Le regole del sentimento specificano cosa riteniamo giusto sentire e non sentire a seconda delle circostanze. Giudicare inappropriato un certo stato emotivo significa averlo confrontato con un parametro.
Nel nostro mondo, queste sono cambiate e sono in continuo mutamento come conseguenza del movimento femminista (e non solo). Vediamo insieme come queste si sono evolute e come hanno influenzato e subito fenomenti come la “mercificazione dell’amore” e la “mercificazione di azioni un tempo appartenenti alla vita intima e della famiglia“.
IL CONFINE DEL COMMERCIALE: l’annuncio web del 2001
Nel suo libro “Per amore o per denaro – La commercializzazione della vita intima” scritto nel 2006, la Hochschild, sociologa Californiana, pone in esame il testo di un annuncio apparso su Internet nel 2001, in cui un uomo cerca un’accompagnatrice bella, intelligente, esperta massaggiatrice per $400 alla settimana.
Quali sono le attività per le quali non saremmo disposti a chiedere o a offrire un prezzo?
E quanto conta in questo giudizio il contesto sociale e culturale?
La stessa transazione economica potrà risultare accettabile per alcuni in un certo contesto e inaccettabile per altri.
Il concetto di accettabilità soggetto dei cambiamenti del tempo.
È proprio il caso di chiedersi se la nostra cultura non si trovi proprio ora nel pieno di un processo di cambiamento di questo tipo. Se mezzo secolo fa potevamo immaginare che un uomo facoltoso si comprasse una bella casa o una macchina, oggi ci viene proposta l’immagine di un uomo che si compra una bella famiglia.
La sociologa in base all’annuncio precedentemente citato chiede ai suoi studenti dei corsi avanzati che cosa provavano leggendolo. Le reazioni sono state in gran parte negative.
Ma, dopotutto, la storia della famiglia è piena di esempi di organizzazione familiare che somigliano alla relazione commerciale che viene offerta nell’annuncio.
L’ipotesi della Hochschild è che gli studenti, come la maggior parte della popolazione, si trovino di fronte al contrasto tra due tendenze sociali.
Le due tendenze sociali: il commerciabile da una parte, il modello mamma-empatica dall’altro
Da un lato c’è la questione dei limiti del commerciabile. La famiglia è sempre più disposta a delegare all’esterno parte delle sue funzioni, segnata dal passaggio dalla famiglia artigianale a quella dell’era post produttiva che da luogo alla monetizzazione e spersonalizzazione dei compiti che venivano svolti soprattutto dalle donne.
D’altro canto proprio questo fenomeno fa si che la famiglia, e in particolare la moglie-mamma, diventi un simbolo potente ed evocativo di qualità come l’empatia, la conoscenza reciproca e l’amore. La tensione tra queste due tendenze porta a una crisi di valori.
Reazioni all’annuncio: percezioni diverse dei confini del commerciabile
Molti dei ragazzi intervistati avevano origini asiatiche, quindi provenienti da “famiglie tradizionali” e cresciuti all’interno di “legami forti”. Ma alcuni di loro puntavamp anche a una carriera di superlavoro, dove delegare le attività familiari è già uno stile di vita. Le loro opinioni, per la sociologa, segnavano la contraddizione tra la tendenza di delegare all’esterno le prestazioni familiari e un vero e proprio fascismo culturale per l’importazione all’interno della famiglia delle stesse.
Gli studenti hanno manifestato per lo più una reazione mista tra comprensione e critica. Per altri la reazione è stata di paura, rabbia, sospetto o incredulità. Per la maggioranza l’annuncio è una cosa che ci si può aspettare, non è sorprendente. Ritengono infatti di vivere in una cultura in cui le sovrapposizioni tra famiglia e mercato sono all’ordine del giorno. Solo 4\/70 ritengono che l’annuncio sia una bufala.
In che modo l’annuncio mette a disagio?
Per la maggior parte di questi giovani californiani colti l’annuncio sembra toccare un nervo scoperto.
Molti di loro provano disagio nel vedere che un ruolo tipicamente familiare può essere sezionato. In secondo luogo, che questo ruolo parcellizzato di moglie-madre venga associato a tariffe in denaro.
Dunque, ciò che provoca disagio è proprio l’assenza di coinvolgimento sentimentale. Perché l’annuncio mette a disagio?
La storia è piena di tipi di organizzazione familiare che illustrano proprio gli aspetti dell’annuncio che sono parsi più offensivi.
