe l’inibizione di aree coinvolte nel sistema visivo-percettivo, valorizzando l’inventiva e le abilità artistiche.
Per contro, lesioni nell’emisfero non dominante ne determinerebbero un’involuzione.

Opere eseguite prima (A) e dopo (B-C) l’insorgenza della demenza.
NON UNA SOLA DEMENZA
La demenza spacca la regola, rivoluziona il cammino creativo e il talento pittorico. Il processo degenerativo può danneggiare gravemente alcune parti del cervello lasciandone integre altre.
La malattia dementigena non ha neanche una forma soltanto. La Malattia di Alzheimer (MdA) è la più comune tipologia di demenza. Ma essa differisce dalla Demenza a Corpi di Lewy (DLB), così come dalla Demenza Fronto-Temporale (DFT) e dalla Demenza Alcolica.
Willem de Kooning (1904-1997) che, con la sua pittura, ha fortemente influenzato i movimenti cubisti e surrealisti, è stato affetto dalla Malattia di Alzheimer (MdA). Egli continuò però a dipingere fino alla fine della sua vita. Così, il pubblico e la critica sono rimasti sempre attratti dalla sua arte, anche se – con il progredire della malattia – la sua arte divenne sempre più astratta e difficile da interpretare.

Un altro esempio è William Utermohlen (1933- 2007), artista americano residente a Londra e leader della Pop Art britannica, che cominciò a soffrire di MdA nel 1995, all’età di 61 anni. Egli dette però un personale contributo alla conoscenza circa i cambiamenti relativi alle arti pittoriche possibili nel corso della malattia. Creò proprio un resoconto delle variazioni da lui stesse rilevate nella sua arte attraverso una serie di autoritratti, che offrono ancora oggi una rara opportunità di “guardare in faccia” il processo dementigeno dall’interno, attraverso un racconto visivo della lotta di un artista contro la sua demenza.

Léo Schnug (1878- 1933), invece, era un pittore alsaziano dallo stile fine e dal tratto sicuro; peculiarità poi modificate gradualmente dall’insorgenza di una Demenza Alcolica che lo condusse fino al ricovero presso un Istituto Psichiatrico. Le sue pennellate divennero appesantite e imprecise ma, per nascondere le sue difficoltà, trovò l’artificio di sostituire lunghi colpi di matita con piccoli tratti contigui. Questo espediente consentì all’artista di continuare la sua opera mascherando il tremore. Inoltre, i fenomeni deliranti e allucinatori entrano a fare parte della tematica pittorica dell’artista.

conclusioni all’articolo su demenza e creatività artistica
In conclusione, sono evidenti le differenti modalità di cambiamento nella produzione artistica figurativa in funzione dei vari tipi di demenza e in base alla compromissione delle diverse regioni anatomiche.
Molto resta però ancora da scoprire sulla neurobiologia dei cambiamenti stilistici nell’arte figurativa nei pazienti che sviluppano un processo dementigeno, ma mi auguro che questo breve articolo possa aver incuriosito qualche lettore.
E ancora una grande domanda rimane senza risposta: si può parlare ancora di arte quando il pittore non è più in possesso delle sue originarie capacità mentali?
Dott.ssa Elena Tsoutsis, psicologa
Bibliografia sull’articolo “demenza e creatività artistica”
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Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sulla demenza e sulla creatività artistica
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