Per la mente umana la sintesi è tutto: se ti dico “acqua” ti verrà istintivo pensare ad un bicchiere d’acqua o al mare (blu). La realtà è che il monossido di diidrogeno, H2O, è un composto organico (incolore) con un’infinità di proprietà chimico-fisiche.
Elaborare sintesi è la capacità, necessaria alla nostra mente, di riorganizzare i dati in una chiave più semplice essendo la natura dei fenomeni troppo complessa e difficile da controllare e dominare.
Difatti, di fronte alla complessità dei dati e della realtà, si avverte sgomento e disorientamento.
Il termine sintesi indica il procedimento che mette insieme parti al fine di comporre un intero (dal greco: σύνϑεσις (siùnthesis) «composizione», derivato di συντίϑημι (siuntìthemi) «mettere insieme»).
Il concetto di Sintesi si ravvisa già nella filosofia aristotelica, descritta come “l’atto stesso del pensiero”.
Per Cartesio l’analisi permette di identificare gli effetti dipendenti dalle loro cause, mentre la sintesi procede ripercorrendo e restaurando i rapporti identificati dall’analisi.
Kant, in “Prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza”, usa il termine “sintetico” a proposito dell’attività unificatrice e raggruppante dell’intelletto e della ragione.
La sintesi è stata oggetto di studio per migliaia di anni, ma come si collega all’arte di insegnare?
Citare le scoperte o il pensiero di altri senza sintetizzare una propria idea è un atto estremamente passivo, mentre un maestro deve considerare la soggettività con cui ha interpretato e messo insieme le informazioni e mostrarle onestamente ai suoi discenti, non solo perché fa di lui un “esperto” e non un semplice tramite, ma anche perché lascia ai discenti la possibilità di fare altrettanto, criticamente e con i propri filtri.
Il più antico testo matematico finora scoperto è il papiro di Mosca, datato fra il 2000 a.C. e il 1800 a.C., dove in conclusione si spiega un metodo corretto per trovare il volume di un tronco di piramide. Come molti testi matematici antichi si presenta come un problema basato su una storia spiegata su un lungo papiro; oggi tutto ciò è un semplice
V = ⅓ * h (Ab + Ab’ + √Ab * Ab’)
Ci pensate se a scuola i professori, per spiegare la matematica, fossero partiti dai papiri egizi?
Dottor Niccolò Di Paolo