Nella Cina tradizionale, ad esempio, la poligamia si contrappone alla nostra idea di amore romantico come esclusività della relazione sessuale.
Dunque perché l’annuncio desta tanto scalpore? Perché colpisce il punto di collisione fra il confine del commerciabile e l’ideale della famiglia americana moderna.
Il confine del commerciabile
Il confine del commerciabile guarda da un lato verso il mercato e dall’altro verso la famiglia. Sul versante del mercato di riscontra un’offerta crescente di servizi, che fa riscontro a un altrettanto crescente domanda di ruoli professionali legati alla famiglia.
La proliferazione di servizi domestici sul mercato interessa soprattutto dirigenti e professionisti, uomini e donne single e famiglie di professionisti senza moglie. Chi deve fare i conti con orari di lavoro troppo lunghi e non può dividere con altri i lavori domestici, sceglie di pagare qualcuno che se ne occupi.
Man mano che si sale nelle fasce di reddito, si trova chi trae vantaggio dalle merci e dai servizi che stanno al limite del commerciabile, e chi è più povero aspira a trovarsi nelle stesse condizioni.
La tendenza prevalente, dunque, è quella di cedere al mercato.
Questa è accelerata da altre forze convergenti, prima fra tutte è l’entrata delle donne nel mondo del lavoro: oggi lo stipendio della donna è essenziale al bilancio familiare.
Inoltre un aumento delle ore lavorative nell’arco di un anno. Senza contare che nella seconda metà del Novecento la percentuale di divorzi ha raggiunto il 50%, e un quinto delle famiglie è a carico della madre single, richiedendo così la necessità di un aiuto esterno.
Per di più, lo stato non ha fatto nulla per alleggerire il peso alle famiglie.
In aggiunta a questo impoverimento effettivo delle risorse per l’accudimento, c’è anche un cambiamento di scenario. Il mercato conquista terreno, la famiglia diventa unità di consumo.
Le fonti primarie di accudimento diventano ipersimboli.
La moglie madre acquista sempre più la funzione culturale di un’ancora a cui aggrapparsi. I significati culturali della sicurezza e del sostegno, un tempo associati all’intera comunità, sono stati spostati sulla famiglia.
Più la situazione ci pare incerta all’esterno, più sentiamo il bisogno di credere nella solidità della famiglia, e venendo meno questa, nella figura di moglie-madre.
Va aggiunto che in Occidente il capitalismo si accompagna a un’ideologia di individualismo che ci spinge a percepire eventi sociali come personali. In altre parole, è possibile che gli studenti abbiano visto nell’annuncio un attacco diretto a un simbolo che è diventato terra ferma, e che porta a una crisi nei rapporti con la dimensione del magico.
Il rimbalzo della mercificazione
Ci piace pensare alla casa come a un rifugio di un mondo senza cuore, una sfera accogliente e sicura dal mondo esterno ostile e pericoloso – vediamo la famiglia come luogo delle emozioni che si contrappone al mondo impersonale.
Eppure, risulta come molti manager utilizzano a casa competenze proprie della loro professione (ad es. uno afferma che la sua famiglia è una squadra altamente produttiva).
Di fatto la mercificazione permette all’individuo di essere nella posizione di volere o non volere certe componenti della vita familiare: un’ambivalenza che riceve legittimazione sociale poiché sul mercato esistono surrogati a pagamento di tali componenti.
LA CAPACITÀ DI PROVARE SENTIMENTI e Le regole del sentimento
- Con “emozione”, la Hochschild intende la partecipazione consapevole del proprio corpo a un’idea, un pensiero o un atteggiamento, e l’etichetta che diamo a questa consapevolezza;
- con “sentimento” la Hochschild intende un’emozione di tono minore.
Le emozioni e i sentimenti sono centrali per nostra vita sociale, ed è sorprendente quanto poco i sociologi li abbiano presi in considerazione. Forse la ragione principale è che i sociologi fanno parte della stessa società in cui vivono i soggetti che studiano, e ne condividono valori e sentimenti.
La loro cultura separa il pensiero dal sentimento, ritenendolo superiore. Attraverso la cultura razionalista siamo infatti portati a vedere l’emozione come un ostacolo all’azione.
Anche se l’emozione viene svalutata (l’emozione qui citata è quella espressa dalla sociologa, ma sappiamo oggi che l’emozione è molto di più di quanto semplificato poco fa), perché mai dovrebbe essere ignorata? La risposta sta nello sforzo che la sociologia fa per essere riconosciuta come vera scienza. Ai sociologi sembra lecito occuparsi solo degli aspetti oggettivi e misurabili della vita sociale (che vanno a coincidere con la cultura maschile).
