In che modo si esprime la cultura? viaggio sociologico tra Riti, religioni, espressioni artistiche e mass-media

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La cultura è un insieme complesso di risorse da cui gli attori sociali traggono elementi utili per la definizione della realtà naturale e sociale come delle loro stesse identità, nonché le modalità strategiche e gli orientamenti del loro agire.

Per fare una una distinzione tra i diversi ambiti di produzione della cultura dobbiamo avere un approccio di tipo analitico. Questo perchè i vari ambiti si possono confondere e influenzarsi gli uni con gli altri.

Vediamone alcuni

Un problema di cultura - Il blog di Adriana Paolini

la cultura nel Linguaggio

Il linguaggio è la forma di mediazione simbolica universale attraverso cui vengono a costituirsi tutti i diversi ambiti di significato. Esso costituisce la prima fonte di socializzazione, ed è attraverso di esso che ogni individuo assimila i modelli di comportamento.

Inoltre, è il mezzo di comunicazione per eccellenza, per la sua capacità di trasformarsi all’infinito, esprimendo una grande varietà di sensazioni, emozioni, concetti. Consente infatti di sviluppare una riflessione sulle diverse dimensioni.

Le forme di linguaggio

Il linguaggio, originariamente nato solo in forma parlata, nel corso della storia viene ad oggettivarsi anche nei documenti scritti. Da questo momento della storia esso diventa il miglior accumulo di memoria collettiva e stabilizzazione delle tradizioni.

Il filosofo Wittgenstein ha riconosciuto la presenza di una pluralità di giochi di linguaggio diversi connessi a diverse forme di vita. Per comprendere il significato delle parole e dei segni, infatti, occorre conoscere le regole del gioco all’interno del quale esse vengono usate.

Da un lato, il linguaggio è condizionato, nella sua formazione, dalle concrete componenti della vita sociale. Questo accade in quanto le sue regole sono il prodotto convenzionale dell’incontro intersoggettivo.

Dall’altra parte, il linguaggio, in quanto codice che stabilizza particolari significati collettivamente condivisi, influenza il rapporto degli individui con la realtà naturale e sociale. Gli attori sociali infatti imparano a far uso dei giochi linguistici costituiti interiorizzandone le regole e adeguando i loro comportamenti alle forme socialmente stabilite dei significati.

Ogni tipo di gruppo o di comunità sociale presenta caratteristiche proprie di linguaggio a seconda delle regole particolari che lo reggono e degli usi che ne vengono fatti nella pratica della vita di tutti i giorni.

La teoria degli atti linguistici di Austin e Searle

La teoria degli atti linguistici (Austin e Searle), infatti, sostiende che enunciare una frase ha la stessa valenza di compiere un’azione, distinguendo tre tipi di atti

Atto locutorio

il linguaggio descrive stati di cose (es. “sta piovendo”)

Atto perlocutorio

enunciare una frase produce effetti su sentimenti, pensieri, comportamenti di chi la ascolta (es. “ti amo”)

Atto illocutorio

In questo caso si afferma o si promette qualcosa sulla base di regole convenzionali producendo un determinato effetto anche sociale (l’esempio più conosciuto è “il sì del matrimonio”).

Il linguaggio, inoltre, risulta legato anche alle forme culturali dell’azione sociale ed è importante anche quando si esprime non verbalmente attraverso, tra le altre, gestualità, mimica e prossemica.

cultura: Concezioni del mondo e rapporto con la trascendenza

Tra le forme culturali che maggiormente sviluppano un’influenza generalizzata sulle rappresentazioni, sui valori e sulle regole socialmente condivise, sono molti.

Da prendere in considerazione in primo luogo sono le concezioni del mondo e della vita umana contenute nei grandi racconti di tipo mitico e religioso.

Il mito

Il mito è la forma culturale nella quale trovano espressione le prime grandi rappresentazioni della realtà naturale e umana. Esso appare come la più antica modalità di organizzazione del mondo e delle vicende umane. Nella sociologia della cultura viene visto come la prima grande forma di mediazione simbolica prodotta dall’esperienza collettiva.

Il mito, difatti, rappresenta la fonte della fondazione dell’identità sociale e delle forme di legittimazione delle principali istituzioni sociali. L’eroe, se ci pensiamo bene, è il rappresentante del popolo e dei suoi valori. Pensiamo, per esempio, ai vari Achille o Ulisse nell’Iliade o nell’Odissea.

Il racconto mitologico assolve ad una funzione sociale dando spiegazione delle origini della società e dei suoi processi di trasformazione. Difatti, storicamente, il mito fornisce i primi fondamenti per la legittimazione delle leggi e dell’autorità.

