Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica: ponte tra Scienza e Umano

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La Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica ha l’obiettivo di edificare il ponte tra i due estremi, rigore e soggettività, oggettivo e identitario.

L’uomo di cosa è fatto?

Non è un quesito banale perché attorno a questa domanda s’intrecciano le riflessioni più delicate degli ultimi anni antropologici.

Le leggi e le regole scientifiche si rifrangono assieme all’umano in equilibri diversi alla luce delle specifiche teorie.

Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica: Scienza o soggettività?

Questa caotica danza è evidentissima nella pratica psicoterapeutica e nei vari indirizzi che la caratterizzano; inoltre, non sono poche le ricerche che hanno provato a valutare l’efficacia scientifica degli interventi psicologici.

Da un lato, allora, si tenta di validare più che mai la pratica psicoterapeutica, incanalandola squisitamente nel metodo scientifico, eliminando però il dominio personale dell’uomo.

Dal lato opposto, vi è chi rigetta qualsiasi tentativo di schema nella pratica clinica.

Un atteggiamento di confronto aperto lo propone la Psicoterapia Cognitiva Neuropsicologica.

Tale approccio tenta di edificare il ponte tra i due estremi, rigore e soggettività, oggettivo e identitario.

Essere e tempo: la teoria della psicoterapia cognitiva neuropsicologica

Il mondo in cui viviamo non è soggettivo; esiste ed esiste a prescindere dai nostri sensi e dai nostri modi di leggerne i significati e d’interpretarne le apparizioni.

Il mondo c’è e noi siamo “gettati” nel mondo.

Viviamo in un meraviglioso equilibrio chimico, che segue il pentagramma della fisica: la matematica è l’alfabeto con cui è stato scritto l’universo.

All’interno di questo straordinario simposio di numeri e formule l’uomo esiste e si esprime tramite la sua soggettiva docta ignorantia.

L’uomo non è solo specie, ma anche individuo – ha radici nell’animale e tuttavia non possiede istinti. Ognuno di noi vive la propria autentica storia.

Ognuno c’è: ha un nome e un racconto che può riferire. Tutto questo è frutto di un grande omaggio che ci è stato fatto dall’evoluzione: la consapevolezza del tempo.

La consapevolezza del tempo è il dono che ci permette di essere autentici nel mondo: il prezzo da pagare a Madre Natura è l’evidenza della morte.

L’esperienza nel mondo: ovvero la nostra personale storia di vita

L’esperienza viva, attiva, personale è un susseguirsi di capitoli, un libro che viene scritto man mano nel corso della propria vita.

Se anche è vero che il mondo esiste a prescindere e l’esperienza nel mondo è reale, tuttavia questa non è completamente generalizzabile, non è oggettiva perché essa coincide con l’effetto che quella esperienza stessa ha su di me; è il sentirmi in una determinata tonalità emotiva dell’esperienza che mi rende unico, ossia il mio personale l’incontro con l’altro e con il mondo.

Tale vissuto, a sua volta, s’incastona all’interno di un mondo che c’è già – prima di ogni fatto possibile.

La progressione temporale, infine, conferisce all’identità un profilo storico che può essere disvelato attraverso l’esercizio della narrazione.

È qui – tra mondo e racconto – che a volte l’individuo cade ed interpreta: tra la sua immagine e ciò che accade, dall’intreccio di ciò che vive e la scrittura della sua storia, può capitare di confondersi e perdere l’intellegibilità del dipanarsi di scenari.

La vita allora viene interpretata, anziché vissuta.

Da qui, allora, l’importanza del racconto in psicoterapia e soprattutto il valore del modificare il racconto a partire dalla partecipazione alla vita stessa.

Tramite il proprio raccontarsi l’essere umano, in questo caso il paziente, riesce a sentirsi protagonista e autore della propria esperienza e grazie all’esperienza diventa artefice della propria identità.

Esperienza ed interpretazione: come lavora la psicoterapia cognitivo neuropsicologica

Avete presente quando il fuoco di un falò?

Cosa avrebbe pensato un uomo primitivo nel vedere un albero incendiato?

Avrebbe presupposto l’esistenza della magia, fantasticato su potenti signori del cielo; si sarebbe nascosto per il terrore della morte e avrebbe ritualizzato alcuni comportamenti per spergiurare nuovi temporali.

Ecco, questo accade quando non abbiamo padronanza dell’esperienza.

Quando qualcosa ci sfugge nel mondo e tessiamo un ricamo o una pezza per rendere ancora fluente il nostro racconto.

Tuttavia, nulla potrà mai darci conforto come aprirci al fenomeno e comprenderlo davvero appieno nelle sue possibilità – nel caso del fuoco capirne le cause, le virtù e quindi i relativi utilizzi che hanno contribuito a fare grande la specie umana.

L’approccio Ermeneutico Fenomenologico

Secondo un approccio ermeneutico fenomenologico, la psicoterapia cognitivo neuropsicologica attiva un positivo cambiamento nelle strutture di senso del paziente, laddove il racconto del paziente tende all’interpretazione e non all’intendere consapevole e attivo dell’esperienza.

La trasformazione avviene nel ri-posizionarsi all’interno di un mondo che si avverte come tangibile, proprio, possibile.

L’uomo è quindi inteso come l’esserci, corporalmente, presso le cose in una determinata e storica apertura del mondo.

Il cambiamento, durante il percorso psicoterapeutico, si pone dunque a livello esperienziale e non puramente linguistico, intervenendo sulle modalità di fare esperienza del soggetto e non sui modi di raccontarsi l’esperienza stessa.

Parallelamente, il paziente è chiamato al faticoso compito della “responsabilità” sulle proprie possibilità: le scelte assumono un valore autentico nella misura in cui mi muovo all’interno del progetto di cui ho consapevolezza e che talvolta ho delineato.

Tutto ciò innesca un virtuoso cambiamento: gli orizzonti esistenziali si rinnovano, il futuro si dischiude e il paziente si trasforma – ovvero muta la sua forma identitaria, il suo affascinante esser-ci nell’esperienza.

Dottor Giuseppe Marino

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