Ma se il nostro scopo è portare la sociologia più vicina alla realtà, non possiamo chiudere un occhio sulla realtà del sentimento.
Tre immagini dell’Io a confronto
Buona parte della ricerca sociologica sembra basarsi su due immagini dell’Io:
- L’Io conscio cognitivo (Goffman) – si è consapevoli di volere qualcosa, e si calcolano consapevolmente i vantaggi e gli svantaggi dei vari mezzi a disposizione per ottenerla. Si tratta di un mondo in cui si è tutti un po’ truffatori, e si agisce controllando e manipolando le impressioni suscitate begli altri al fine di costruirsi un autoritratto che possa assicurare vantaggi.
- L’Io inconscio emotivo (Freud) – siamo mossi da motivazioni inconsce e i significati delle nostre parole e atti vengono compresi meglio dagli esperti che da noi stessi. Come l’immagine dell’Io conscio, nemmeno quest’ultima nega che esistano sentimenti di cui siamo consapevoli. Ci serve dunque una terza immagine.
- L’Io senziente – un io che ha la capacità di provare sentimenti ed è consapevole di farlo.
Diversamente da un calcolatore privo di vita o da un cieco esecutore di emozioni controllate, l’io senziente è consapevole del sentimento, ma anche dei tanti codici culturali attraverso cui prende forma. Se partiamo dall’idea di un io che la capacità di provare sentimenti, appunto un io senziente, quello che ci interessa è proprio la definizione che il soggetto dà dei propri stati emotivi.
Cerchiamo di capire quale vocabolario delle emozioni usa questa persona e quali situazioni o regole sociali suscitano o reprimono i sentimenti che prova.
La riflessione sulsele regole del sentimento
Dalla prima indagine dell’io conscio e dalla seconda dell’io inconscio hanno origine due metodi di indagine che tendono a tralasciare i sentimenti consapevoli, partire dall’io senziente ci permette invece di mettere in relazione i sentimenti con la varietà di modi in cui la cultura può comprenderli.
I sentimenti acquistano significato e identità solo in relazione ad uno specifico contesto storico e geografico, che ha una propria dimensione normativa, espressiva e politica.
- La dimensione normativa si riferisce alla nostra percezione di ciò che è giusto o appropriato. Essa consente di mettere in luce la distinzione fra i sentimenti e le regole del sentimento.
- La dimensione espressiva di un contesto riguarda la relazione fra ciò che una persona sente e il modo in cui gli altri la comprendono e reagiscono, e riguarda cioè la comunicazione.
- La dimensione politica si occupa della relazione fra i sentimenti e i loro oggetti: si considera l’effettività dell’individuo in quanto rivolta a chi gli sta sopra o sotto, a qualcuno con più o meno potere di lui.
Se la prima dimensione ci dice come giudichiamo i sentimenti, la seconda come li comunichiamo e la terza ciò a cui sono diretti, l’immagine dell’io senziente ci permette di cogliere contemporaneamente tutti e tre gli aspetti.
Le regole del sentimento
Le regole del sentimento, invece, specificano cosa riteniamo giusto sentire e non sentire a seconda delle circostanze. Giudicare inappropriato un certo stato emotivo significa averlo confrontato con un parametro: ne abbiamo tre.
In senso clinico “appropriato” è ciò che ci si aspetta da un adulto sano e normale; in senso morale è “appropriato” ciò che è moralmente legittimo; e in senso socio situazionale ha a che fare con quanto richiesto dalle norme specifiche di una certa situazione.
I tre sensi si confondono e si rafforzano l’uno con l’altro.
Prendiamo ad esempio il sentimento dell’invidia, cioè quando si vuole quello che un altro possiede. Una società genera invidia quando crea vincenti e perdenti, e quando svaluta i perdenti in quanto tali. L’invidia non è equamente distribuita fra i due gruppi.
- La norma socialmente accettata (non devo invidiarti)
- e il sentimento socialmente indotto (ti invidio)
sono così in conflitto.
Lo stato di tensione fra le norme sociali dell’invidia e i sentimenti di invidia generati dalla società stessa può dare luogo al formarsi di pratiche sociali e disposizioni istituzionali atte a minimizzare il conflitto (strategie sociali come l’etica delle pari opportunità).
