Rimuginio e Ruminazione sono due processi cognitivi che vengono facilmente confusi e sovrapposti. Vediamoli meglio.

Rimuginio: quando il peggio sembra sempre dietro l’angolo
Il rimuginio (worry) è un processo cognitivo che implica una catena di pensieri ripetitivi riguardo eventi negativi (percepiti come possibili minacce), e le loro relative conseguenze, che potrebbero accadere nel futuro. Rimuginare significa quindi ripetere mentalmente a se stessi, senza sosta, che le cose stanno andando male o che qualcosa di brutto potrebbe capitare da un momento all’altro.

quando “penso troppo e vivo male”
Questo processo cognitivo, naturalmente, fa sentire il soggetto estremamente vulnerabile.
Chi è ostaggio del rimuginio sentirà che un danno irreparabile sta per accadere, anche se in realtà non è in grado di rappresentarselo con chiarezza. Questa infondata, ma così apparentemente vera, preoccupazione getta il soggetto in uno stato di tensione altissima, col rischio che egli rimanga vittima della propria mente, perso in labirintici ragionamenti capaci di soggiogarlo.
Possiamo pertanto vedere il rimuginio come una disfunzione incontrollabile.

quali sono Le caratteristiche del rimugino?
Per individuare la presenza del processo di rimuginio, bisogna riscontrare diverse caratteristiche nelle forme di pensiero riportate (e lamentate) dal soggetto, tra cui:
- Ripetitività.
- Negatività.
- Incontrollabilità.
- pensiero orientato al futuro (nefasto).
- Vasto contenuto verbale accompagnato però da scarsa quantità di immagini mentali.
- Astrattezza (i pensieri non portano all’azione, ma chiamano a loro volta altri pensieri).
- Alto dispendio di energie cognitive.
- Bias dell’elaborazione delle informazioni (ossia, l’individuo interpreta informazioni ambigue come minacciose e opera distorsioni, ad esempio nel ricordo di parole minacciose).
- Attenzione orientata sul proprio sé.

Viene ora da chiedersi: perchè la nostra mente mette in atto il processo del rimuginio? Perchè esso espleta alcune funzioni importanti. Tale meccanismo, infatti, si attiva quando il soggetto si trova ad esempio a dover gestire stati d’ansia di natura somatica, quando deve risolvere problemi, quando ha bisogno di distrarsi, quando sente il bisogno di nascondersi dietro a uno scudo emozionale e quando necessita di un rinforzo negativo.
Tutte queste funzioni hanno comunque un’evidente ragione di base comune: produrre nel soggetto la sensazione di poter controllare gli accadimenti per lui possibilmente imminenti.

cause e conseguenze del rimuginio
Mentre, spesso, tra le cause del rimuginio si possono annoverare caratteristiche e attitudini personologiche e caratterologiche, tra le sue conseguenze sono da segnalare:
- Disturbi d’Ansia.
- Disturbi affettivi (come la depressione).
- Disturbi Alimentari (AN, BN, BED).
- Psicosi (paranoia, deliri).
- Craving.

Oltre alla sfera psicopatologica, il rimuginio può estendersi anche a livello somatico, con sintomi fisici come: maggiore tensione muscolare, insonnia, irritabilità, emicrania, danni alle coronarie.
A livello cognitivo, invece, si può riscontrare una minor capacità di problem solving, notevoli bias di concentrazione, un’elaborazione delle informazioni più lenta della norma e un basso livello di autostima.
Le meta-worry e le loro implicazioni
Le meta-worry rappresentano quell’insieme di convinzioni sulla natura e sulle funzioni dell’attività mentale rimuginativa. Possono essere di due tipi qualitativamente diversi. Infatti, si parla di metacognizioni positive e di metacognizioni negative. Facciamo qualche esempio.
Per quanto riguarda le Metacognizioni positive, i pensieri tipo di un soggetto possono essere:
- “Rimuginare mi aiuta a gestire meglio le situazioni”.
- “Se mi preoccupo posso evitare che accadano cose terribili”.
- “Rimuginare mi aiuta a risolvere i problemi”.
- “Se mi preoccupo soffrirò di meno che se fossi stato preso alla sprovvista”.
- “Se mi preoccupo sarò pronto per ogni evenienza”.

