La scrittura per l’antropologo è vitale. Essa veicola il lavoro di ricerca, che può essere divulgato attraverso gli articoli, le riviste digitali o comunicato alla comunità scientifica.
Vediamo insieme l’iter e le modalità di ricerca dell’antropologo attraverso la scrittura.
La stesura di un corpus documentario
L’antropologo scrive. La stesura di un corpus documentario è il prodotto finale della ricerca antropologica. Scrivere è un atto imprescindibile per chi sceglie la professione dell’antropologo. La scrittura lo accompagnerà per tutto il suo percorso lavorativo: da quando si recherà negli archivi, nelle biblioteche, allo studio preliminare e prima di accedere al terreno di ricerca. Con la scrittura provvederà a registrare le note di campo, i diari e i database, che saranno analizzati e in un secondo momento processati per la compilazione del documento finale: l’etnografia.

L’etnografia
L’etnografia è il resoconto dell’esperienza sul campo e della ricerca condotta, è un documento che spiega le fasi, il metodo dell’indagine e come i dati raccolti sono legati fra di loro nella loro complessità. Per l’antropologo è un lavoro di scrittura che richiede un lungo periodo di studio bibliografico e di confronto con la comunità scientifica. Per scrivere una etnografia a volte ci vogliono anni, ma questo non deve preoccuparvi. Una etnografia scritta bene, argomentata in maniera fluida e semplice, capace di interessare un pubblico più vasto rispetto a quello della comunità scientifica può risultare interessante a un gruppo editoriale che sceglie di sostenere il progetto e di pubblicarlo.
L’antropologo scrive
L’antropologo scrive, lo abbiamo annunciato sin dalle prime righe di questo articolo.
Scrive note e diari di campo, articoli, relazioni, progetti di ricerca, etnografie e libri divulgativi. Ma possono arrivare ulteriori proposte di lavoro, come per esempio: scrivere pannelli illustrativi per musei, percorsi sentieristici, scrivere manuali. La scrittura per l’antropologo è uno strumento che ci accompagnerà per tutta la nostra carriera.

Scrivere bene è un’arte.
Un buon libro è un libro che si legge bene: frasi brevi, chiare, con un buon lessico, che non si perde in virtuosismi stilistici.
Non tutti possiedono le doti di leggerezza e di fluidità nella narrazione.
Esistono dei corsi di scrittura così come dei manuali di stile per curare la stesura di un documento, per esempio quello di Roberto Lesina, Il nuovo manuale di stile. Guida alla redazione di documenti, relazioni, articoli, manuali, tesi di laurea
Un libro di antropologia ha la sua forza nel racconto della costruzione della ricerca, in modo da accompagnare il lettore nel percorso mentale e intuitivo ma anche nel racconto delle difficoltà che ha riscontrato.
Il lavoro di scrittura per l’antropologo è un processo faticoso, perché è il momento in cui si entra in contatto con il pubblico e ci si presenta. La scrittura esprime la personalità dell’autore e crea un’ immagine di chi siamo in chi ci legge. Grazie ai motori di ricerca possiamo dare un volto agli antropologi e alle antropologhe, ma molto si evince dal racconto della ricerca e che “postura” hanno assunto rispetto all’argomento della ricerca.
Scrivere bene è una tecnica che va allenata. Una ricerca scritta bene, ha una maggiore possibilità di essere letta, veicolata e apre nuovi canali lavorativi nel mondo della divulgazione e dell’editoria. La professione dell’antropologo è rara e difficile, avere degli strumenti competitivi come saper usare bene un linguaggio è fondamentale.
Scrivere per tutti
L’interesse per le discipline umanistiche negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente, questo vuol dire che il pubblico si è diversificato. “Scrivere per tutti” vuol dire avere la capacità di comunicare il nostro lavoro in maniera semplice andando in profondità. Scrivere non solo per la comunità scientifica, ma anche per un pubblico di lettori incuriositi e appassionati, che possano sentirsi inclusi e accolti.

