Mutilazioni genitali femminili (MGF): con tale termine si fa riferimento ad una pratica che consiste nell’eliminazione parziale o totale dei genitali esterni femminili, per ragioni non mediche.

i diversi tipi di MUTILAZIONi GENITALi FEMMINILi
A seconda della comunità di origine ed il luogo in cui le mutilazioni vengono eseguite, queste assumono diverse forme.
Una prima tecnica (type I) consiste nell’asportazione chirurgica di una porzione o di tutto il clitoride e del prepuzio clitorideo (clitoridectomia). Quest’ultimo viene afferrato tra pollice e indice, tirato in fuori e inciso o tagliato via completamente. Tale pratica può comprendere anche la rimozione delle piccole labbra.
Il secondo tipo (type II) di mutilazione genitale femminile prevede l’escissione parziale o completa del clitoride esterno e delle piccole labbra vaginali con/senza asportazione delle grandi labbra vaginali.
Esiste poi la tecnica dell’infibulazione o ‘’circoncisione faraonica’’, consistente in un restringimento dell’orifizio vaginale. In pratica, i due lati della vulva vengono suturati insieme usando spine e catgut (ad esempio, spine di acacia in Somalia o filo di seta in Sudan). Attraverso questi strumenti l’orifizio vaginale viene quasi interamente chiuso. Rimane solamente un foro molto piccolo (si dice che ci deve passare solo un grano di miglio o un chicco di riso) per permettere la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale. Il foro resta aperto fino alla cicatrizzazione grazie all’inserimento di una sottile scheggia di legno.

LA DEINFIBULAZIONE
Potrebbe sorgere spontanea una domanda: come può una donna riuscire a concepire figli dopo un’infibulazione?
La risposta, agghiacciante, è anche molto semplice. All’infibulazione segue la deinfibulazione, ossia la riapertura della cicatrice dell’infibulazione. Questa avviene con il primo rapporto sessuale oppure al momento del parto per consentire la nascita del feto. Talvolta, una parziale deinfibulazione avviene in modo ‘’naturale’’ durante il rapporto sessuale. In sostanza, lo strato di pelle che ricopre l’orifizio vaginale va progressivamente ad aprirsi tramite la pressione esercitata dal partner, causando indicibili dolori alla donna.
A che eTA’ Vengono praticate le mutilazioni genitali femminili?
L’età delle donne sottoposte a MGF dipende dalla comunità in cui è praticata, quindi varia da Paese a Paese. Può avvenire subito dopo la nascita, nella pubertà o immediatamente prima o dopo il matrimonio. In ogni caso, nella maggior parte dei casi, le mutilazioni genitali femminili vengono praticate su donne tra 0 e 15 anni di età.
Sul sito ufficiale di Unicef Italia possiamo leggere che in Egitto, il 90% dei casi accertati di MGF è stato compiuto su bambine in età compresa tra 5 e 14 anni. Tuttavia, l’età media scende in Paesi come Etiopia, Mali e Mauritania, dove metà delle mutilazioni genitali femminili viene praticata su bambine sotto i 5 anni. In Yemen addirittura gli interventi di MGF vengono compiuti in tre quarti dei casi su neonate entro le prime due settimane di vita.

RISCHI E CONSEGUENZE DELLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
I rischi e le conseguenze delle MGF sono spaventosamente immense, sia da un punto di vista fisico, che psicologico. Innanzitutto, possiamo solo lontanamente immaginare l’immensurabile dolore che la donna mutilata prova al momento del ‘’taglio’’ e nei mesi, per non dire anni, successivi. Infatti, le conseguenze che la donna si trova costretta ad affrontare non riguardano solo il breve ma anche il lungo periodo.
In questa sede è bene menzionare il fatto che ad oggi, in alcuni Paesi, le MGF vengono poste in essere da un/una professionista del settore medico. Allo stesso tempo è necessario ricordare che le mutilazioni genitali femminili non possono mai essere sicure, perché se anche praticante in ambito sterile e da esperti, le conseguenze per la salute della donna possono essere egualmente irreversibili. Inoltre, la medicalizzazione delle MGF potrebbe rappresentare il tentativo pericoloso di legittimare tale pratica e persino di trarne potenzialmente profitto.
Tra i rischi immediati per la donna troviamo:
- dolore lancinante
- sanguinamento grave, che spesso causa emorragie che portano, talvolta, alla morte della donna
- febbre alta
- gonfiore dei tessuti e infezioni
Tra le complicazioni a lungo termine possiamo includere:
- problemi urinari (dolore quando si urina, infezioni del tratto urinario)
- problemi vaginali come perdite, prurito o costanti infezioni
- problemi mestruali, ad esempio le mestruazioni possono diventare parecchio dolorose a causa della difficile fuoriuscita del sangue dalla vagina
- cicatrici e cheloidi
- lancinante dolore durante i rapporti sessuali e notevole diminuzione del piacere sessuale
- complicazioni del parto con conseguente rischio di morte per il nascituro
- non dimentichiamoci poi i problemi psicologici a cui la donna mutilata va incontro, quali depressione, ansia, disturbo da stress post-traumatico, bassa autostima e molti altri.
IN QUALI PAESI VENGONO ANCORA PRATICATE E COM’è LA SITUAZIONE ATTUALE?
Una violazione dei diritti umani quale è la mutilazione genitale femminile è praticata in circa 30 paesi dell’Africa e del Medio Oriente, ma anche in alcuni paesi dell’Asia e dell’America Latina.
Dobbiamo però renderci conto di un dato fondamentale: anche se le MGF sono assolutamente illegali all’interno dell’UE, questo non significa che non vengano praticate. Come possiamo leggere dal sito ufficiale del Parlamento Europeo, si stima che circa 600mila donne che vivono in Europa siano state vittime di MGF.
Ad ogni modo, secondo i dati più aggiornati dell’ONU, sono circa 250 milioni le bambine, ragazze e donne nel mondo che hanno subito una forma di mutilazione genitale.