Il mito è quindi una forma di comunicazione sociale che trae la sua forza dalla mobilitazione emotiva e dai processi psicologici di identificazione. Nella nostra epoca, più che la sociologia, è stata l’antropologia culturale ad occuparsi della funzione sociale del mito.

Le religioni

Le religioni propongono da un lato verità assolute e dall’altro prestano attenzione agli aspetti pratici dell’esperienza. Di fatto, le religioni definiscono regole generali di comportamento e sono per eccellenza le forme di mediazione del rapporto tra determinato e indeterminato.

Su di esse si sono sviluppati due diversi orientamenti della sociologia delle religioni: funzionalista e fenomenologico.

Funzionalista

Dal punto di vista funzionalista la religione viene visto come un

  • fattore di coesione e controllo sociale (Durkheim)
  • come ausilio nell’integrazione sia del singolo che tra popoli (Malinowski, Radcliffe-Brown)
  • e come funzionale alla legittimazione del dominio (Marx).

Secondo Parsons la religione è un sistema autonomo che, seppur mutabile nel tempo, assicura nel sistema sociale i significati e i valori fondamentali, rispondendo al bisogno essenziale di riferimento alla dimensione trascendentale. Per Luhmann la religione è un sottosistema autonomo e autoreferenziale che rappresenta una risorsa di senso rispondente ai significati ultimi, è una forma di riduzione della complessità che fornisce prestazioni specifiche al sistema sociale.

Fenomenologico

Dal punto di vista fenomenologico la religione è un modo di essere dell’uomo nonchè parte costitutiva ed integrante dell’esperienza umana. Essa sostiene il singolo nel suo riferimento a valori che trascendono la socialità.

Per Berger la religione ha funzione primaria nel processo di costruzione della realtà sociale, in quanto essa permette di imporre un ordine all’esperienza e di proteggere l’individuo dai pericoli dell’anomia e dell’indeterminatezza del mondo. La religione svolge funzioni sociali positive ovvero legittima l’ordine sociale, fa accettare come parte del quotidiano esperienze come la morte e funzioni sociali negative, tendenza al bisogno di assoluto che porta al sacrificio del singolo a favore della totalità sociale.

Secondo Luckmann esiste una pluralità di valori e credenze che non riescono più a dare una concezione unitaria della vita umana. L. parla del fenomeno della religione invisibile: gli individui tendono a costruirsi soggettivamente la loro personale religiosità.

I rituali e il rito come atti di cultura

Il rito

Il rito è una situazione in cui le credenze mitiche o religiose vengono rappresentate attraverso cerimonie o culti sacri. Esso serve a rafforzare gli stati d’animo e le motivazioni che i simboli inducono negli individui ed è effettivamente un’oggettivazione delle credenze e delle tradizioni. Difatti, il rito possiede una certa autonomia.

I rituali, invece, sono azioni attraverso le quali all’interno di una società viene rappresentato qualche evento, fatto, significato, mediante azioni specifiche.

Con “rituali” non si intendono solo i grandi rituali collettivi, ma un’infinità di pratiche sociali della vita quotidiana. Difatti si distingono i macro-rituali dai micro-rituali. Essi servono a rappresentare la società e a permettere la comunicazione fra gli individui.

Il tema del rituale viene fatto risalire all’opera “Le forme elementari della vita religiosa” di Durkheim.

Questo libro verte sul tema del religioso, ma non di una religione particolare. Le forme elementari della vita religiosa parla delle forme elementari della vita religiosa descrivendo quindi gli elementi caratteristici di ogni religione.

Durkheim, per fare ciò, parte dal presupposto che la caratteristica del religioso è quella di distinguere il sacro dal profano. Il sacro è tutto ciò che riguarda la parte che attiene la vita religione. Il profano, invece, tutto ciò che non riguarda la vita religiosa.

la cultura e Le espressioni dell’arte

Le espressioni dell’arte sono un complesso di forme di mediazione simbolica. Si possono così definire in quanto traducono nel linguaggio, nelle immagini, nei suoni, la complessità delle esperienze vissute.

L’arte trae la sua ispirazione dai più diversi tipi di esperienza. In essa, infatti, vengono comprese le arti figurative (pittura, scultura, cinema, ecc), la letteratura e la musica.

I criteri attraverso cui si definisce se una determinata forma espressiva è arte oppure no variano nel tempo e a seconda del contesto storico-culturale. È rilevante, in questi criteri, la dimensione acquisita dall’immaginario e dall’espressione metaforica,

Nelle forme d’arte “riconosciute”, infatti, sono presenti accentuate attenzioni e consapevolezze rispetto al medium formale utilizzato. I mezzi espressivi quindi costituiscono la diretta manifestazione del significato.