Se non possiedo una buona capacità nello scrivere cosa posso fare?
Esistono delle tecniche, come per esempio tenere un diario giornaliero aiuta a creare un testo che abbia un inizio, un corpo e una fine. Uno dei libri che consiglio è le Fiabe italiane. Raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti, di Italo Calvino recentemente ripubblicato da Mondadori. Un’opera monumentale, che per noi antropologi ha un doppio valore, sia quello di documentarci sulle favole italiane e di allenarci sulla struttura narrativa delle fiabe. Leggere quest’opera sarà un allenamento importantissimo sulla scrittura e sul lessico.
la scrittura per l’antropologo: Scrivere le note di campo
La prima fonte di informazione è sicuramente la lingua, come codice costituito da un repertorio di simboli che rimandano a significati e in secondo luogo l’osservazione dell’agire sociale secondo modelli culturali particolari.
La redazione delle note è l’atto con cui si scrivono appunti durante le interviste, le ricognizioni, si mettono a fuoco temi emersi o si appuntano riflessioni da sviluppare in seguito. Le note di campo sono delle mappe, che riassumono la direzione che sta prendendo la ricerca. Hanno un carattere anche autobiografico, perché la pratica sul campo, l’esperienza diretta e il confronto con l’altro hanno un’azione riflessiva.
I dati emersi dalle note sono analizzati e selezionati in base alla loro rappresentatività, dopo uno studio bibliografico e di analisi. Successivamente andranno comparati con quelli di altre ricerche, solo il confronto con altri lavori scientifici può produrre risultati apprezzabili. La base per giungere ad avere informazioni è partecipare agli scambi informali nel quotidiano, assistendo ai rituali ed intervistando.
“I dati esistono come tali solo se sono esito di uno sforzo sistematico di capire”.
Dall’evento al documento. Orientamento etnografico, Carla Bianco, CISU.

la scrittura per l’antropologo: Il diario di campo
E’ un diario in cui si trascrivono i momenti importanti e salienti della giornata, ha anche un’impronta autobiografica e non è un documento che deve essere reso pubblico per l’intimità della narrazione. Le note possono essere utili per la compilazione del diario di campo.
Il diario di campo è un supporto privato ma allo stesso tempo fondamentale per riepilogare momenti del passato, quando dopo mesi o anni di ricerca far riaffiorare il contesto non è semplice.
Il diario di campo è un quaderno, per l’immediatezza che offre la scrittura, ma si possono usare anche dei fogli Word, provvedendo a salvare ciclicamente i documenti con dei back up.
I diari di campo si conservano, si catalogano per anno e si numerano, per questo è molto più sicuro conservare i diari che i file. Un ricerca può durare anni e nella compilazione dell’etnografia avere a disposizione la raccolta dei diari di campo è fondamentale.

La scrittura antropologica
La scrittura antropologica è una scrittura densa di informazioni. I dati recuperati sono selezionati in base alla loro rappresentatività e sono monitorati e processati attraverso fonti bibliografiche e di archivio. Ci aiutano le parole di Johannes Fabian, Il tempo e gli altri. Come l’antropologia costruisce il proprio oggetto, Meltemi, Milano 2021.
“Le condizioni in cui le informazioni sono state raccolte, a patto che siano state seguite certe regole di base, non convalidano né, d’altro canto, invalidano la teoria. La validità si fonda su criteri logici di coerenza, parsimonia, eleganza e così via. Per essere infatti accettati come prove, i dati raccolti devono, secondo i canoni della ricerca scientifica (quelli che regolano gli orientamenti quantitativi e alcuni metodi strutturali), venir suddivisi in parti e frammenti, preferibilmente selezionati casualmente e purificati da ogni possibile contaminazione che l’esperienza vissuta e i pregiudizi personali potrebbero aver introdotto”.
Anna Rizzo, antropologa
suggerimenti di lettura riguardo alla scrittura per l’antropologo
Se ti è piaciuto questo articolo ti suggerisco di dare un’occhiata alla mia rubrica antropologia e a rimanere aggiornato sui prossimi articoli.