Psicoterapia della Gestalt, la terapia della “consapevolezza”

Tempo di lettura: 3'
letto 593 volte

La Psicoterapia della Gestalt è stata fondata dallo psichiatra tedesco Fritz Perls nel 1951 quando, insieme a Hefferline e Goodman, scrive il testo cardine della Psicoterapia della Gestalt: “Gestalt Therapy“.

“Abbiamo una sete di amore molto grande, ma la sete di amore si trasforma in capacità di amare solo attraverso un percorso doloroso perché la crescita passa per la conoscenza di sé, che è un po’ come una discesa all’inferno”

(Claudio Naranjo)

Il significato della parola Gestalt

La parola “Gestalt” significa “forma” e fa riferimento al concetto secondo cui non percepiamo le cose come elementi sconnessi tra loro ma come scene complesse all’interno delle quali alcuni di questi elementi predominano mentre altri contemporaneamente retrocedono nello sfondo.

Ma… cosa c’entra questo con la psicoterapia?

Secondo lo psichiatra Fritz Perls questo processo percettivo è una metafora che spiega come nella nostra vita ciclicamente emergano dallo sfondo psichico dei bisogni che scombussolano il nostro equilibrio omeostatico.

Questi bisogni allo stesso tempo ci orientano nel mondo e ci permettono di dirigere le nostre attività verso il loro appagamento.

In condizioni di benessere l’individuo è in grado di riconoscere il bisogno che emerge in primo piano dentro di sé;

questi può decidere come muoversi affinché questo venga soddisfatto, quindi godersi l’esperienza di soddisfacimento, chiudere il ciclo ed essere aperto ad una nuova esperienza.

dove si interrompe questo processo nasce la sofferenza.

Il trauma psicologico: quando gli eventi non sono ben elaborati e generano  sofferenza

La sofferenza psichica secondo la psicoterapia della Gestalt

Soffriamo perché abbiamo perso la capacità di sintonizzarci con noi stessi e con ciò che l’esperienza ci sta offrendo;

soffriamo perché seguendo ciò che l’ambiente ci richiede pensiamo di aver perso un intuito verso i nostri reali bisogni.

perdiamo la nostra “bussola”.

girovaghiamo nel mondo in maniera disorganizzata;

e così come non riusciamo a distinguere gli elementi per noi positivi così perdiamo la capacità di scegliere i mezzi adeguati per raggiungere le nostre mete.

Coscienza e consapevolezza: qual è la differenza? | Essere Integrale

La consapevolezza come fine della Psicoterapia della Gestalt

Il fine immediato della psicoterapia della Gestalt è quello di ristabilire la “consapevolezza” di ciò che proviamo.

Ristabilire quindi un “contatto” con i propri processi sensoriali ed emotivi e questa nuova presa di coscienza, di per sé, produce sviluppo e cambiamento.

Il paziente non è osservatore di se stesso.

Anzi, ne elabora interpretazioni ma piuttosto va a fondersi con le proprie azioni, integrando tutte le parti di sé misconosciute.

Quindi il terapeuta accompagna il paziente nel suo processo di ri-sintonizzazione con se stesso, di sperimentazione e di fioritura.

Dottoressa Martina Di Dio

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sulla psicoterapia della Gestalt

Se ti ha incuriosito la Terapia della Gestalt ti suggerisco di dare un’occhiata alla mia rubrica su “I Caratteri e le Personalità” dove parlo dell’Enneagramma.

Se ti ha incuriosito l’Enneagramma ti suggerisco di farti un tuffo su gnōthi e leggerti gli articoli che ho scritto sull’Enneatipo 1, sull’Enneatipo 2, sull’Enneatipo 3, sull’Enneatipo 4, sull’Enneatipo 5, sull’Enneatipo 6, sull’Enneatipo 7, sull’Enneatipo 8 e sull’Enneatipo 9.

Se sei proprio alle prime esperienze in questo campo allora puoi leggerti due articoli del del Dottor Niccolò Di Paolo

I nove caratteri (e le nove personalità) dell’Enneagramma secondo Naranjo studiati attraverso il cinema

e

Cosa forma e cosa fa cambiare il nostro carattere? Tra comportamenti adattivi e meccanismi di difesa

scritti per Il Superuovo

About Martina Di Dio

Sono una psicologa clinica, psicoterapeuta in formazione presso il centro Gestalt Viva CGV secondo il metodo di Claudio Naranjo.
L’intenzione che sta dietro ai miei articoli e al lavoro nel mio studio privato è quella di stimolare l’individuo verso una riflessione e una messa in discussione di idee su di sé e sul mondo che nel tempo ha ingerito come “verità assolute” e che cominciano a stridere oltre che a provocare sofferenza.
Muoversi nel mondo a partire dal contatto con il corpo e le emozioni ci permette di vivere autenticamente e con una maggiore senso di coerenza interna. Riconoscere ciò che ci fa soffrire e vedere in che modo alimentiamo i nostri automatismi “nevrotici” ci da la possibilità di scegliere e di appropriarci pienamente del nostro potenziale esistenziale.

Dove ricevo: Viale Spartaco Lavagnini 30 (Firenze)
Contatti: didio.martina@yahoo.com