Invece, per quanto riguarda le Metacognizioni negative, tipici pensieri presenti nella mente di un soggetto possono essere:
- “Non ho il controllo sul mio rimuginio”.
- “Rimuginare è pericoloso”.
- “Rimuginare può condurre alla follia”.
- “Potrei non riuscire più a smettere di rimuginare”.
- “Potrei essere sopraffatto dalle emozioni”.

Rimuginatori patologici e rimuginatori non patologici/normali
Ovviamente, non tutti i soggetti che presentano rimuginio sono da ascrivere all’interno di confini patologici. Infatti, per distinguere i rimuginatori patologici dai rimuginatori non patologici/“normali”, vengono indagati e discriminati sia aspetti quantitativi sia aspetti qualitativi.
Innanzitutto, è necessario comprendere se il rimuginio si sta verificando in un preciso momento della vita del soggetto o se è invece un meccanismo facente parte più strettamente della sua personalità e che quindi lo accompagna da sempre. Poi bisogna intuire la quantità di problemi che vengono analizzati dalla mente del soggetto nei momenti di intenso rimuginio, il loro livello di gravità e la pregnanza, la neutralità o l’ambiguità degli argomenti. Ancora, è utile venire a conoscenza di quanto tempo il soggetto spende in attività rimuginative. Infine, può essere importante indagare la capacità più o meno presente nel soggetto di collegare il rimuginio a un evento esterno scatenante.

Oltre a questi aspetti, come già detto, la differenza tra stato patologico e non patologico è anche data dalle strutture caratterologiche di base.
Potendo fare un esempio di ciò, possiamo pensare alla differenza fra un uomo con tratti ossessivi, il quale organizza la propria vita intorno al pensiero, sostenendo la propria autostima con atti creativi di pensiero come lo studio, la capacità logica di analisi, la pianificazione e l’accurata decisionalità rispetto a un uomo patologicamente ossessivo, che rimugina invece improduttivamente, senza raggiungere alcun obiettivo, senza realizzare nessuna ambizione e odiandosi per tutto questo.

e la ruminazine?
La ruminazione è un’altra forma di pensiero ripetitivo. Si tratta in concreto di un processo cognitivo per cui i pensieri, ripetutamente, mettono a fuoco l’attenzione dell’individuo sulle sue sensazioni e sui suoi sintomi negativi, le loro cause, i loro significati e le loro conseguenze.
Il termine ruminazione si riferisce di fatto a quei pensieri negativi continui e insistenti che caratterizzano soprattutto gli stati depressivi, perpetuando, aumentando e aggravando l’umore già depresso del soggetto. Solitamente, questi pensieri sono orientati verso il passato e una loro più alta incidenza la si riscontra tra le donne rispetto agli uomini.

La ruminazione presenta caratteristiche pressoché uguali a quelle del rimuginio ma, a differenza di quest’ultimo, si manifesta attraverso diverse tipologie. Vediamole.
Tipi di ruminazione:
- Brooding: forma passiva di giudizio non adattiva (ad esempio: “Cosa sto facendo per meritare questo? Perché ho sempre reagito in questo modo?”).
- Reflection: focus sulla soluzione dei problemi; tipologia di ruminazione più adattiva (un esempio: “Perché mi sono sentito in quel modo? Cosa è successo? Come posso risolvere?”).
- Ruminazione rabbiosa (anger rumination), data da:
- Pensiero ripetitivo legato a un evento passato che ha indotto rabbia (“Non ci posso credere!”).
- Attenzione focalizzata sull’espressione di rabbia (“Non ne posso più, anche oggi è in ritardo!”).
- Pensiero controfattuale (“Invece di essere qui, avrei potuto fare altro!”).