Se nel contesto normativo i sentimenti vengono messi in relazione con le regole che li governano, nel contesto dell’espressione vengono considerati nel loro rapporto con la comunicazione.
Applicare regole ai sentimenti significa valutare se un certo stato emotivo è appropriato in senso clinico, morale o situazionale.
Confrontare i sentimenti con le espressioni significa chiedersi se una certa espressione sia vera o falsa (se io ti sorrido mostro un segnale di simpatica, ma sarà reale?).
Le innumerevoli decisioni che ci portano a prendere seriamente o meno un’espressione si basano su diversi fattori:
- la conoscenza dell’altro;
- dei suoi modi di fare;
- degli eventuali precedenti all’incontro.
Tali elementi agiscono inoltre in un contesto sociale più ampio, nel quale certe espressioni sono più frequenti di altre.
LAVORARE SUlle regole del sentimento
Perché l’esperienza emotiva di un adulto normale è così prevedibile?
Perché ci si sente allegri a un party, tristi a un funerale, felici a un matrimonio?
La risposta non va cercata tanto nelle convenzioni sul modo di apparire, quanto in quelle che regolano i sentimenti stessi.
In “Un letto di tenebre” di William Styron, descrive una sposa confusa e disperata nel giorno “felice” del suo matrimonio. In una cultura in cui ci si sceglie liberamente per amore, la sposa deve sentirsi felice.
Perché allora la donna è arrivata all’altare in quel modo?
Ci sono due possibili scelte metodologiche:
- la prima si concentra sull’influenza dei fattori sociali sui sentimenti delle persone;
- la seconda considera il peso di quegli stessi fattori sul modo in cui l’individuo riflette e agisce sui propri sentimenti, controllandoli.
In realtà, abbiamo bisogno di entrambi i punti di vista.
Due teorie sulle regole del sentimento a confronto
Che cosa sappiamo del sentimento?
Abbiamo a disposizione due teorie che divergono sulle capacità dell’individuo di controllare i propri sentimenti.
Teoria Organicista (Freud)
La teoria organicistica di Freud riguarda la relazione fra il livello emotivo e il dato biologico dell’istinto o pulsione. Le risposte andranno cercate proprio tra i fattori biologici.
Qui il concetto di emozione si riferisce a segmenti di esperienza nei quali non c’è conflitto fra vari aspetti dell’Io. L’individuo straripa, viene sopraffatto. Il ruolo dei fattori sociali in questa teoria è limitato alla spiegazione di ciò che provoca le emozioni e di come vengono espresse.
In questo quadro, controllare un’emozione è facile quanto controllare uno starnuto. L’organicista si trova dunque in difficoltà a spiegare che cosa mai queste norme possano regolare, o quale facoltà dell’io abbia la funzione di assicurare la loro ottemperanza.
Teoria Interazionista (Goffman)
Nella teoria interazionista di Goffman, sociologo canadese, le emozioni entrano in un gioco di fattori soggetti a influenze sociali, quali il pensiero, la percezione e l’immaginazione. Questi tre non hanno a che fare con i meccanismi psicobiologici.
Secondo questa scuola di pensiero, il sentimento è sociale nel senso più profondo. Ma se le emozioni e i sentimenti sono passabili di controllo:
come si dovrà concepire questa azione di controllo da un punto di vista sociologico?
Punto di vista intermedio tra le due teorie
La teoria interazionista ci porta verso uno schema intermedio fra le apparenze consapevolmente elaborate di Goffman e gli eventi psichici inconsci di Freud.
- Goffman mantiene un disinteresse per la relazione tra personalità dell’individuo e i contesti sociali specifici. Per capire come e perché vengono frenati certi atteggiamenti o stati psicologici dobbiamo andare oltre l’analisi delle situazioni immediate (il qui-e-ora) verso un’indagine su temi quali l’evoluzione dei rapporti fra classi, sessi, razze e nazioni diversi. Inoltre, se vogliamo studiare le modalità con cui l’individuo riesce a esercitare un controllo sui propri sentimenti, dobbiamo partire da un soggetto che sia in grado di provare sentimenti, mentre il soggetto proposto da Goffman non sembra sentire granché (controlla le impressioni esterne ma non i sentimenti interni).
