Il neoliberismo è un sistema di politiche economiche che incrementa la privatizzazione di domini pubblici. Come questo influenza l’educazione?
Tra gli intenti di questo articolo c’è quello di ripercorrere la storia dei test standardizzati dal momento della loro prima apparizione nel XX secolo, fino alla loro acquisizione di significato ideologico negli anni ’60.

Ci si concentrerà invece, seppur brevemente, sull’attuale conformazione socioeconomica del sistema neoliberista e su come questo influenzi l’utilizzo di test standardizzati e in generale il sistema educativo statunitense.
Inspirandosi alle osservazioni di Heckman e quindi riconoscendo nell’attuale sistema educativo un’incompatibilità con lo sviluppo di competenze in senso più ampio, si è ritenuto importante esplorare di più, nel caso specifico, la visione statunitense di scuola.
La storia dei test standardizzati
Quando i test standardizzati furono introdotti per la prima volta alla metà del XIX secolo, essi erano stati pensati per valutare aspetti particolari dell’apprendimento.
Allora si era ben consapevoli dei loro limiti e della loro impossibilità di valutare l’apprendimento in generale.
Nel corso del XX secolo, però, questa prospettiva cambia, ignorando le perplessità degli stessi inventori ed esperti di questa metodologia.
I responsabili del sistema scolastico statunitense, infatti, estendono l’uso dei test a risposta chiusa che diventano il principale modo di valutazione nelle scuole statunitensi.

Questo perché si ritiene sempre più necessaria la presenza di un metodo valutativo che permetta, ad agni passo stabilito come su una catena di montaggio, di verificare l’acquisizione di conoscenze e competenze ritenute necessarie per accedere allo stadio successivo.
Dagli anni ’60, poi, i test di apprendimento standardizzati, con la loro parvenza neutrale e “oggettiva”, acquisiscono un significato ideologico.
Il tentativo era valutare il merito e sostenere la mobilità verticale al di là della classe sociale; questa almeno risulta essere la speranza del tempo.
Dopo l’avvento della psicologia cognitivista i test a risposta chiusa si affermano anche come strumento di accountability e acquisiscono un nuovo importante significato all’interno del costrutto sociale e del sistema scolastico statunitense.

Conformazione socioeconomica del sistema neoliberista
Il neoliberismo è un moderno sistema di politiche economiche che incrementano la privatizzazione di domini pubblici come scuole, parcheggi, trasporti e altri enti in precedenza sotto gestione statale.
Le politiche neoliberiste si fondano sull’assunto che tale conversione – da pubblico a privato – sia il presupposto per il benessere individuale e sociale.
Dal momento che il capitalismo del Laissez-Faire, che poggia sul libero mercato, migliora la qualità di vita delle persone nella società,
Ma per mantenere la stabilità economica e sociale è necessario che il potere economico in termini di capitale disponibile nel mercato si espanda alla sfera pubblica e ne prenda dominio.
Gli adepti alle politiche neoliberiste in contesto statunitense sostengono che:
- il welfare state
- la cattiva pianificazione delle politiche sociali
- e la cattiva gestione dei bilanci fiscali
siano le principali cause che rendono lo stato incapace di fornire servizi pubblici di qualità; in particolare alla classe lavoratrice e ai gruppi emarginati o meno abbienti.

neoliberismo, educazione e lavoro
In generale, l’intervento dello stato è visto dagli economisti neoliberisti come un elemento dai forti inconvenienti pratici. Questo viene ritenuto, infatti, facile a degenerare in costrizione, pesante, sempre tardivo e spesso inefficace (Traccani).
Nel corso degli anni, diverse iniziative sono state prese in questo senso, tra cui l’istituzione di un sistema di voucher applicato all’educazione.
Questo è emerso per la prima volta negli anni ’50, dove neoliberismo ed educazione si incrociano per la prima volta, e poi ripreso e approfondito negli anni ’80 e ’90.
Il sistema di voucher permetteva ai genitori di zone poco abbienti il ricollocamento dei propri figli da una scuola fallimentare o di basso livello a una scuola più performante.
Spesso, purtroppo, queste politiche risultano inefficaci allo scopo, come nel caso del No Child Left Behind act che viene considerato da molti come un fallimento nel colmare il divario culturale.
Addirittura, viene considerato causa di una maggiore disparità e perdita di risorse, principalmente per le scuole situate nella zona dell’America urbana più vulnerabile (Dillon, 2009; Rhodes, 2012).
Sempre in contest neoliberista, nascono industrie come
- The Good School Guide e le School League Tables in Inghilterra,
- e la Princeton Review, College Board, e la Harcourt negli Usa
industrie in grado di gestire e organizzare in modo gerarchico secondo parametri di riferimento l’operato delle scuole pubbliche.
Questo asseconda un principio di libera scelta per i genitori, che possono così consultare delle graduatorie e selezionare la scuola che ritengono più giusta per i loro figli.

