L’amore è cieco? Relazione di coppia e stili di attaccamento osservati attraverso la teoria sistemica

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Relazione di coppia e stili di attaccamento sono due concetti psicologici perfettamente paralleli e studiabili insieme e da vicino.

La psicologia del secondo 900 ha dato molta importanza alle dinamiche familiari, grazie anche agli gli studi sugli stili di attaccamento di Bowlby prima, e della Ainsworth poi, concentrandosi sempre di più sui rapporti tra queste e le dinamiche relazionali.

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L’amore è cieco? No, non troppo. introduzione a al legame tra Relazione di coppia e stili di attaccamento

Quando Cupido scocca le sue frecce a forma di cuore il bersaglio non è mai casuale. La scelta del partner difatti, è influenzata da diverse variabili.

Prima tra tutte queste variabili è l’esperienza fatta nelle nostre prime relazioni con le figure di riferimento.

Da queste relazioni impariamo cosa possiamo o non possiamo fare e cosa poterci aspettare dalla relazione con l’altro.

La propensione a ripetere lo schema relazionale vissuto con i genitori e a rivivere quindi situazioni a noi familiari spiega perché tendiamo a scegliere partner che confermano la visione appresa di noi stessi, degli altri e che rispondo alle aspettative.

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Gli Stili di Attaccamento: gli studi di Bowlby e la Ainsworth

Trattando questo argomento è inevitabile fare riferimento a Bowlby, psicologo che ha elaborato la teoria dell’attaccamento, la quale parte dal presupposto che gli esseri umani abbiano una predisposizione innata a formare legami di attaccamento con le persone significative. Legami primariamente funzionali al soddisfacimento di bisogni quali l’accudimento, la vicinanza, la protezione.

Bowlby parla di modelli operativi interni, ovvero schemi mentali che si creano in seguito all’interazione con l’ambiente e con le figure di riferimento. Tramite questi modelli costruiamo una rappresentazione di noi stessi, delle nostre figure di attaccamento e del mondo, permettendoci, quindi, di fare previsioni e creare determinate aspettative sulle nostre relazioni presenti e future.

Un passo oltre sull’argomento è stato fatto da Mary Ainsworth alla fine degli anni 70’, la quale identificò quattro tipi di attaccamento nel bambino: attaccamento sicuro, attaccamento insicuro-ambivalente, attaccamento insicuro-evitante e attaccamento insicuro-disorganizzato

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Gli stili di attaccamento cambiano nel corso della vita?

Generalmente tendono a rimanere stabile nel tempo, ma non per forza è così.

Se nel corso della vita facciamo esperienze di relazioni alternative rispetto a quelle vissute nell’infanzia, relazioni che in qualche modo curano le ferite lasciate da un mancato soddisfacimento dei bisogni, queste relazioni cambieranno il nostro modo di vedere noi stessi, l’altro e, di conseguenza, le nostre aspettative modificando così i nostri modelli operativi interni. 

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Stili di attaccamento in età adulta

Gli stili di attaccamento dell’infanzia corrispondono a tre principali stili di attaccamento in età adulta, vediamo quali sono: 

  • Sicuro: rapporti basati sulla fiducia in se stessi e verso gli altri; questo porta ad offrire e a chiedere sostegno con l’aspettativa che tale richiesta verrà soddisfatta. Generalmente,  riferiscono di aver avuto genitori affettuosi e non oppressivi. 
  • Ansioso evitante: relazioni caratterizzate dalla paura dell’intimità e quindi dal bisogno di mantenersi ad una certa distanza di “sicurezza”. Solitamente raccontano di madri fredde e rifiutanti.
  • Ansioso ambivalente: relazioni connotate da una mancanza di fiducia verso gli altri e dall’idea di non essere meritevoli di amore. La conseguenza è la messa in atto di un controllo ossessivo. Viene descritto un genitore imprevedibile che risponde ai bisogni in modo incostante, mentre l’altro genitore è descritto come giudicante.
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Relazione di coppia e stili di attaccamento: l’Incastro di coppia

Se pensiamo all’innamoramento e alle relazioni come un’ esperienza di attaccamento viene da sé pensare che tale esperienza sia mediata dallo stile di attaccamento proprio di ciascun individuo.  

Il rapporto di coppia si distingue dalla relazione genitore figlio per la sua natura bidirezionale.

Nelle relazioni adulte, infatti, entrambi i partner assumono il ruolo di figura di attaccamento soddisfacendo i bisogni di conforto, vicinanza e accoglienza

Emerge dalle ricerche che le persone con uno stile di attaccamento sicuro tendono generalmente ad unirsi con persone con lo stesso tipo di attaccamento, mentre soggetti con uno stile di attaccamento ambivalente propendono per la scelta di partner con uno stile di attaccamento evitante che, con il loro distacco, non faranno altro che confermare le insicurezze.

Ciò farà si che il partner ambivalente metterà in atto ancora di più comportamenti di controllo per cercare rassicurazioni, fornendo così al partner evitante la scusa perfetta per non coinvolgersi troppo. 