- La prospettiva di gestione dei sentimenti deve a Freud un’idea geniale di come individui differenti mettano in gioco risorse diverse per elaborare i sentimenti, nonché la nozione di elaborazione inconscia e involontaria. Ma lo studio del controllo dei sentimenti prende le distanze dal modello freudiano perché si concentra sull’intera gamma dei sentimenti e delle emozioni, e sulle azioni consce e volontarie.
Come possiamo comprendere il sentimento non appropriato?
Troviamo un esempio nel lavoro di David Shapiro “Personalità nevrotica” (tradotto in italiano come Stili Nevrotici)
A seconda che si assuma la prospettiva psichiatrica o quella della gestione dei sentimenti, ci si concentrerà su aspetti diversi.
- Allo psichiatra non interessa quale circostanza scatena un certo tipo di sentimento, egli sa per intuizione che cos’è un’emozione inappropriata.
- Dal punto di vista di uno studio del controllo dei sentimenti, invece, il vero problema è la funzione delle circostanze.
Come fa lo psichiatra a decidere come dovrebbe sentirsi il paziente?
- Lo psichiatra valuta l’appropriatezza di un sentimento mettendolo a confronto con una situazione, non esaminandolo in astratto, tenendo come costante il metro di valutazione della normalità sociale.
- Lo studioso del controllo dei sentimenti, al contrario, considera tali aspetti come costanti e si occupa delle variazioni del metro di normalità sociale.
C’è anche una seconda differenza:
- per la prospettiva di gestione dei sentimenti sono importanti il carattere e la direzione dell’azione volontaria e cosciente;
- mentre la prospettiva psichiatrica privilegia l’inconscio. In tale quadro, l’uomo descritto da Shapiro non sta lavorando sulle emozioni, piuttosto le controlla.
Riassumendo
La prospettiva di gestione dei sentimenti pone l’attenzione tanto su come l’individuo cerca di mostrare un sentimento, quanto su come egli cerca di sentirsi. Con lavoro emotivo si intende il tentativo consapevole di modificare qualitativamente o quantitativamente un’emozione o sentimento. È diverso dal controllo e dalla soppressione, e si riferisce alla classe più ampia delle azioni di evocare e dare forma.
Possiamo quindi parlare di due tipi di elaborazione delle emozioni:
- l’evocare, in cui l’obiettivo cognitivo è un sentimento inizialmente assente he si desidera provare;
- e il sopprimere, che si rivolge a un sentimento presente ma non desiderato.
Esistono varie tecniche di elaborazione delle emozioni:
- Cognitiva: si cerca di cambiare un sentimento cambiando le immagini, idee e pensieri ad esso associati.
- Fisica: si indirizza ai sintomi somatici e corporali di una certa emozione (es. respirare lentamente).
- Espressiva: agire sui gesti che esprimono un certo sentimento, per cambiare il sentimento stesso (es. cercare di sorridere o piangere).
Le regole del sentimento
Le indicazioni sociali che dirigono il nostro volerci sentire in un certo modo possono essere descritte come un insieme di regole socialmente condivise, anche se implicite.
In che modo veniamo a conoscenza di queste regole?
E come si sviluppano?
Nel parlare comune ci riferiamo spesso a sentimenti nostri o altrui come qualcosa a cui si applicano diritti e doveri (ad es. sentirsi in diritto di essere arrabbiato con qualcuno).
Conosciamo le regole del sentimento anche da come gli altri reagiscono alle emozioni che esprimiamo (es. “non hai il diritto di essere geloso dato il nostro accordo“).
I diritti e i doveri limitano la dimensione dell’appropriatezza di un sentimento e sono segnali della profondità della convenzione sociale.
Possiamo distinguere tra la regola di cui veniamo a conoscenza tramite la percezione di come ci dovremmo sentire e la regola che si evince dalle nostre aspettative sui sentimenti.
Spesso, infatti, nelle situazioni tendiamo a idealizzare il sentimento che corrisponde alle nostre aspettative. Per questo, per la maggior parte del tempo, conviviamo con una certa dissonanza tra il dovere e il potere.
Questioni di ideologia: regole di framing e regole del sentimento
Ogni ideologia contiene implicitamente un sistema di regole del sentimento, che ne costituiscono lo sfondo.
L’ideologia viene spesso descritta come una cornice intellettuale senza spessore, priva di implicazioni sulla sfera emotiva.
Partendo da Durkheim (sociologo che più di tutti ha studiato lo stretto rapporto tra la religione e la struttura del gruppo sociale), Geertz (padre dell’antropologia interpretativa) e Goffman (padre dell’interazionismo simbolico) possiamo cominciare a intendere l’ideologia come un sistema di interpretazione costituito da regole di framing e regole del sentimento.
