Ti è mai capitato di percepire alcuni eventi passati come “appiccicati”? Vorresti scrollarteli di dosso ma ciclicamente si ripropongono. Si chiamano nodi emotivi e non sono traumi.

Quando non ci diamo il diritto di vivere pienamente un’esperienza una parte di noi vi rimane incastrata continuando a ricordarci quanto siamo alienati a noi stessi.
Se immaginassimo il nostro percorso di vita come un sottile ma resistente filo ci accorgeremmo che in alcuni punti vi sono dei nodi.
Cosa sono i nodi emotivi?
Questi potremmo immaginarli come eventi di vita che ancora oggi percepiamo come “irrisolti”.
Ti è mai capitato di ripensare ad un evento accaduto tempo addietro e avere la percezione che un pezzo di te vi sia rimasto “appiccicato”?
Vorresti scrollartelo di dosso ma ciclicamente si ripropone nel tuo immaginario come qualcosa di inconcluso.

Questi eventi non necessariamente si configurano come traumi ma sono nodi emotivi che difficilmente riusciamo a spiegarci.
Queste interruzioni parlano di noi.
Ripresentandosi cercano di comunicarci un messaggio:
“ti ricordo che sono incompleto, che sei incompleto, perché non ti sei dato la possibilità di vivere quest’esperienza”.

L’evitamento del dolore può aver creato questi nodi
Pensando che sia il modo migliore per difenderci dalla sofferenza non ci diamo il diritto di stare con quello che c’è, non diamo al nostro organismo il tempo di esprimere, elaborare e interiorizzare davvero quello che ci “passa dentro” lasciando aperto un conflitto interno.
È piuttosto curioso: pensiamo di farci un favore proteggendoci dal dolore, ma la verità è che non facciamo altro che divenire sempre più alienati da noi stessi e fastidiosamente “annodati”.
Per evitare di subire continue interruzioni possiamo imparare ad essere un po’ più coraggiosi ed esprimere autenticamente i nostri desideri, i nostri bisogni, le nostre emozioni.
Dottoressa Psicologa Martina Di Dio
Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sui nodi emotivi
Se ti incuriosiscono questi articoli dove spiego i concetti psicologici ti consiglio di leggere “cosa si nasconde dietro la tendenza a procrastinare?“ oppure il mio articolo sui “lapsus e gli atti mancati per Freud“