Perché ruminare? Le funzioni della ruminazione:
La ruminazione si attiva nel caso in cui un soggetto stia cercando di lottare per mantenere il controllo su una situazione.
Anche per la ruminazione si può parlare di metacognizioni positive e di metacognizioni negative. Facciamo qualche esempio.
- Metacognizioni positive:
– “Se ci penso posso capirmi meglio”.
– “Se ci penso posso risolvere i problemi”.
– “Se ci penso posso motivarmi ad agire”.
– “Se ci penso posso imparare dalla mia esperienza”.
– “È giusto pensarci per essere una persona profonda”. - Metacognizioni negative:
– “Se non ci penso, sono cattivo e indegno”.
– “Non riesco a smettere di pensarci”.
– “Non posso farne a meno, è automatico, fa parte di me”.
– “È indice del fatto che sono fatto male”.
– “Se lo faccio significa che ho una malattia biologica”.
Conseguenze negative e Comportamenti a rischio legati alla ruminazione:
Le possibili conseguenze negative della ruminazione, come le sue caratteristiche, sono uguali a quelle del rimuginio. Si riscontrano anche gli stessi possibili sintomi fisici.
Per quanto riguarda invece i comportamenti a rischio correlati al rimuginio, si possono riscontrare: uso di sostanze e alcol, abitudini scorrette di igiene del sonno e una inadeguata alimentazione.

Aspetti neurobiologici della ruminazione:
Tra gli aspetti neurobiologici attivati durante la ruminazione troviamo:
- Una maggiore attività neurale (più precisamente nelle zone di amigdala e corteccia pre-frontale) in pazienti depressi rispetto ai controlli.
- Polimorfismo gene BDNF-ruminazione (la ruminazione è più probabile in soggetti con polimorfismo Val66MetBDNF).
- Memoria di lavoro e memoria a breve termine alterate (vi è difficoltà nel controllo dell’ingresso di informazioni irrilevanti e nel rimuovere informazioni negative relative a se stessi).
- Alterazione del livello di attenzione, con difficoltà nella capacità di spostare l’attenzione da strategie non adattive a quelle adattive.

Trattamento:
Per facilitare l’abbandono della dinamica del rimuginio e della ruminazione sarebbe auspicabile:
- Aumentare il controllo flessibile sui propri processi di pensiero.
- Disputare le convinzioni metacognitive su ruminazione e rimuginio.
- Costruire nuovi piani di elaborazione delle informazioni (problem solving).

in conclusione, rimuginio e ruminazione sono due processi di pensiero distinti?
Sebbene inizialmente siano stati studiati come processi indipendenti tra loro, rimuginio e ruminazione sono invece meccanismi alquanto similari, incorporati e riassunti nell’espressione ‘Ripetitive Thinking’.
Infatti, gli studi sperimentali mostrato effetti molto simili di rimuginio e ruminazione.
In sintesi, pur utilizzando approcci metodologici diversi, gli studi che hanno confrontato direttamente il rimuginio e la ruminazione hanno rivelato più somiglianze che differenze tra questi processi.
Pertanto, non esistono in realtà criteri chiari per differenziare in maniera consistente i due meccanismi.
NOTA: le informazioni di cui sopra sono a scopo informativo. Le informazioni fornite nel presente documento non devono essere utilizzate durante alcuna emergenza medica o per la diagnosi o il trattamento di qualsiasi condizione medica.
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Dott.ssa Elena Tsoutsis, Psicologa

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo su Rinuginio e Ruminazione
Se ti è piaciuto questo testo su rimuginio e ruminazione, ti consiglio di dare un’occhiata ai miei articoli, per i divulgatori seriali ho scritto articoli di Psicologia Dinamica, Psicologia Clinica e Psicologia dello Sviluppo: dacci un’occhiata!
bibliografia dell’articolo sul rimuginio e sulla ruminazione
- American Psychiatric Association (APA), DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Raffaello Cortina Editore, 2014
- Caselli, G., Ruggiero, G. M. & Sassaroli, S., Rimuginio. Teoria e terapia del pensiero ripetitivo, Raffaello Cortina Editore, 2017
- Galimberti, U., Nuovo dizionario di psicologia. Psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze Feltrinelli, 2020