Poche settimane fa è uscito un mio articolo sulle possibili implicazioni e conseguenze dell’eventuale assenza del padre nella vita dei figli (per rileggere l’articolo, clicca qui)
Ecco, sulla scia di questa tematica, ho pensato sarebbe stato utile e interessante narrare alcune effettive conseguenze che ho constatato durante una mia esperienza diretta con una persona con alle spalle una storia di assenza paterna e di trascuratezza e violenza materna, fisica e verbale.

Intendo quindi delineare qui di seguito, ovviamente senza riferimenti diretti, un breve resoconto comportamentale ed emotivo-relazionale di questa persona: un minore di nazionalità straniera.
comportamenti ed emozioni fuori controllo: analisi di un caso
Fin dai suoi primi anni di vita, egli ha presentato comportamenti, principalmente etero-diretti, gradatamente sempre più violenti e aggressivi. Il ragazzo poteva arrivare a raggiungere preoccupanti stati di agitazione e reattività. E le difficoltà relazionali non erano poi evidenti solo con i coetanei, ma anche con gli adulti per lui di riferimento, di cui ricercava comunque attenzione, tanto a casa quanto a scuola e nelle situazioni extra-scolastiche.

I suoi comportamenti risultavano irruenti e violenti: lanciava oggetti, tirava capelli, mordeva o dava schiaffi, spintoni e pugni, urlava e offendeva. Dimostrava così estrema noncuranza della sicurezza propria e altrui, senso di irresponsabilità e soprattutto mancanza di rimorso.
quando la rabbia non è mai abbastanza
L’atteggiamento era, si può dire, altamente oppositivo, irritabile, impulsivo, sregolato, instabile e imprevedibile e le sue reazioni non sempre erano riconducibili a qualche reale torto subìto o a qualche dispiacere emotivo. Ciò denotava la sua sfiducia nell’altro e la sua difficoltà nel gestire emozioni come rabbia e frustrazione. Ma anche la gioia veniva espressa anch’essa comunque con troppa veemenza. Anche nel momento del riposo si riscontravano in lui evidenti difficoltà nel rilassarsi e nell’addormentarsi.

Le emozioni da lui sperimentate potevano mutare rapidamente e crescere vertiginosamente, sino a sfuggire al suo controllo. Poteva arrivare a livelli estremi soprattutto di tristezza e rabbia, compromettendo così la sua capacità di adattamento.
In tutti questi casi, il bambino era purtroppo spesso da contenere fisicamente e da allontanare.

la figura dell’educatore di potenziamento
Un ciclo di visite neuropsichiatriche a cui il ragazzo si è sottoposto non ha evidenziato alcuna patologia o sindrome. Per questo non viene richiesta dalla scuola una figura di sostegno, bensì il prezioso ausilio di un educatore di potenziamento e affiancamento.
Tale figura è stata richiesta e assunta con l’idea che avrebbe potuto relazionarsi e occuparsi del bambino all’interno di una dinamica 1:1, con strategie e interventi più mirati e personalizzati, lasciando così anche più libere le insegnanti di seguire meglio il resto della classe.

quando una rete sociale di sostegno non c’è
Come purtroppo spesso accade, la comunicazione tra famiglia, assistente sociale, scuola e relativa coordinatrice pedagogica non era ottimale. Pertanto, gli sforzi di creare per lui una rete relazionale più fitta e solida che gli fosse di riferimento e di aiuto non andavano del tutto a buon fine.

i risultati raggiunti
I risultati raggiunti possono essere fatti rientrare all’interno di un quadro che vede come protagonista un ragazzo ancora certamente energico e “adrenalinico”, dunque mai completamente tranquillo sereno, ma finalmente capace, talvolta, anche di auto-contenimento. Nei momenti in cui scoppia di collera è capace di non aggredire, bensì di fermarsi e se necessario anche di chiedere scusa.

Ovviamente, a volte è ancora necessario l’intervento di un adulto che possa regolare i suoi affetti, tranquillizzarlo e aiutarlo a non fraintendere i comportamenti e le parole degli altri a causa dei suoi tumulti interiori. Questo diventa indispensabile soprattutto quando sembra sperimentare forte paura di esclusione o paura di rifiuto e abbandono (presente o futuro, reale o potenziale) da parte dei compagni o di un adulto. Tali paure le ha sempre manifestate, mostrandosi violento proprio con chi invece vorrebbe vicino. È tipico infatti in questi quadri l’aggressività manifestata nei momenti in cui i bisogni di attaccamento del ragazzo non vengono soddisfatti.

assenza del padre: le difficoltà rimaste e i segnali di miglioramento
Il ragazzo ha sicuramente ancora difficoltà a mettersi nei panni degli altri e a prendere in considerazione il loro punto di vista. Anche per questo motivo egli rimane ancora piuttosto fermo nella sua prospettiva egocentrica e nella sua tendenza a rappresentarsi gli altri e il mondo secondo una polarizzazione tutta buona o tutta cattiva (da considerare tuttavia ancora normale e non preoccupante a questa età). Ancora presente è anche la sua abitudine a fare qualche dispetto, ma nulla di così rilevante.

Talvolta egli mostra una tendenza a sviluppare spiegazioni stereotipate dei desideri e delle intenzioni altrui, così come delle sue esperienze dirette, raccontate spesso con difficoltà nell’inquadrarle all’interno di una cornice di continuità temporale. Può sembrare poi che oscilli da un affetto a un altro, tra una rappresentazione e un’altra, da uno stato mentale a un altro, senza percepire incoerenza.

Il ragazzo sembra essere riuscito nonostante tutto ad acquisire alcune competenze.
Un aspetto migliorato è la sua capacità di rimanere seduto al proprio posto per un tempo leggermente più lungo di prima, senza agitarsi eccessivamente.
Il contenimento fisico, inoltre, non è più necessario: il più delle volte basta un richiamo con voce ferma.
Risulta poi più rispettoso dei turni e alle volte va anche in aiuto degli altri.

assenza del padre: conclusioni e speranze
In definitiva, il ragazzo viene considerato un bambino intelligente, in forze e in buona salute. È inoltre capace di spontanee e innegabili dimostrazioni d’affetto sia verso l’adulto sia verso i compagni: regala abbracci, baci e dice ‘ti voglio tanto bene’. Talvolta sembra anche esprimere reale preoccupazione circa lo stato di salute di adulti (mamma e insegnanti) e compagni che vede sofferenti.
Visti i considerevoli miglioramenti, soprattutto di natura comportamentale, si auspica la possibilità di seguire con successo questo bambino. Ciò che mi auguro è pertanto che possa incontrare un “testimone soccorrevole”, un adulto che lo sappia capire e che stia dalla sua parte, aiutandolo a usare le sue risorse in modo evolutivo. Questo a dimostrazione del fatto che “niente è mai perduto per sempre“.
Dott.ssa Elena Tsoutsis, psicologa

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sulle conseguenze dell’assenza del padre
Se ti è piaciuto questo articolo ti suggerisco di leggere l’articolo precedente sull’assenza del padre.
Dai un’occhiata ai miei articoli: per i divulgatori seriali ho scritto articoli di Psicologia Dinamica, Psicologia Clinica e Psicologia dello Sviluppo
bibliografia dell’articolo sull’assenza del padre
- Fordham, M., Il bambino come individuo, Edizione Magi, 2014.
- Marcoli, A., Il bambino arrabbiato. Favole per capire le rabbie infantili, Mondadori, 2017.