Donato Bilancia mise in atto 17 omicidi lucidamente e consapevolmente. Durante la fase processuale emerse tutta l’esigua complessità di una figura assassina dai tratti così concreti e tangibili da apparire irreali. 13 ergastoli condanneranno a vita un uomo che uccise sia per piacere, sia perché autoproclamato vate di morte. Edonista dominatore è l’ultima definizione criminologica di Donato Bilancia.

Il processo di Donato bilancia, l’edonista dominatore
Al banco dei testimoni sfilarono vecchie fiamme e conoscenti. Molte le dichiarazioni che aiutarono a far luce sulle abitudini di quella complessa personalità.

“Aveva un pene infantile” dichiarò un amico di bisca.
“Bilancia quando entrava in un casinò non ragionava più. Una volta entrò e dalla scala sentì il croupier di Saint Vincent la chiamata a 42 milioni che dal fondo ha urlato BANCO AL SOLO. Ha preso le carte e ha perso”.

Ulteriore testimone sarà la domestica, obbligata tempo addietro dall’assassino a praticargli sesso orale. Un anonimo lascito di cinquanta euro sotto la porta fece da retribuzione.
CAPACE DI INTENDERE E VOLERE
Tredici perizie psichiatriche vollero trovare il seme della follia in quell’uomo. Parvero accanirsi tutte sulla disperata ricerca di un disagio, una malattia o una benedetta tara che giustificasse tanta violenza. Un salvacondotto che potesse migrare quell’uomo tra gli alienati o incapaci: no, Bilancia fu perfettamente in grado di intendere e volere. Mise in atto 17 omicidi in modo lucido e consapevole: il 12 aprile 2000 si vedrà condannare per omicidio plurimo a tredici ergastoli più quattro anni di isolamento diurno.

Nella sentenza si legge:
“Per quanto possa apparire spaventosa, occorre prendere atto che attribuirgli infermità mentale sarebbe solo una forma di rimozione delle bassezze dell’animo umano e di rassicurazione”.
L’APPELLO
Tante le perizie, così tenace la ricerca dell’eccezione nel comportamento del reo che Bilancia tentò la strada dell’infermità mentale. Rivoltosi, come anticipato, al Dott. Vittorino Andreoli, ricorse in appello.

Al termine delle valutazioni, Andreoli riporterà quanto segue:
“Nel suo genere, Bilancia ha distrutto ogni teoria criminologica. Nessuno prima aveva ucciso freneticamente e senza un motivo apparente né vantaggio economico. Non lo ha fatto per odio o ritorsione, o perché fosse ossessionato o erotomane, Donato Bilancia è un assassino anonimo che uccide anonimi sparando nel mucchio. Quando si sente solo, decide di annullarsi. Bilancia è già morto.”
Fragili argomentazioni, talmente esigue da non sostenere il vizio di mente. Costretto a sconfinare nell’esistenzialismo, il consulente dovette ricorrere al giudizio morale.

Bilancia fu invece creatura dotata di autodeterminazione, intendimento e discernimento. Tralasciando possedimenti, attività, passatempi ed abilità, fondamentali per valutarlo come socializzato e in grado di comprendere ciò che lo circonda, il killer seleziona, varia la tipologia di vittima e il luogo in cui reperirla a suo piacimento. Comprende e distingue perfettamente il bene dal male: dotato di una morale propria, sceglie talvolta di non proseguire nell’intento omicidiario perché la sua etica di delinquente glielo impedisce. Uccide scientemente ben 17 persone privando esse di vita e denaro.

Bilancia fu uno “che uccise vittime anonime”: mi preme ad ora precisare che ognuna di esse, prostituta o meno, ebbe una vita, degli affetti e la possibilità di determinarsi in questo mondo. Non predilesse vittime “da copertina” come Manson o Cunanan ma persone qualsiasi, in confronto alle quali tutti appariremmo anonimi.
Il 14 febbraio 2001, la corte d’assise d’appello confermò la sentenza di primo grado.

Carcere: donazioni e diploma
Recluso inizialmente presso la casa circondariale di Marassi, a Genova, venne poi trasferito al carcere di Chiavari. Tradotto infine presso i Due Palazzi di Padova, gli venne esteso l’isolamento diurno causa minacce subite dagli altri detenuti. In totale, esso perdurò per undici anni, concludendosi nel 2011.