Come considerare l’arte

Le espressioni dell’arte vanno considerate sia in relazione all’influenza che i condizionamenti sociali hanno sull’espressione artistica, sia in relazione all’autonomia che essa possiede.

Se da un lato l’arte può essere la celebrazione di valori sociali condivisi (funzione di integrazione e conferma dell’identità sociale), dall’altro essa può essere può essere la messa in discussione di interpretazioni della realtà.

Il rapporto tra arte e società

Le trasformazioni storiche del rapporto tra arte e società mostrano che l’arte è il risultato di una serie complessa di relazioni. in esse intervengono sia elementi creativi che condizionamenti strutturali.

L’arte è riflesso e sintomo dell’esperienza sociale e anche elemento costitutivo del processo di costruzione della realtà sociale stessa.

La musica

Per quanto riguarda la sociologia della musica, Simmel ha considerato la musica come una forma di comunicazione connessa alle strutture delle relazioni sociali; Weber, invece, sostiene un’intima interdipendenza tra realtà sociale e produzione musicale; Adorno sostiene invecedi poter cogliere, in alcune forme musicali, il riflesso delle ideologie e delle forme di repressione totalizzanti che caratterizzano la società di massa di tipo capitalistico.

La letteratura

La letteratura è una fonte inesauribile di rappresentazioni della realtà sociali. Per Lukacs il contesto sociale è determinante riguardo allo stile.

Per Goldmann, invece, esistono strutture significative oggettivamente visibili nella produzione letteraria. Il sociologo rumeno, infatti, sostiene che esistano strutture mentali denominate categorie (sociali) che organizzano la coscienza empirica di un determinato gruppo sociale e l’universo immaginario dello scrittore.

Derrida considera la scrittura come ciò che è all’origine della coscienza stessa e ogni testo scritto è una traccia di un senso in sé inattingibile e espressione di diverse forme di retorica. Per De Man la realtà sfugge costantemente per cui ciascun discorso è solo un’autocostruzione retorica, e sono proprio le procedure di argomentazione e gli stili di scrittura sottesi a tale processo che dovrebbero essere oggetto di analisi della sociologia della letteratura.

la cultura e I processi di socializzazione e di formazione

Le modalità attraverso cui i valori e i modelli normativi vengono assimilati e interiorizzati dagli attori sociali sono la socializzazione primaria e quella secondaria.

  • Socializzazione primaria: prima infanzia, nella famiglia;
  • Socializzazione secondaria: sistemi e sottosistemi sociali, nelle istituzioni educative e formative e le diverse agenzie di produzione culturale (scuola, università ecc).

Entrambi i livelli permangono nell’individuo che continua a ri-socializzarsi.

La socializzazione primaria e il problema dell’identità

Ciascun individuo nasce in una società già costituita, dotata di un patrimonio culturale che nel tempo si è depositato nella memoria collettiva attraverso il linguaggio.

L’individuo alla nascita è dotato di un patrimonio genetico che lo predispone all’apprendimento e alla crescita psichica e cognitiva. Questo patrimonio viene orientato grazie alle forme sociali e culturali della società in cui l’individuo cresce.

Egli è quindi prodotto sociale. Ma non solo. Il soggetto può infatti elaborare un proprio mondo di significati che può non coincidere con il sistema culturale dominante (si può ribellare alle norme e a valori costituite).

Esiste quindi una distanza, più o meno ampia, tra il soggetto e l’ambiente, che gli consente di stare in rapporto con l’esterno mantenendo la propria individualità. La sua identità individuale è uguale a quella degli altri per poter stabilire un rapporto di prevedibilità, fondato su aspettative reciproche, ma anche distinta da quella degli altri.

  • L’identità individuale è quindi il frutto di una elaborazione interna, conscia e inconscia, dell’esperienza vissuta almeno in parte corrispondente all’immagine che il soggetto ha di sé.
  • L’identità sociale corrisponde all’immagine che il soggetto dà di sé nei processi di comunicazione e di interazione con gli altri. Nell’identità sociale un concetto fondamentale è quello di ruolo.

I Processi educativi come veicolo della cultura

I processi educativi e di formazione culturale e professionale sono generalmente svolti da istituzioni specifiche. Queste organizzano la formazione “in modo formale”.

L’esempio più classico è la scuola. Esso è lo strumento principale che intende produrre quei prodotti necessari alla società moderna nella quale gli individui vivono e perseguono gli obiettivi richiesti da essa, mediante i processi di socializzazione.

