L’equilibrio del carro alato

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Si desidera ciò che non si ha, e che invece si vorrebbe avere: piacere e dolore sono strettamente collegati, non c’è l’uno senza l’altro.

In questo momento storico letargico, di blocco e di chiusura, quelli che abbiamo sempre considerato “i piaceri” della vita ci sembrano lontani e inafferrabili. Questo ci abbatte, ci fa sentire frustrati.

L’aveva vista lunga Platone, definendo il piacere come il desiderio di soddisfazione di un bisogno, e considerandolo proprio per questo uno stato doloroso, in quanto diretta espressione di una momentanea mancanza: si desidera ciò che non si ha, e che invece si vorrebbe avere. Piacere e dolore sono strettamente collegati, non c’è l’uno senza l’altro.

Proprio per il desiderio doloroso che lo contraddistingue, il piacere, da lui inteso come soddisfazione dei propri desideri ed interessi egoistici anche a danno degli altri, è contrapposto al bene, considerato invece ordine e virtù.

Tutto ciò è descritto da Platone attraverso l’immagine di un carro alato, guidato da un auriga che personifica la ragione, e trainato da due cavalli: uno nero e selvaggio (quello dominato dal piacere e dal desiderio), e l’altro bianco e docile (quello spinto da impulsi buoni e nobili).

La razionalità/auriga ha sì il compito di guidare il carro, ma il vero unico motore sono proprio le passioni contrastanti, che lo muovono in un costante equilibrio/squilibrio che non si definisce mai totalmente, e che è la sostanza stessa della vita.

… E senza metà motore che movimento sarebbe?

Approfittiamo di questo momento di pausa, e prepariamo al meglio entrambi i cavalli!

 

Dottoressa Olga Serantoni