Lo stesso anno decise di devolvere parte della sua pensione, circa 550 euro, alla famiglia di un bambino disabile: in carcere si appassionò al teatro e si diplomò in ragioneria.
LA MORTE
Iscrittosi a un corso di laurea nel 2016, ottenne il permesso di visitare la tomba del padre. La struttura penitenziaria pose invece il veto ad un permesso premio nel 2019 perché ritenuto ancora pericoloso: voleva far visita al ragazzo. Di fronte ad un ulteriore rifiuto, si lasciò morire di Covid-19 nel dicembre 2020. Scrisse che si lasciava morire “per non essere più un problema per la società”.
Morì il 17 dicembre 2020 a 69 anni.
Non si pentì mai dei suoi crimini.

ANALISI CRIMINOLOGICA
Donato Bilancia è un serial killer dai confini incerti: errato sarebbe minimizzarlo e costringerlo in una singola categoria. Né la classificazione del C.C.M. (Crime classification manual) né quella condivisa in articoli precedenti dall’autore paiono fornire una risposta univoca adeguata.
Dalle molteplici valutazioni, posso definire l’uomo un serial killer dominatore/edonista organizzato.

Dominatore
Il modus operandi trasuda un chiaro atteggiamento d’imperio, dominio, esercitato sulle proprie vittime. Esse sono scelte, cercate, trovate e infine giustiziate.

Dominatore perché veicolo di morte o vita, alba o tramonto. Strettamente legato all’atteggiamento di dominio è la scelta dell’arma da fuoco e del colpo in o dietro la testa simili a una condanna o esecuzione.
Veicolo di vita o morte
Proprio quella stessa precisa dinamica ne definisce l’attitudine: l’esercizio del potere stesso è mostrato dalla autorità opposta al dramma, un grigio maglio, una spada di Damocle o sentenza scritta cui non è possibile opporsi. Lui comanda ed esegue.

Non è un sadico: esclusi i primi due omicidi, la sofferenza della vittima portò il killer ad abbreviarne l’agonia. Sono certo agisse inoltre per moderare il suo stesso disgusto.
La modalità da “giustiziere” è tipica delle gang sudamericane: un colpo alla nuca sparato da distanza ravvicinata. Conferma la distanza dell’esecutore dalla vittima, il basso o inesistente rapporto con essa, terminare un affare.
Altri sono i delitti da arma bianca: trafiggendo la vittima, l’offender si sporca ed entra in contatto con il calore del sangue. Il penetrare a fondo della lama assicura partecipazione e trasporto coinvolgendo i sensi. L’assassino vive direttamente la morte del condannato. Ancor di più, l’omicidio a mani nude amplifica tali sensazioni, privando spesso il reo del trascinante contatto con il materiale ematico.

Donato Bilancia: Edonista per brivido e sessuale (dominatore)
Bilancia viene mortalmente attratto dall’atto omicidiario: ne è concupito ed avvolto come un bastoncino dallo zucchero filato. Ricordo che esso visse nella deviata, spasmodica ricerca di fuga nel flaccido qualunquismo del vizio, si ammorbò di ovvi passatempi per insoddisfatti dei quali è il goloso Ciacco. L’assassino soffrì e patì incredibili momenti di frustrazione e solitudine, ponendovi rimedio “premiandosi” così da privarsi della soddisfazione generata dal superamento dell’ostacolo. Come un genitore con un bambino diseducato.

Il gioco lo premia, forse quei “bravo” mai arrivati dai genitori. Il sesso lo premia, forse quei “sei bello” mai sentiti o cui non ha creduto. Con l’omicidio domina, prova quella sensazione di efficienza mai sentita in tutta la vita.
Donato non si piace, così cambia il suo nome in Walter. Crede di poter sostituire il proprio essere, il proprio passato facendo scelte diverse ma non diventando una persona diversa. Soprattutto non lavorando sulla propria autostima e sul rispetto di sé e attingendo unicamente al supermercato del vizio.

Donato Bilancia, il serial killer edonista dominatore: uccidere lo eccita
Edonista “per brivido” significa proprio provare piacere nell’omicidio in quanto tale: levare la vita al prossimo è una attività che lo eccita, provoca in lui soddisfazione, riempie i momenti bui della giornata, premia i suoi vuoti. Giocatore compulsivo e sessualmente deviato, l’assassinio ha carattere di adrenalina, potere e sesso; l’edonismo per brivido in lui ha una forte marginalità, sconfina nell’edonismo sessuale. Molti omicidi sono compiuti dopo aver espletato le proprie necessita carnali, contro vittime di sesso femminile, molte delle quali prostitute. Natura femminile oggettivata, veicolo di affermazione e piacere anche per coloro le quali non fanno “la vita”. Bilancia deborda oscenamente nella necrofilia masturbandosi sul cadavere di Maria Grazia Rubino.

