Il “Cogito ergo sum” cartesiano prova a priori e a posteriori l’esistenza di Dio

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L’esistenza di Dio, che è l’essere perfetto, è per lo meno tanto certa, quanto non potrebbe esserlo nessuna dimostrazione di geometria”. (Cartesio)

“Cogito ergo sum”, penso dunque sono, è il principio filosofico cartesiano per eccellenza.

L’Io si conosce mediante l’intuizione consistente nell’esperienza mentale dell’inseparabilità di pensare ed essere. Vale a dire che chi pensa, in una sorta di automatismo intuitivo, esiste.

Cartesio: Prova a priori e a posteriori

Ma nel sistema primordiale di Cartesio esiste solo il dubbio. “Se vuoi essere un vero cercatore della verità, è necessario che almeno una volta nella tua vita tu dubiti, per quanto possibile, di tutte le cose”.

L’aforisma, contenuto all’interno de “un tutt’uno con i saggi“, il Discorso sul metodo, asserisce che, per sviluppare conoscenza di una determinata cosa, si deve prima mettere in discussione quella stessa cosa.

Il “generale rovesciamento” delle opinioni acquisite avviene anzitutto attraverso la distinzione e tripartizione del dubbio metodico.

Non ci si deve fare ingannare dai sensi, dal sogno e dal Dio ingannatore.

Cogito ergo sum

L’ultimo è il più potente e il più subdolo perché potrebbe illuderci non soltanto circa i sensi o il sogno, ma dell’esistenza tutta. Se a questi aggiungiamo il genio maligno, finiamo dentro un dubbio iperbolico.

Eppure il Cogito ergo sum, si sottrae al dubbio e diventa il punto di partenza della conoscenza tutta, compresa quella di Dio. Com’è possibile che il mantra cartesiano non cede alla morsa del dubbio?

Nel momento in cui dubito, penso, dunque il dubbio è contemplato nel pensiero.

Per questo Cartesio procede con l’eliminazione del Dio ingannatore e avanza interrogandosi circa l’esistenza di Dio.

Se è vero, come è vero, che non ci siamo creati da soli, dobbiamo provenire da una causa prima, stando al principio di causalità, da Dio.

Cartesio: Seconda e terza Prova a posteriori dell’esistenza di dio

Esiste una seconda teoria a posteriori: se la mia mente è capace di pensieri perfetti, pur essendo io imperfetto, qualcuno perfetto ha dovuto instillarli dentro me.

Una terza tesi a posteriori si propone di dimostrare l’esistenza di Dio partendo dalla certezza matematica e geometrica.

Quando diciamo che il triangolo ha tre lati, poniamo come condizione evidente e necessaria il fatto che una figura, per essere considerata triangolo, debba soddisfare tale requisito.

Siccome la perfezione include l’esistenza, allora Dio esiste.

L’attributo per antonomasia divino è la veracità. Dunque l’inganno, tratto tipicamente imperfetto, non può avere origine da Dio.

Perchè ci inganniamo?

Per ovviare al problema Cartesio elabora la teodicea dell’errore, affermante che i fini di Dio non devono essere indagati. Ma l’esclusione del finalismo non basta, in quanto la domanda indaga le cause, non il fine.

Sembra più plausibile concludere che l’uomo è dotato di libero arbitrio che ora lo conduce alla retta via, ora all’errore

Miriam Ortoleva

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