Orizzonti e limiti della moderna cultura dell’autenticità: ultimo articolo sul libro “il disagio della modernità” di Charles Taylor

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La cultura dell’autenticità, per Taylor, è la cultura contemporanea che rende l’essere umano prigioniero di sè stesso nel nome della stessa libertà che insegue dagli inizi dell’epoca industriale

L’IDEALE DELL’AUTENTICITÀ SLITTA (E NON SI ESPRIME) ALL’INTERNO DELLA STESSA CULTURA DELL’AUTENTICITÀ

La società industrial-tecnologico-burocratica ha portato ad una sorta di “pervertimento della cultura dell’autenticità”

La cultura dell’autenticità è la cultura contemporanea che in nome di una ricerca di autorealizzazione e a causa di un relativismo morbido (un relativismo in cui tutti hanno diritto di vivere i propri valori senza discussione alcuna) rende l’essere umano prigioniero nel nome della stessa libertà ripiegando sè stesso e godendosi le soddisfazioni della vita privata senza occuparsi della cosa pubblica.

Il pervertimento di cui parla Taylor considera uno slittamento della cultura dell’autenticità.

Questo a causa di due relazioni incrociate:

  • le modalità egocentriche dell’ideale dell’autorealizzazione nella cultura popolare del nostro tempo;
  • l’alta cultura, intesa come movimento verso una negazione degli orizzonti di significato. Questo, per Nietzsche, porta ad una sorta di nichilismo.

Eminenti pensatori (FoucaultDeridda) si sono occupati di questa linea di pensiero, arrivando a decostruire l’ideale di autenticità e la nozione stessa dell’Io.

Foucalt parla della dimensione estetica, ovvero la nozione secondo cui ciascuno di noi ha un modo originale di essere uomo (autenticità). Questo comporta che ciascuno di noi deve scoprire che cosa significa essere se stesso dando espressione nella parola di ciò che c’è di originale in noi.

Conosci te stesso. Possiedi te stesso. Sii te stesso. L'autenticità vince -  Centodieci

la concezione espressivistica di Herder

Con Herder e con la concezione espressivistica si inaugura l’idea che attraverso una creazione o la produzione di qualcosa di originale e di nuovo l’essere umano può attingere alla sua auto-definizione. Questo perchè forgiando qualcosa di nuovo, originale, l’essere umano va verso un’auto scoperta diventando allo stesso tempo ciò che in me attende di essere.

Una concezione dell’arte quindi non più come imitazione ma come creazione attraverso un fare, in modo creativo, giungendo all’auto scoperta e quindi all’autenticità, passando l’utilizzo dell’immaginazione.

Le esigenze dell’autenticità diventano quindi legate ad una dimensione estetica.

Secondo herder l’autenticità nasce nello spostamento del principio morale verso di noi. Di conseguenza l’io e la trasparenza non sono mezzi ma fini in se stessi. Si fondono cosi l’integrità dell’io e la dimensione estetica (che non è la soddisfazione di un desiderio ma qualcosa che trova la sua risposta in se stessa) che suscita emozioni.

Il tutto comporta originalità, andando necessariamente contro le convenzioni.

L’orginalità come strumento espressivo dell’autenticità (pura)

Riassumento, l’autenticità implica

  • creazione e costruzione e scoperta;
  • originalità;
  • e un’opposizione alle regole della società e della moralità imposta e agli imperativi del mondo esterno.

Essa però esige:

  • apertura verso orizzonti di significato (che secondo Nietzche se non inseguiti portano l’individuo verso il nichilismo) e a favore di quelle esperienze personali che sono significative per la persona
  • auto definizione nel dialogo (e nella dialogica);

Ciò che l’autenticità implica ed esige deve essere bilanciato: ciò che esige non deve prevalere su ciò che implica e viceversa.

L’autenticità come idea di libertà

L’autenticità è di fatto un’idea di libertà. Questo perchè essa implica che la persona trovi da sola contro gli imperativi del conformismo esterno il disegno della propria vita.

Ma poiché la nozione di libertà che si auto-determina, spinta al limite, non riconosce nessuna frontiera essa può facilmente rovesciarsi in forme estreme di antropocentrismo. Per questo l’autenticità non può e non deve accompagnarsi ad una forma di libertà che si autodetermina, perché si spiazzerebbe da sé.

La lotta continua da lodatori e detrattori della cultura dell’autenticità

La cultura dell’autenticità soffre di una tensione costitutiva poiché in essa vi è una lotta tra lodatori e detrattori della cultura dell’autenticità.

