Kintsugi a scopo terapeutico: riparare con l’oro come metafora dell’elaborazione del dolore

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In ambito psicologico il Kintsugi si presta ad essere utilizzato come metafora potente e ispiratrice che offre l’opportunità di un nuovo approccio alla guarigione emotiva e alla crescita personale.

In particolare, il Kintsugi ci invita a riflettere sull’elaborazione del dolore, mostrandoci come l’atto di riparare possa rivelarsi un processo di straordinaria trasformazione interiore.

Kintsugi a scopo terapeutico

Il “Kintusugi” è un’antica arte giapponese nata alla fine del 1400 allo scopo di riparare tazze in ceramica per la cerimonia del tè. La riparazione viene effettuata riattaccando i cocci con una resina naturale, la lacca Urushi, colmando le crepe con polvere d’oro. L’oggetto ricomposto, con le sue crepe in evidenza, acquista più valore per la sua storia e la sua unicità.

In questo articolo vedremo come può essere d’aiuto per affrontare ed elaborare una ferita dal punto di vista psicologico.

Etimologia della parola

Kintsugi si compone della parola Kin 金 che significa ‘oro’ e Tsugi 継ぎ ‘riparare’. 

Come molte altre parole giapponesi, Kintsugi racchiude dentro di sé un significato più profondo, difficile da tradurre in semplici parole. Questo termine porta con sé più concetti e insegnamenti come l’essere resilienti e il liberarsi dalle pressioni del perfezionismo accettando e mostrando le nostre fragilità.

Kintsugi a scopo terapeutico: La nostra forza è oro

In Occidente spesso il Kintsugi viene definito per motivi pubblicitari “l’arte di rendere preziose le ferite” ma non si tratta veramente di questo. In un percorso di Kintsugi ciò che va ad essere impreziosito non è la ferita in sè, che in alcuni casi potrebbe non essere preziosa per niente, bensì la forza e la capacità che in qualche modo abbiamo trovato per affrontarla e rimettere insieme i pezzi.

Per questo motivo sarebbe più corretto definire il Kintsugi l’arte di curare le ferite e celebrare la forza emozionale

Cos’è la forza emozionale

La forza emozionale è l’energia che troviamo per andare avanti dopo un momento destabilizzante. Alcune volte questa forza nasce spontaneamente, ma spesso la dobbiamo cercare nel profondo di noi.

Il nostro corpo è portato per natura a sopportare grandi traumi, siamo in grado letteralmente di autorigenerarci. Ma se fisicamente siamo pronti ad affrontare una sofferenza, a livello mentale diventa tutto più complicato. Una ferita emotiva non si rimargina senza consapevolezza, occorre lavorarci attivamente. 

Spesso per fuggire dal dolore fingiamo non sia successo nulla e ci ritroviamo inspiegabilmente nelle stesse situazioni che ci hanno fatto male, perché ripetiamo le stesse dinamiche come tentativo di elaborazione

Altre volte invece restiamo così tanto nel dolore da rimanerci intrappolati. Restare nel dolore troppo tempo non ci permette di vivere pienamente, ci toglie energie e ci fa ammalare.
Ovviamente abbiamo tutti bisogno di prenderci tempo per sentire il dolore dopo un evento traumatico, ma arriva un momento in cui è necessario cambiare qualcosa e uscire dalla sofferenza

Tomas Navarro, uno psicologo e autore di “Kintsukuroi” ci ricorda in questo prezioso libro che “non si muore cadendo in un fiume ma rimanendo sott’acqua”. Questa metafora ci risulta utile per capire che arriva un momento in cui si deve smettere di subire il dolore e passare all’azione, nuotare per arrivare alla riva e proseguire la nostra esistenza.

Passare all’azione è possibile se ci connettiamo con la nostra forza emozionale che viene rappresentata nel Kintsugi dalla colla che rimette insieme i cocci. La forza è il collante che ha permesso di non gettare tutto ma di rimboccarsi le maniche, ed è questo che verrà evidenziato con l’oro.  

Non soffriremo più per lo stesso motivo

Un altro insegnamento che questa tecnica artistica ci dona è che se lavoriamo per rimettere insieme i pezzi e riparare l’oggetto, se questo dovesse cadere ancora, non si romperà mai più nello stesso punto. Sicuramente vivendo cadremo ancora, ci romperemo ancora, ma se siamo in grado di elaborare le sofferenze e trovare la forza di superarle, non subiremo mai più lo stesso dolore.

Le 6 fasi del percorso Kintsugi a scopo terapeutico 

All’interno di un laboratorio di Kintsugi si delineano 6 fasi, ognuna delle quali corrisponde ad un momento di elaborazione personale che può essere condiviso o vissuto in piena intimità.  

Rottura

Durante la rottura dell’oggetto si riporta alla memoria un momento in cui ci siamo sentiti letteralmente rotti. Dopo lo shock della rottura si accoglie il dolore raccogliendo i pezzi.

Cura e assemblaggio

In questa fase si sceglie se riparare o disfarsi dell’oggetto, interiormente ci domandiamo se è arrivato il momento di guarire e andare avanti. È il momento in cui accettiamo l’accaduto e iniziamo a prenderci cura delle ferite, i pezzi vengono puliti con cura e si cerca di immaginare l’oggetto riparato.

Ricomposizione 

Si prepara un legante che si applica sui bordi dei pezzi da ricomporre per poi riunirli e aspettare con pazienza che si asciughino. In questo momento ci chiediamo qual è il legante nella nostra vita, ovvero la forza che ci ha permesso di ricomporci e la ricontattiamo. La fretta potrebbe indurre a lasciare la presa prima del tempo, non permettendo ai pezzi di incollarsi. Questa fase delicata ricorda che occorre tempo per prendersi cura di se stessi. 

Liberazione

In questa fase si toglie l’eccesso di colla, un’occasione per riflettere e lavorare su cosa vorremmo togliere nella nostra vita, cosa riteniamo essenziale e cosa invece ci appesantisce. Alcune parti di noi, comportamenti appresi e dinamiche disfunzionali che si ripetono, devono essere lasciate andare per consentire di fare spazio a nuove parti di noi in linea con il nostro vero Sè.

Integrazione 

Si lavora del materiale per coprire eventuali buchi nella tazza e ci si domanda con cosa vorremmo riempirli, si riflette su cosa sentiamo che manchi nella nostra vita.

Rivelazione

È la fase più attesa in cui si prende la polvere d’oro e si applica sulla lacca fresca ed è il momento in cui l’oggetto emerge come riparato e migliore, ricolmo della forza che abbiamo usato per restaurarlo. È una vera e propria metamorfosi, ci ritroviamo trasformati e riconosciamo il nostro valore.

Il Kintsugi rappresenta un viaggio straordinario per chi è disposto a mettersi in gioco ricontattando le proprie ferite in modo consapevole e concreto, per poi proseguire la propria vita intensamente, con una nuova prospettiva.

Dott.ssa Martina Cavicchini, psicologa

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About Martina Cavicchini

Sono una Psicologa iscritta all’Albo A della regione Lombardia n 27141.
Sono iscritta alla scuola di specializzazione in Psicoterapia Sistemica e Relazionale ISCRA di Modena. Mi occupo di sostegno psicologico e laboratori di arti terapie.

Per info / consulenze: martinacavicchini@virgilio.it