Socrate e la saggezza del sapere di non sapere: l’unico modo per scampare alla tracotanza (strafottenza)

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Intelligenza è sapere di non sapere. Limitatezza è pensare di sapere e per questo sentirsi superiori

Uno degli insegnamenti più famosi che Socrate ci trasmette è il rimprovero verso coloro che peccano di mancanza di umiltà e che credono di sapere, e di avere competenza, in ambiti nei quali invece, nei fatti, non ne hanno.

Sapere di non sapere: cosa significa veramente questo pensiero Socratico

Dall’ “Apologia di Socrate” leggiamo infatti:

“(..) Costui crede di sapere, mentre non sa: io almeno non so, ma non credo di sapere…”.

E se lo diceva Socrate di non sapere…!

Come definire questo atteggiamento di sfacciata sopravvalutazione delle proprie conoscenze ed abilità?

Come chiamare questa mancanza di umiltà nell’espressione di quello che è solo un proprio pensiero, e non certo una realtà assoluta e universale?

Ha un nome questa “strafottente” arroganza nella proclamazione delle proprie idee, considerate giuste e superiori a quelle degli altri?

Iubris: la strafottenza (o tracotanza) degli antichi greci

I pensatori greci hanno un termine per tutto questo: è ὕβϱις (si legge “iubris”) e significa letteralmente “tracotanza”.

Questo termine denota proprio atteggiamenti di superbia e di insolente superiorità nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. Addirittura, dai greci la “iubris” era considerata un grave peccato, capace di scatenare la peggiore ira degli Dei, e per questo stavano ben attenti a non commetterlo e a sfuggire da Ate, figlia di Zeus, Dea della “tracotanza”.

Oggi invece è facilissimo riscontrare questo tipo di atteggiamento. Questo in una società dove un semplice clic su internet, una distratta lettura ad un articolo di giornale o un’attestazione certificata da un pezzo di carta, unita ad una tendenza personale di sopravvalutazione del proprio ego, ci fanno facilmente sentire “professoroni”, luminari, illuminati, in questo preciso momento storico addirittura anche virologi o capi di stato…!

Resilienza? Chiamiamola strafottenza - Linkiesta.it

Sapere di non sapere è l’invito socratico alla cura di sè

Socrate invita ad essere maggiormente consapevoli della propria incompletezza di conoscenza, e soprattutto del fatto che il proprio punto di vista non ha mai in nessun caso valenza universale. Questo è solamente espressione di una parte di realtà, una parte di opinioni, e sicuramente non sta al singolo decidere quale di queste sia la più valida. In questa consapevolezza sta la vera saggezza.

Socrate era fiero della propria umiltà, da lui considerata come unico vero indice di avveduta cultura e conoscenza: qualità in grado di spazzare fuori dalla porta la presunzione.

Dottoressa Olga Serantoni

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