COSA SI CELA DIETRO A QUESTE PRATICHE INUMANE?
Dietro alle MGF si celano motivazioni sociali e culturali molto diversificate tra loro, ma in ogni caso non giustificabili.
In alcune comunità la MGF è concepita come una parte integrante dell’educazione delle ragazze, una sorta di rito di passaggio che trasforma una ragazzina in una donna.
In altri Paesi la mutilazione genitale femminile è una pratica volta a garantire la verginità prematrimoniale e la fedeltà coniugale. Vi è poi la convinzione che la mutilazione riduca la libido di una donna e quindi le permetta di resistere più facilmente agli atti sessuali extraconiugali.
Sebbene nessun testo religioso menzioni le mutilazioni genitali femminili, alcuni ritengono che la pratica sia un atto di devozione, tant’è che alcuni capi religiosi la promuovono e incentivano.
Altre comunità ancora pensano che le mutilazioni siano doverose al fine di eliminare parti del corpo ritenute impure, a tal punto da considerare le ragazze immensamente pulite e belle dopo la rimozione dei genitali.
Infine, molte donne decidono di sottoporsi (o sottoporre le proprie figlie) alla pratica per una questione di inclusione sociale. Infatti, in alcune comunità la MGF è una tradizione indiscutibile: sottrarsi ad essa significa rischiare di essere rifiutata dall’intera comunità e di essere costretta a vivere ai margini della società.

la legge in italia
In Italia, la legge n. 7 del 2006 si occupa delle MGF. In particolare, gli artt. 583bis e 583ter di questa legge vietano qualsiasi forme di MGF, tra cui la clitoridectomia, l’escissione, l’infibulazione e qualsiasi altra pratica che causa effetti dello stesso tipo alla donna. Fondamentale è il fatto che si applica, in questo caso, il principio di extraterritorialità. Sono dunque punibili le MGF anche se commesse al di fuori dal Paese. Tale legge non si limita a queste disposizioni, ma prevede altresì servizi di sostegno per le vittime di MGF e iniziative di informazione e formazione. In particolare la legge prevede le seguenti misure:
- un numero verde gratuito istituito presso il Ministero dell’Interno: 800 300 558;
- campagne di informazione sui diritti umani che informino e comunichino il divieto di MGF in Italia;
- iniziative di sensibilizzazione dei cittadini, in collaborazione con i centri di assistenza sanitaria, organizzazioni di volontariato e organizzazioni non-profit
È bene menzionare poi gli artt. 330 e 333 del codice civile, i quali prevedono rispettivamente la sospensione della custodia parentale del genitore, nel caso in cui il comportamento di quest’ultimo minacci il benessere del minore e gli interventi preventivi in caso di comportamento pregiudizievole dei genitori.
Rilevante è poi il fatto che le domande di asilo per motivi connessi a MGF possono rientrare nel D.Lgs. n. 251 del 2007. L’art. 7, comma 2 considera che violazioni fisiche o psicologiche passate o future, nonché atti contro un determinato genere o contro i bambini siano elementi assolutamente rilevanti ai fini della concessione dello status di rifugiato. A tal proposito, una sentenza della Corte d’Appello di Catania risalente al 27 novembre 2012 ed l’ordinanza del Tributale di Cagliari 12-08192 riconoscono espressamente nella pratica della mutilazione genitale femminile il presupposto per il riconoscimento dello status di rifugiato.
la risoluzione del parlamento europeo in tema di mgf
Spiccatamente rilevante risulta essere la risoluzione del Parlamento europeo del 12 febbraio 2020 su una strategia dell’UE per porre fine alle mutilazioni genitali femminili nel mondo. Tra le altre cose, la risoluzione sollecita la Commissione europea ad assicurare che tutti gli Stati membri recepiscano nel proprio diritto nazionale la direttiva sui diritti delle vittime e la attuino pienamente, al fine di assicurare che le donne sopravvissute alle MGF possano accedere a servizi di supporto specialistici confidenziali, anche di assistenza e consulenza post-traumatiche, nonché a centri di accoglienza, in situazioni di emergenza nell’UE.
Il Parlamento europeo invita poi la Commissione, il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e gli Stati membri a intensificare la cooperazione con i paesi terzi al fine di incoraggiarli ad adottare leggi nazionali che vietino le MGF, a sostenere le autorità di contrasto nel garantire l’attuazione di tali leggi e a dare priorità alla questione delle MGF.
parola chiave: TOLLERANZA ZERO
Le mutilazioni genitali femminili rappresentano un fenomeno globale che richiede una mobilitazione altrettanto globale. Perché? Perché sono una chiara violazione dei diritti umani, che necessita di TOLLERANZA ZERO.
Tolleranza zero davanti ad una pratica che spoglia le donne della loro dignità e priva le bambine della spensieratezza tipica dell’infanzia.
Tolleranza zero per una pratica che ancora una volta blocca totalmente la possibilità di un’emancipazione delle donne e che rappresenta l’ennesimo annientamento di un diritto inviolabile, quale è la salute.
Perché tutti devono poter godere del diritto inderogabile di crearsi una propria idea di giustizia, di cultura e di futuro.

suggerimenti di lettura
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