La funzione fondamentale della scuola è far si che gli individui possiedano delle conoscenze attorno a degli elementi della realtà considerati importanti dalla società.

Fondamentali sono l’importanza della funzione educativa e le connessioni tra questa e le strutture sociali.

Cosa pensano i sociologi del processo educativo del secolo scorso (ma anche di questo visto che non è cambiato un gran che)

Per Weber il ceto è una comunità fondata su onore e condotte di vita condivise. Gli ideali educativi, in esso, variano a seconda dei valori del ceto.

Per Durkheim i processi educativi sono un mezzo con cui la società determina l’individuo orientando i suoi impulsi egoistici verso la solidarietà e il consenso. Per Mannheim, invece, l’educazione ha come finalità l’adattamento sociale del soggetto e la sua autonomia, secondo l’ideale di libertà individuale.

Secondo Parsons l’attore sociale apprende e interiorizza valori e modelli atti ad assicurare la sua adesione ai ruoli sociali, per Bordieu e Passeron inculcando gli habitus. Questi sono l’insieme dei modelli di comportamento che determinano la disponibilità degli attori sociali ad adeguarsi al sistema sociale costituito. La scuola stabilisce in relazione ad essi una forte selezione tra gli studenti appartenenti alle classi medio/alte e quelli delle classi popolari.

la cultura: processi e i mezzi di comunicazione di massa (o Mass media)

Un ambito di produzione e diffusione della cultura che ha assunto una grande importanza nella società contemporanea è quello che viene di solito indicato con l’espressione “mezzi di comunicazione di massa” o “mass media”.

Il concetto di comunicazione

Per comunicazione s’intende il processo mediante il quale determinate informazioni o significati vengono trasferiti da uno o più individui, o emittenti, ad altri individui, riceventi.

Si tratta di un processo di interazione simbolica in cui la possibilità di trasferire messaggi avviene sulla base dei segni e secondo regole culturalmente e socialmente condivise. Queste secondo codici stabiliti convenzionalmente in base all’uso o a criteri preventivamente selezionati.

I segni possono essere di natura verbale secondo linguaggi di uso comune o di tipo specialistico o non-verbale.

Tra i diversi modelli teorici usati per analizzare il processo della comunicazione, possiamo ricordarne 3

Modello stimolo-risposta

In ordine: 1) fonte di informazione 2) codificatore del messaggio 3) canale di trasmissione 4) decodificatore 5) destinatario).

Modello di tipo dialogico

In questo si vede uno scambio tra attori interagenti secondo una circolarità.

Modello della pragmatica della comunicazione umana

Questo modello pone dei punti fondamentali: non si può non comunicare. Ogni comunicazione, secondo questo modello, comprende un contenuto e un aspetto relazionale.

Ogni relazione appare come una serie di sequenze lungo un continuum e il suo significato può essere interpretato solo attraverso una punteggiatura. Gli scambi comunicativi, in esso, possono essere simmetrici o complementari.

Il concetto di massa

La massa si definisce insieme non organizzato di individui che vengono percepiti in base ad atteggiamenti, rappresentazioni, comportamenti di tipo medio. Questi non sono necessariamente corrispondenti a persone concrete, anche se danno indicazioni su tendenze statisticamente rilevanti, presenti nella maggioranza dei membri di una società.

Il concetto di pubblico (audience) è un numero di più o meno ampio di persone destinatario di un messaggio ad esso finalizzato.

I mezzi di comunicazione di massa

I mezzi di comunicazione di mass sono:

  • stampa
  • radio
  • televisione
  • cinema
  • dischi
  • videocassette, dvd e blue ray
  • reti computerizzate ad alta diffusione (volgarmente, internet).

Le forme di produzione culturale dei media sono tra le più importanti agenzie di socializzazione. Le diverse organizzazioni che, nelle società attuali, presiedono ai mezzi di comunicazione di massa riflettono, in gran parte, gli interessi economici e politici di gruppi pubblici e privati.

I mass media non solo trasmettono i contenuti prodotti dai diversi gruppi sociali, ma possono, a loro volta, diventare fonti relativamente indipendenti di produzione di significati. Difatti vengono a costituirsi dei veri e propri centri autonomi di decisione e di potere (definito, per questo, Quarto potere accanto a quello politico, economico e giudiziario).

La sociologia dei processi comunicativi si è sviluppata intorno agli anni 40 nel dopoguerra.

diretta conseguenza della cultura: La produzione del diritto

Un’importante componente della cultura di una società è l’insieme delle norme che regolano l’agire sociale.

Il diritto si costituisce come sistema di norme autonomo rispetto al potere, il quale, in via di principio, appare esso stesso tenuto all’osservanza delle leggi generali.