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Relazione di coppia e stili di attaccamento associati

Vediamo più nello specifico i tipi di coppia che si possono formare in base agli stili di attaccamento dei due partner: 

Attaccamento di coppia sicuro

Entrambe le parti si sentono libere di esprimere i propri bisogni e di passare dalla posizione di richiedente alla posizione di colui che accoglie i bisogni dell’altro.

Attaccamento evitante-evitante

Coppia nella quale non è presente l’espressione dei bisogni e della vulnerabilità, si negano quindi sia i bisogni propri che quelli dell’altro. 

Attaccamento ambivalente-ambivalente

Da entrambe le parti è presente la convinzione che l’altro non sia disposto a soddisfare i bisogni.

Attaccamento evitante-ambivalente

Il partner con attaccamento ambivalente non si sente riconosciuto nei suoi bisogni, manifestando sentimenti di abbandono, mentre il partner con attaccamento evitante si sentirà infastidito dalle continue richieste dell’altro.

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Relazione di coppia e stili di attaccamento: l’ottica sistemica e i miti familiari

La teoria sistemica sostiene che oltre ai bisogni personali anche i bisogni familiari giochino un ruolo importante nella scelta del partner. Vediamo quali sono è in che modo influenzano questa scelta.

Il mito familiare fa riferimento alla storia, alla cultura e alle tradizioni che la famiglia trasmette e, con esse, i valori e le credenze. Il mito familiare propone quindi un modello a cui ogni membro fa riferimento in maniera più o meno consapevole, garantendo una continuità all’identità dei suoi membri. Tale identità  assolve una funzione omeostatica attraverso la quale si opera una resistenza al cambiamento.

D’altro canto le tappe evolutive intrinseche al ciclo di vita richiedono un cambiamento funzionale di ruoli all’interno del sistema familiare. Alcuni esempi di miti tra i più diffusi.

Il mito dell’armonia

“nella nostra famiglia non ci sono problemi”;

Il mito della trasparenza:

“nella nostra famiglia ci diciamo tutto, non esistono segreti”;

Il mito del capro espiatorio

“lui è la causa dei nostri problemi”. 

Il mito familiare veicola il mandato, assegnando a tutti i suoi membri un ruolo e, legate a questo, funzioni ben precise. 

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Relazione di coppia e stili di attaccamento: i modelli che ci portiamo dentro

Ultimo elemento, ma non meno importante degli altri, è il modello di coppia che ci portiamo dentro.

Così come abbiamo interiorizzato la nostra immagine, l’immagine dell’altro e le aspettative sulla base della nostra esperienza con i genitori, dalla stessa esperienza interioriziamo anche il modello di coppia e le varie dinamiche all’interno della stessa. 

La scelta del partner quindi non coinvolge solamente due persone, ma l’intero sistema di rapporti affettivi che l’hanno preceduta. Nel partner cerchiamo qualcuno che sia disposto a realizzare copioni familiari a noi noti e che sia disponibile a soddisfare i bisogni non soddisfatti nell’infanzia. La scelta del partner è guidata dalla volontà inconscia di colmare tali carenze, qualcuno che ci aiuti a curare le ferita mai guarite.  

Dottoressa Irene Viti, Psicologa

Se ti è piaciuto l’argomento ti suggerisco di leggere l’articolo sulla Teoria Sistemico-Familiare scritto dalla Dottoressa Veronica Caroccia

About Irene Viti

Mi presento! Sono Irene Viti, psicologa libero professionista.
Lavoro come psicologa a Firenze, occupandomi principalmente di individui, coppie e famiglie presso il mio studio (Via Bonifacio Lupi 14 c/o StudioIn Firenze).
Da anni, inoltre, mi occupo di GCA (Gravi Cerebrolesioni Acquisite), lavorando con persone che in seguito ad una lesione cerebrale hanno riscontrato difficoltà nelle funzioni cognitive ed esecutive.

Il mio approccio
L'approccio sistemico relazionale parte dal presupposto che l'essere umano, in quanto essere sociale, non sia un'entità a sé stante, ma sia il centro di un'infinita rete di rapporti e che in essi sia attivamente immerso. L'individuo è quindi parte integrante di un sistema ampio, di una rete di relazioni che si intersecano e che a vicenda si influenzano.

L'approccio sistemico relazionale lavora nel qui ed ora, tenendo sempre uno sguardo rivolto alla storia familiare e ai modelli che possono aver influenzato il contesto di riferimento. Tale approccio si fonda sull'analisi delle dinamiche relazionali e della comunicazione all'interno di esse, proprio per questo è particolarmente indicato per le terapie familiari e di coppia, ciò però non significa che non sia indicato per affrontare una terapia individuale, anche se l'individuo entra da solo nella stanza egli porta con sé tutte le sue relazioni significative che hanno caratterizzato e caratterizzano la sua esperienza nel passato e nel presente.

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