Il gruppo di pari è uno specchio educativo fondamentale nello sviluppo del bambino, in grado di rinforzare, in maniera positiva o negativa, quelle caratteristiche che contribuiranno a formare il carattere dell’adulto.

Si nasce e si muore da soli, ma è più bello fare il tragitto in compagnia.
Nel cortile della scuola o ai giardini capita spesso di osservare le varie dinamiche che si creano tra bambini e bambine.
Tra questi, c’è chi gioca insieme e chi invece rimane vicino fisicamente ma gioca in parallelo; c’è chi si nota molto e chi invece “va dietro” agli altri; c’è chi fa il prepotente o chi è più accomodante e c’è chi condivide un gioco e chi invece lo vuole tutto per sé.
Il gruppo di pari: cooperazione, condivisione e competizione
Che siano caratterizzate da cooperazione, condivisione o competizione, all’interno di tali dinamiche si instaura una reciprocità relazionale che dà vita a uno degli aspetti più importanti dello sviluppo socio-emotivo del bambino.
È il gruppo dei pari quello in cui il bambino sperimenta una relazione orizzontale, ovvero lo stesso potere sociale degli altri, diverso da quello verticale che si crea in famiglia.
Il gruppo di pari è lo “spazio” dove, più che in ogni altro contesto, il bambino ha l’opportunità di sviluppare la propria identità e la propria personalità.

E chi non viene accettato dal gruppo di pari?
Un altro aspetto che facilmente risalta nella relazione tra compagni di classe o di gioco è la distinzione tra i bambini che vengono apprezzati dagli altri e quelli che, invece, non sono graditi, che possono essere trascurati o disprezzati e rifiutati.
A tal proposito è nota la connessione con il “carattere” del fanciullo, ovvero il suo temperamento iniziale e la conseguente personalità che poi sviluppa. Ciò che rimane in dubbio è se siano le caratteristiche individuali a generare il tipo di relazione con i compagni oppure se è quest’ultima ad avere l’influenza sul modo di comportarsi del singolo.
La conclusione riflessiva più plausibile è che si venga a creare un circolo vizioso, o virtuoso, tra questi elementi.
Le caratteristiche individuali del bambino generano un tipo di comportamento che si attua anche nella relazione con i pari; essa determina una conseguenza che rinforza in maniera positiva o negativa certe caratteristiche del bambino, che andranno quindi a rafforzarsi e a presentarsi successivamente o ad estinguersi.

CHI ha il compito di OSSERVARE (DA LONTANO e da vicino)
All’interno di questo quadro di relazioni tra pari, i genitori e la famiglia rivestono un ruolo di fondamentale importanza:
- Innanzitutto, forniscono istruzioni specifiche, sia verbali che comportamentali, sulla modalità di relazione con gli altri: sono modelli da seguire, anche in questo caso.
- Inoltre, rivestono il ruolo di “manager” delle opportunità di relazione dei propri figli, incoraggiando o meno le occasioni di incontro con i compagni.
- Infine, tramite gli stili educativi adottati, influenzano in modo indiretto la personalità dei propri figli e dunque, il loro modo di attuare con gli altri.
Per fare degli esempi, un genitore freddo e distanziante potrebbe più probabilmente generare un figlio aggressivo, rispetto a un genitore caloroso e supportivo; mentre, i genitori che adottano uno stile educativo autoritario limitano più facilmente il repertorio di abilità sociali dei propri figli; o anche, il bambino incapace di controllarsi nel comportamento con gli altri è presumibilmente figlio di genitori indulgenti che pongono pochi limiti.

Conclusione all’articolo sul gruppo di pari
D’altro canto, la sensibilità e la tolleranza sono le due caratteristiche principali di uno stile educativo più funzionale allo sviluppo socio-emotivo del bambino. Tramite queste i genitori comunicano al proprio pargolo una sensazione di fiducia nelle relazioni, che li aiuterà a prendere parte alle attività sociali anche al di fuori del contesto domestico.
Dottoressa Olga Bevanati, psicologa
Suggerimenti
Se ti incuriosisce l’argomento Psicologia dello Sviluppo ti suggerisco di leggere un altro dei miei articoli. Tra i più letti ne ho scritto uno sulla bugia, uno sulla gelosia tra fratelli e uno sulla didattica dell’errore.
Se invece sei proprio appassionato di suggerisco di dare un’occhiata al libro scritto dalla dottoressa psicologa Martina Bacciotti: Disney e la psicologia dello sviluppo.
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