Le differenze con i primi due omicidi
Dalla analisi appena eseguita vanno estrapolati i primi due omicidi: movente e accanimento sulle vittime confermano legame e trascorsi. Centanaro morì per le conseguenze dell’aggressione, probabilmente per soffocamento: Bilancia provò piacere nel vendicarsi e nell’infliggere dolore, lo fece ripetutamente e con ricerca di metodo. Parenti fu ucciso assieme alla moglie, trascinando essa in un abisso sconosciuto al quale non ebbe alcun legame; l’obiettivo fu confinare l’uomo all’eterno patimento assistendo alla morte della amata. Entrambe le dinamiche omicidiarie traspaiono sadismo e rabbia, qualcosa che negli altri omicidi pare decisamente attenuato.

IL MODUS OPERANDI di donato Bilancia, serial killer edonista dominatore
Il modus operandi è ripetuto ma adattato: dai metronotte ai cambiavalute, dalle prostitute agli omicidi sui treni Bilancia si dimostra sia rituale e programmatico che camaleontico e adattivo. Rituale: il M.O. rispecchia esigenze di controllo e sicurezza; l’arma da fuoco, ad esempio, assicura velocità e distanza. Inoltre, sa allontanarsi rapidamente dal luogo del crimine. Nascendo come ladro conosce la reazione delle vittime. Adattivo: nonostante il ritualismo le aggressioni mostrano variazioni in base alla tipologia di vittima.

Colpisce lontano dalla sua zona di residenza, dagli ambienti che ben conosce: usa più mezzi di locomozione adeguandosi a orari e disponibilità. Uccide a casa delle vittime e non in luoghi a lui conosciuti; si muove come un killer prezzolato e del mestiere. Le attività connesse agli omicidi sono esigue e ben programmate; realizza solo ciò che è strettamente necessario senza sbavature, overkilling o trasporto emotivo.
Come anticipato, Bilancia è “distante” dalle proprie vittime. Non le conosce ma le individua all’interno di una categoria ben precisa.
Il serial killer organizzato, da manuale, rispecchia perfettamente il comportamento del reo.

Conclusioni: Donato bilancia un serial killer edonista dominatore? Meglio definirlo un codardo
Bilancia in sé fu un codardo: evitò colluttazioni e quando avvennero se la dette a gambe, coprì i volti delle vittime per “non vedere quello che succedeva” (sua stessa ammissione), non presenziò ai processi perché si vergognava delle sue azioni e di incontrare i parenti delle vittime. Cercò di farsi passare per matto, già prima degli omicidi evitava il contatto fisico: sessualmente evitava il rapporto sessuale completo sostituendolo con la fellatio.

Donato Bilancia fu uno dei più discussi e complessi casi avuti in Italia. Morì lasciando infinite testimonianze e interviste: cercò di passare come “assassino per caso” ma fu il più terribile dei serial killer.
Dott. Mattia Curti, Criminologo
Una dedica particolare

Questo articolo, scritto in lunghi, caldi, appiccicosi pomeriggi estivi ha visto qualcuno vicino a sè, o meglio, vicino all’autore. Piccolo e splendido, venivi dal nulla, a tratti del nero più arruffato mai visto c’hai dato salti, testate e odori molesti. Piango ancora, Bomba, eri bellissimo. Grazie.
Suggerimenti di lettura in merito all’articolo su Donato Bilancia, serial killer edonista dominatore
Se ti è piaciuto questo terzo articolo su Donato Bilancia, serial killer edonista dominatore, ti suggerisco di leggere anche la parte 1: Donato Bilancia, ho voglia di uccidere, e la parte 2: Donato Bilancia, da assassino a Serial Killer.
Se ti sei incuriosito sulla criminologia in generale, ti consiglio di seguire la mia rubrica “Monografie Seriali” dove parlo di Serial Killer Italiani. Qui di seguito ne trovi alcuni.
Se ti piace l’argomento in generale, ti suggerisco il film su Roberto Succo