Il rapporto tra cultura e società è stato per centinaia di anni qualcosa di ignoto o, quantomeno, apparentemente slegato.
Dalla seconda metá del scorso questi due fenomeni si sono prima avvicinati e poi addirittura confusi.
Il rapporto tra cultura e società è stato per centinaia di anni qualcosa di ignoto o, quantomeno, apparentemente slegato.
Dalla seconda metá del scorso questi due fenomeni si sono prima avvicinati e poi addirittura confusi.
Nel 1871 Tylor, antropologo britannico, definiva la cultura “come un complesso di elementi che comprende le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, le leggi, usi e ogni altra capacità e usanza acquisite dall’uomo in quanto membro di una società”.
La ricerca sociologica è un tipo di ricerca che non può prescindere dall’analisi empirica di fenomeni.
Per farlo sono necessari strumenti e tecniche appositamente pensati.
La cultura è un insieme complesso di risorse da cui gli attori sociali traggono elementi utili per la definizione della realtà naturale e sociale come delle loro stesse identità, nonché le modalità strategiche e gli orientamenti del loro agire.
Il rapporto tra cultura e azione sociale è stato studiato da quasi tutti i sociologi del secondo 900.
Facciamo un excursus delle varie teorie in merito.
La cultura dell’autenticità, per Taylor, è la cultura contemporanea che rende l’essere umano prigioniero di sè stesso nel nome della stessa libertà che insegue dagli inizi dell’epoca industriale
La cultura dell’autenticità è una visione della società contemporanea elaborata dal filosofo Charles Taylor, accademico canadese esperto di filosofia politica e di filosofia delle scienze sociali.
Secondo questa visione il modello prototipico sociale di autenticità diventa una gabbia, per certi versi, della libertà e dell’autenticità stessa.
L’autenticità è un tema ricorrente nella filosofia sin da metà del XVII secolo, a partire da Cartesio, Locke, Rousseau e Herder, fino ai contemporanei Bloom, Mead e, in gran parte, Taylor.
Ripercorriamo sinteticamente come esso è stato visto negli ultimi 3 secoli basandoci sul libro “Il disagio della modernità” di Charles Taylor.