Questa lotta, secondo Taylor è sbagliata perché anziché liquidare in toto la cultura dell’autenticità o avallarla totalmente sarebbe necessario comprendere pienamente il significato dell’autenticità poichè essa sposterebbe il focus della lotta dall’autenticità alla definizione del suo significato.

Per far innalzare la cultura dell’autenticità bisogna:

  • che l’autenticità sia un reale ideale degno di essere abbracciato;
  • che si possa ragionare su ciò che esso comporta;
  • e che questo ragionamento abbia effetti pratici.

Secondo Taylor, l’autenticità ci aiuta a vivere una vita più ricca e differenziata e auto responsabile, basata sull’autorealizzazione.

La battaglia sociale in corso si trova divisa tra

  • chi sostiene prassi sempre crescenti di individualismo e quindi forme di egocentrismo che trascinano la cultura dell’autenticità verso il basso;
  • e dall’atro chi sente il valore dell’autenticità ma che non trova concretezza e sfogo di realizzazione.

Questa lotta è l’espressione della libertà della società che può muoversi verso uno o l’altro lato.

Muoversi verso l’egocentrismo pur consapevoli che esiste un valore di autenticità (raggiungibile)

La prospettiva che propone Taylor va contro il pessimismo di Bloom e Bell. Per Taylor questo spostamento tra due poli non è mai univoco e può bilanciarsi a momenti da una parte e dall’altra.

Non vuole promuovere un ottimismo culturale ma piuttosto sconfiggere la tentazione di vedere le cose in modo irreversibile e che in questa lotta l’esito è perennemente incerto e mai definitivo. Per Taylor la persona non deve guardare dove tutti tendono ma capire ciò che è bene e farlo prevalere sempre con la certezza che questa possa avvenire.

La soggettivizzazione e i concetti di maniera e materia

Per taylor la cultura moderna è passata ed ha assistito ad un movimento di soggettivizzazione dove le cose si incentrano sempre di più sul soggetto. Cose che un tempo erano riferite alla realtà esterna ora vengono decise dal soggetto.

La libertà e l’autonomia moderne si incentrano sulle persone stesse e l’ideale dell’autenticità esige che la persona scopra e articoli la propria identità.

Occorre distinguere

  • la maniera (in cui abbracciamo una forma di vita)
  • dalla materia (contenuto dell’azione).

Cosa sono maniera e materia

La maniera è autoreferenziale, è un orientamento personale (al contrario della materia che non per forza si riferisce a noi stessi). La materia invece è qualcosa che ha un significato indipendentemente da noi.

Quindi la maniera può trovare appagamento in mete esterne a noi come un dio, la cura della terra o la causa politica.

In questo senso si può trovare un esempio nell’arte moderna che passa ad essere arte creativa e non più di imitazione. Il linguaggio poetico e artistico ora (dall’Ottocento) è legato ad una sensibilità articolata, non è più riferito a significati pubblicamente disponibili (fino al Settecento).

L’artista ora cambia la maniera di accedere a dei saperi e non per forza questa materia poi è espressione solo del io dell’artista.

Per comprendere l’arte moderna è dunque necessario distinguere le due specie di soggettivizzazione (materia-maniera).

Se l’autenticità significa essere fedeli a noi stessi, possiamo realizzarla compiutamente solo se riconosciamo che questo sentimento si ricongiunge ad una totalità più ampia. Dobbiamo articolare il senso all’interno di un legame con gli altri.

Una gabbia di ferro chiamata ragione strumentale

Per una posizione generale riguardo la modernità e l’ideale di autenticità non vanno considerate posizioni estremiste (lodatori o detrattori di questo ideale).

La stessa cosa vale per la ragione strumentale. Alcuni vedono l’avvento della tecnologia come il declino della società a causa della perdita di contatto con la terra ed i suoi ritmi.

Coloro che guardano all’etica dell’autorealizzazioni sono sostenitori della tecnologia mentre coloro che sostengono l’ideale dell’autenticità vanno contro a questi sviluppi tecnologici. I sostenitori di questo ideale parteggiano per la società tradizionale, spingendo però verso l’atomismo.

La ragione strumentale impone valori atomistici e strumentalisti.

Recuperandoli giungeremmo ad un equilibrio.

Con ragione strumentale isi intende il tipo di razionalità a cui ci rifacciamo quando calcoliamo l’applicazione più economica dei mezzi disponibili a un dato fine. In generale i fini indipendenti che dovrebbero guidare le nostre vite si trovano eclissati dall’esigenza di massimizzare la produzione.