- Per regole di framing intendiamo quelle che ci permettono di definire o attribuire un significato alle situazioni.
- Le regole del sentimento, invece, specificano cosa riteniamo giusto sentire e non sentire a seconda delle circostanze.
Le regole di framing e le regole del sentimento si implicano reciprocamente, sono facce della stessa medaglia. Ne segue che cambiare posizione ideologica significa abbandonare un sistema di regole e adottarne di nuove per affrontare le situazioni. Anche i diritti e i doveri rispetto ai sentimenti e alle situazioni risultano mutati.
Nella società americana, ad esempio, le regole del sentimento sono state a lungo diverse per gli uomini e le donne.
Le nuove regole di sentimento importate dal moviemtno femminista
Il movimento femminista ha portato un nuovo insieme di regole per definire la vita familiare e lavorativa: ora la stessa scala di priorità vale idealmente per gli uni e le altre.
Ciò ha conseguenze anche sul piano del sentimento:
- una donna ha diritto ad essere arrabbiata per una scorrettezza sul lavoro;
- un uomo ha diritto ad arrabbiarsi se gli viene negata la custodia del figlio.
Con l’affermarsi di nuove ideologie sorgono e cadono sistemi alternativi di regole del sentimento, che nella coscienza si contendono il ruolo di standard con cui confrontare le proprie esperienze reali di eventi (come il primo bacio, l’aborto, il matrimonio, il divorzio, etc.).
Gli effetti psicologici che identifichiamo come derivanti dal rapido cambiamento sociale, ovvero dall’instabilità, sono in parte effetti proprio della diversa relazione che intercorre fra sentimenti e regole, ma anche dalla mancanza di chiarezza sulla natura di queste ultime.
I sentimenti vengono privati della loro definizione tradizionale ma non ne acquistano una nuova.
Regole del sentimento e interazione sociale
Qualsiasi gesto è commisurato a quanto riteniamo sia dovuto alla persona cui è diretto, data la natura del rapporto che abbiamo con essa. Così, alcuni gesti potranno risultare eccessivi, altri meno.
Ci sono due aspetti da considerare riguardo allo scambio di gesti:
- lo scambio di atti mostrati – recitazione di superficie
- e lo scambio di elaborazione delle emozioni – cioè di recitazione profonda.
Recitazione, in questo vaso, va intesa come “atto espressione, interpretazione e messa in atto di sentimenti sulla base di modelli appresi implicitamente oppure anche a memoria”.
In entrambi i casi sono le regole del sentimento che determinano il valore dell’atto.
La mercificazione del sentimento
Come cambiano le regole del sentimento a seconda della classe sociale?
Un sentimento convenzionalizzato può assumere le caratteristiche di un bene di consumo.
Quando gli atti a livello profondo entrano nell’ambito del mercato e vengono venduti e comprati in quanto aspetti della forza lavoro, i sentimenti diventano merce. Ciò che viene venduto come aspetto della forza lavoro è proprio la recitazione profonda.
La mercificazione del sentimento, tuttavia, non avrà la stessa importanza in tutte le classi sociali.
Qui non intendiamo la classe sociale come quell’insieme di reddito, cultura, e posizione lavorativa, ma a qualcosa che risulta correlato al compito quotidiano di creare e sostenere un sistema di significati.
Ad esempio al direttore di banca potrà essere richiesto di mantenere una certa definizione di sé come proiettato in avanti, al passo, attento e affidabile. Molte professioni di ceto medio richiedono infatti un apprezzamento delle regole di presentazione di sé e delle regole del sentimento, e una predisposizione per la recitazione profonda. Per le classi operaie sono invece spesso più importanti il comportamento esterno del lavoratore. Ci sono poi lavori delle classi subordinate per i quali l’elaborazione del sentimento è necessario (prostituite, baby-sitter, badanti).
Queste, ottenendo meno compensi e gratificazioni, riescono a tenersi più a distanza dalle convenzioni del sentimento e ne sono più consapevoli.
Dottor Niccolò Di Paolo
Suggerimenti in relazione all’articolo sul cambaimento delle regole del sentimento
Se ti interessa la sociologia e il punto di vista della Hochschild sulla mercificazione dei sentimenti e delle emozioni umane ti suggerisco di leggerti gli altri tre articoli tratti dal libro “Per amore o per denaro: la commercializzazione della vita intima”