Esso è caratterizzato dalla formalizzazione di determinate regole, che, come tali, si distinguono dalle regole informali presenti nei contesti sociali. Attraverso queste regole si sviluppa il controllo sociale. In senso specifico questo viene generalmente riferito ai meccanismi spontanei attraverso i quali una collettività cerca di prevenire la devianza.

I sistemi di diritto moderni costituiscono una parte specializzata del più ampio patrimonio culturale, con caratteristiche e funzioni proprie. Tali sistemi, che si sviluppano in stretta connessione con le strutture sociali e in particolare con quelle di potere, si configurano come un insieme di forme specifiche di mediazione simbolica, Questi sono il riflesso e, nel contempo, uno dei fattori costitutivi del processo di costruzione della realtà sociale.

Teorie sul diritto dei sociologi

Per Durkheim il diritto ha la funzione di mantenere l’ordine sociale. Per Weber il carattere sociale dell’agire si fonda sulla possibilità di prevedere l’agire altrui. Tale prevedibilità è resa possibile dalle regole sociali dettate dall’uso, dai costumi tradizionali e dalle leggi.

Malinowsky, invece, indica nella reciprocità il principio di base del diritto. L’antropologo britannico ritiene che le norme giuridiche abbiano soprattutto la funzione di assicurare l’organizzazione di servizi sociali. Questo stabilendo un meccanismo di reciproca dipendenza tra i membri di una comunità in modo da evitare i conflitti violenti e assicurare la normalità delle relazioni sociali.

Per Parsons il diritto svolge il suo ruolo in senso universalistico operando al livello più alto del sistema attraverso la legittimazione delle norme, la produzione di leggi e la regolazione della loro applicazione, le sanzioni.

Luhmann considera il diritto come uno degli ambiti autonomi di significato. Riducendo la complessità, il diritto costituisce, accanto a quelli della verità, dell’amore, del potere, del denaro, uno dei mezzi di comunicazione funzionali al sistema sociale. Il diritto si configura come sistema autoreferenziale.

Infine per Goffman, attraverso l’etichettatura di una persona come deviante o lo stigma applicato a un individuo come criminale, si pongono le premesse affinché una persona venga stabilmente considerata come non rientrante nella norma.

La cultura nelle organizzazioni produttive

La cultura nelle organizzazioni produttive è data dalle simbologie, dai valori, dai modelli specifici di azione prodotti e riprodotti nelle organizzazioni dell’attività lavorativa.

Non si tratta di un unico sistema coerente di valori, ma di una pluralità di influenze culturali che consentono una pluralità di forme simboliche interne alle organizzazioni produttive e alle relazioni industriali.

Il concetto di lavoro nel secolo scorso

Nei primi del ‘900 il lavoro veniva analizzato unicamente in termini di una programmazione rigorosa, secondo una logica fondata sull’efficienza produttiva, sui meccanismi di controllo e sulle incentivazioni di tipo salariale. Il lavoratore era mosso solamente da interessi di profitto personale.

Dagli anni 40-50 è stata sottolineata la presenza, accanto alle regole formali, di codici di comportamento informali. Questi sono connessi con l’appartenenza di gruppo, la presenza di leadership informale, la rilevanza rispetto alle incentivazioni di tipo puramente economico, delle componenti psicologiche e degli ideali di solidarietà sociale.

Dagli anni 80 emerge l’importanza della costruzione della realtà sociale e quindi dei modi in cui vengono costruite e istituzionalizzate le leggi economiche nel tempo, del ruolo dei gruppi di interesse nella costruzione delle pratiche e delle strategie all’interno delle organizzazioni. Importanti studi hanno introdotto nella cultura delle organizzazioni produttive aspetti personali degli individui.

La cultura politica

La cultura politica è quell’insieme di rappresentazioni e credenze, di orientamenti di valori, di regole e stili di comportamento che si sono sviluppato nell’ambito delle relazioni politiche e governative, influenzando direttamente queste ultime.

Non si può parlare di cultura politica come insieme omogeneo di significati. Questo perchè abbiamo una pluralità e compresenza di più culture politiche nella stessa società.

Oggi, l’analisi dei rapporti tra cultura e politica sembra orientarsi verso l’individuazione dei canali attraverso cui le istituzioni culturali, il linguaggio e le pratiche simboliche forniscono idiomi condivisi per definire valori e articolare idee nell’ambito della politica.

In particolare, si evidenzia in questo processo il ruolo dei mezzi di comunicazione, degli intellettuali, degli operatori politici e dei leaders di opinione.

Niccolò Di Paolo

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