La scuola e il libero mercato
Ecco che la scuola entra a far parte del libero mercato.
Libero mercato nel quale è ancora una volta necessario stabilire standard oggettivi per la valutazione di studenti, insegnanti, scuole ed a volte stati interi.
Lo sbaglio è stato il ridurre le capacità dell’individuo alle sole abilità cognitive. E in questo l’accoppiata neoliberismo ed educazione è indubbiamente responsabile.
Come conseguenza, si è evidenziata una perdita di attenzione ai valori morali e ideali di un’educazione volta alla crescita dell’essere umano.
Sbaglio forse riconducibile a quella corrente, per tanti versi a carattere dominante nella cultura anglosassone, del cognitivismo.
Il cognitivismo, sviluppandosi in un dato e particolare contesto storico, contribuisce sicuramente alla nascita di una monocultura pedagogica fondata sulla prestazione.
Alla luce di attuali ricerche, vi è sempre più consapevolezza del fatto che una scuola che eroga esclusivamente conoscenze, che spesso risultano asettiche, non è efficace.
Sappiamo che gli individui e la nostra società necessitano di competenze differenti, trasversali, e che queste vanno sviluppate al di là di moralismi e dei bias culturali.
Queste “altre” competenze aiutano e in qualche modo preparano alla vita in senso lato.
Sappiamo inoltre che lo sviluppo di tali competenze vede un ruolo importantissimo della scuola e della figura dell’insegnante.
Viene da chiedersi allora:
“perché la scuola, negli Stati Uniti ma non solo, è ancora così poco in linea con questi principi?”
“quali sono le forze socioeconomiche che perpetuano e rinforzano un sistema educativo sostanzialmente inefficace?”

Neoliberismo ed educazione: l’impostazione educativo-funzionalista della scuola americana
Da questo contesto emerge una grande frammentazione e una continua lotta per ottenere quelli che dovrebbero essere diritti fondamentali di ognuno all’istruzione.
E anche qualora si fosse nati nel contesto sociale più favorevole, nella città, zona e famiglia giusta, una scuola che risulta essere un bene come tanti da vendere sul mercato è una scuola che dà così tanta importanza alla valutazione da cui di fatto dipende la sua stessa sopravvivenza, sembra perdersi dietro qualcosa.
Heckman, che dà un grande contributo al concetto di capitale umano come valore individuale, critica appunto la salda accoppiata neoliberismo ed educazione oltre all’impostazione educativa funzionalista che domina la scuola americana.

neoliberismo ed educazione: Il decadimento degli insegnamento umanistici e l’importanza delle soft skills
Questa segna un inesorabile decadimento degli insegnamenti umanistici a favore di quelli scientifico-tecnologici e pratici.
E mentre l’attenzione alle così dette STEM, cioè alle discipline accademiche della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica; è importante, ma essa non è sufficiente.
Heckman introduce il concetto di soft skills, o character, per rispondere alla domanda
“quali sono le abilità individuali ignorate dai test di apprendimento?”
Queste sono le Big 5, individuate come tratti profondi della personalità, aspetti legati al desiderio e a dimensioni socio emozionali.
Diversi poi sono stati gli studi che hanno esplorato l’importanza delle soft skills.
Questo sia durante che in seguito al completamento della formazione accademica.
Esse risultano essere complementari alle cosiddette hard skills, intese come requisiti tecnici e/o teorici che sono necessari all’individuo per svolgere un determinato lavoro o mansione.
Sebbene l’importanza di queste ultime non sia in discussione, l’errore che si potrebbe commettere è quello di considerare le due dimensioni di competenza individuale come una dicotomia; errore che porterebbe ad ignorare l’efficacia di incorporare l’esplorazione delle soft skills nelle pratiche d’insegnamento tecnico e teorico.
È importante invece comprendere come la formazione a tali skills trasversali è essenziale per lo sviluppo della personalità dell’individuo.
Inoltre, risulta fondamentale anche per sviluppare un metodo efficace ed efficiente di esporre e facilitare l’apprendimento degli specifici contenuti.

neoliberismo ed educazione: Conclusioni
In conclusione, ne emerge che la cultura dominante dell’istruzione statunitense, e non solo, ha finito per concentrarsi eccessivamente sulla valutazione, anche a discapito dell’apprendimento in sé.
Gli stessi test standardizzati che hanno un’utilità se usati in modo adeguato come strumento di supporto rischiano di diventare un ostacolo all’apprendimento in senso più ampio e completo.
La loro erogazione, di fatto, acquisisce un’importanza accentuata non solo dal punto di vista educativo ma anche socioeconomico.
E se lo scopo dell’educazione è l’apprendimento, quando l’apprendimento non è efficace l’educazione è pressoché inutile.
Le soft skills, che sono spesso state ritenute meri tratti innati, vengono oggi considerate abilità alimentabili e mutabili nel corso della vita.
Consapevolezza che ci porta a una nuova riflessione:
se esse sono sviluppate nella vita, gli attori che fanno parte dell’ambiente scuola acquisiscono in qualche modo una responsabilità nel compito di facilitarne l’acquisizione?
Responsabilità degli adulti nei confronti dei bambini, delle politiche pubbliche nei confronti dei cittadini.
Per il futuro è quindi necessario concentrarsi sulla figura dell’insegnante, non concepito come semplice erogatore di informazioni, ma come risorsa indispensabile nel facilitare l’apprendimento.
Oltre a ciò, è necessario ripensare e riformulare le relazioni che corrono tra bambini, apprendimento, scuola, stato e contesto socioeconomico.
Dottoressa Giada Mignolli
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