Questo non è solo una percezione diffusa, ma un processo reale (ad es. la mercificazione del lavoro per favorire la partecipazione al mercato del lavoro). Processo che non necessariamente si deve accettare come fatale.

Nella nostra società, la misura della libertà non è pari a zero. Non è privo di senso deliberare quali debbono essere i nostri fini e se la ragione strumentale debba avere nelle nostre vite un ruolo minore di quello che affettivamente ha. In questo campo il cambiamento dovrà coinvolgere le istituzioni, la politica.

Le società strutturate intorno alla ragione strumentale impone una grave perdita di libertà

Questo accade agli individui oltre che al gruppo poichè le nostre decisioni sociali sono forgiate da queste stesse forze.

Anche a causa di uno stile di vita individuale è difficilissimo andare contro corrente (per es. non usare la macchina). La razionalità strumentale (come descritto da Marx e Weber) ci impone le sue esigenze in tutto quello che facciamo, nella vita pubblica o privata, nell’economia e nello Stato.

Il fatto che la tecnologia ci spinga verso un atomismo e strumentalismo tenendoci prigionieri in una gabbia di ferro non è immutabile.

Ma per Taylor gli esseri umani e la società sono più complessi di una teoria (andando contro la teoria della Gabbia di Ferro di Weber).

Noi non siamo prigionieri, quando prende forma una coscienza comune le cose cambiano. Noi siamo liberi quando possiamo controllare le cose che ci dominano. Sul piano morale la ragione strumentale trova le radici su due idee particolari:

  • Gli ideali di razionalità come pensiero che si autodetermina
  • L’affermazione della vita ordinaria per l’alleviamento delle sofferenze.

Recuperando l’entroterra morale possiamo mostrare che lo stato delle cose non è immutabile

Intendendo in un’altra maniera la tecnologia, come un servizio alla società per la benevolenza delle persone, giungeremmo ad una interpretazione diversa da quella che dovrebbe essere lasciando le prospettive aperte.

Recuperare questo senso di libertà gioverà ai cuori e alle menti della società.

La forza che può arrestare la marcia della ragione strumentale è l’iniziativa democratica.

Questo è il timore articolato da Tocqueville sull’indebolimento dell’iniziativa democratica.

Per Tocqueville gli uomini sono fin toppo disposti ad essere governati da un potere tutelare (dispotismo morbido). Nonostante un governo mite e paternalistico che conservare le forme democratiche, con elezioni periodiche, di fatto ogni cosa è governata da un «potere immenso e tutelare» su cui gli uomini hanno scarso controllo.

Si tratta di una società in cui gli esseri umani si riducono nella condizione di individui «rinchiusi nei loro cuori» e quindi una società in cui pochi vorranno partecipare attivamente all’autogoverno.

Il pericolo non è quello di un potere dispotico ma di una:

Frammentazione

Avviene quando gli individui giungono a vedere sé stessi in termini sempre più atomistici e meno uniti ai concittadini in un’ottica di progettazione comune.

Questa frammentazione si autoalimenta con il fallimento della democrazia. Tanto più ci saranno elettorati parziali e frammentati tanto più sarà difficile costituire una maggioranza democratica in orizzonti communi.

Questo alimenta un:

Circolo vizioso

Un raggruppamento parziale fa valere le sue ragioni ma una maggioranza viene percepita come utopia, così nella mancanza di esperienza comune appare un senso di impotenza che screpola l’unità facendo apparire ogni tentativo una perdita di tempo.

Una società su questa strada non si opporrà mai ad una autorità.

L’unico mezzo di contrasto al mercato e alle burocrazie è la formazione di un intento democratico comune (difficilmente raggiungibile in uno stato frammentato). L’assenza di una efficace azione comune porta gli individui a ripiegare su sé stessi, alimentando l’atomismo.

Per Taylor perdere la capacità di costruire maggioranze politiche è come perdere i remi in mare: si viene trascinati dalla corrente.

È necessaria una politica di potenziamento della democrazia per contrastare la frammentazione che si alimenta di:

  • Mancata identificazione con la comunità
  • Atrofia del senso di appartenenza

La decentralizzazione del potere come soluzione (come diceva Tocqueville)

Secondo Tocqueville la soluzione è il decentramento del potere soprattutto ad associazioni del territorio che figurano già nella vita dei loro membri.

Bisogna invertire la rotta per una riconcettualizzatine della tecnologia attraverso un’azione comune politica.

È necessario quindi combattere a più livelli per capire ciò che nella società c’è di grande o di misero (Pascal). Abbracciando queste due parti si può comprendere quest’epoca per innalzarla al suo miglior valore.

Dottor Niccolò Di Paolo

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