Come tante altre tematiche, quella del well-being in azienda, è stata discussa a fondo. Ma cos’è davvero il workplace well-being? Come mai se ne sente parlare sempre più spesso? Cosa comporta per le aziende e per i lavoratori?

workplace well-being, cos’è?
In questo articolo vedremo che adottare politiche di workplace well-being rappresenta una delle migliori strategie da attuare per riuscire ad aumentare la produttività dei collaboratori senza però caricarli di stress da prestazione, preoccupazioni e senza ridurre la motivazione generale.
Well-being è un termine inglese che ormai fa parte anche del vocabolario italiano. Può essere tradotto con “benessere”. Un benessere da considerare a 360° che coinvolge la mente, il corpo e la sfera emotiva. Se parliamo di contesto lavorativo, parliamo di Workplace Wellbeing e comprende tutte le azioni (appunto a 360°) che possono essere intraprese per rendere il dipendente motivato, felice e coinvolto nelle attività che svolge.
Per questo motivo sono sempre più le aziende che si focalizzano sulle proprie risorse umane, consapevoli che solo un dipendente felice può garantire il raggiungimento dei risultati aziendali. Un dato fondamentale per iniziare questa riflessione è quello del tempo: la maggior parte delle persone trascorre quasi il 60% del proprio tempo al lavoro. Garantire loro un ambiente che supporti il proprio benessere è sì fondamentale per la produttività ma anche per limitare l’insorgere dello stress da lavoro, il rischio di infortuni sul lavoro e episodi di disagio psicofisiologico quali il mobbing.
Promuovere politiche di wellbeing in azienda porta a numerosi risvolti positivi. Le iniziative da poter adottare sono numerose, alcune implicano “solo” un cambio di visione e di comportamento da parte dei vertici, altre potrebbero richiedere di investire delle risorse economiche. In entrambi i casi i benefici saranno di gran lunga maggiore rispetto al tempo dedicato al cambiamento, ai sacrifici e alla spesa di denaro. Lo dicono i dati.

quali sono i veri vantaggi per l’azienda che applica iniziati di workplace well-being?
Aumento della produttività: promuovere una mentalità sana tra i collaboratori, intesa a 360°, migliora le capacità cognitive e di concentrazione, le quali influenzano direttamente in una maggiore produttività;
Migliore salute tra i dipendenti: i lavoratori riescono, quindi, a gestire al meglio lo stress, condividono buone abitudini e ci saranno meno richieste di permessi e aspettative (anche perchè potrebbe essere proprio l’azienda a concedere dei permessi per particolari iniziative, ma questo lo vedremo dopo);
Facilità nel reclutare i talenti: il well-being contribuisce all’employer branding dell’azienda, rendendola più appetibile agli occhi di un potenziale candidato. I lavoratori, infatti, sebbene attribuiscono importanza all’aspetto economico, valutano molte altre cose dell’azienda come, ad esempio, l’impressione che si sono fatti del clima interno;
Minori tassi di turnover e assenteismo: con una buona strategia di well-being, non solo risulta più semplice attirare talenti ma anche ridurre il tasso di turnover dei lavoratori presenti, che non andranno alla ricerca di altre opportunità di lavoro. Perdere un dipendente, lo abbiamo già visto nell’articolo sull’Employee Retention, implica dover trovare e formare una nuova risorsa e di conseguenza spendere denaro e talvolta dover rivedere i compiti e le mansioni per sopperire all’assenza.

ma come si può migliorare concretamente il benessere dei dipendenti?
Vediamo alcune idee.
Analizzare la situazione attuale: la prima cosa da fare è incontrare i dipendenti singolarmente e chiedere a ognuno quali miglioramenti vorrebbero in azienda. Questo passaggio è molto apprezzato ma molto importante e, spesso, un esperto come uno Psicologo del Lavoro può aiutare nel far sì che le persone si sentano ascoltate e non giudicate. Si potrebbe parlare delle situazioni stressanti, del tempo che ha per coltivare i suoi hobby o per stare con la famiglia;
Promuovere l’avanzamento di carriera: non tutti i lavoratori sono uguali. Alcuni sono soddisfatti del loro inquadramento, altri desiderano fare carriera, migliorando la propria posizione lavorativa e la retribuzione. Legare la crescita professionale al raggiungimento di determinati risultati, migliora il livello di motivazione dei dipendenti, i quali sono così consapevoli di ricevere il giusto merito una volta raggiunto l’obiettivo prefissato;
Fornire un aiuto concreto: alcuni lavoratori potrebbero aver bisogno d’aiuto al fine di risolvere alcune problematiche di tipo personale (difficoltà relazionali, difficoltà familiari, ecc.). Offrire loro supporto, comprensione e/o un contatto di un professionista è sicuramente un gesto nobile;
Offrire più flessibilità: chi non vuole più flessibilità oggi? Politiche flessibili permettono ai lavoratori di modulare l’orario di entrata e di uscita dal lavoro, lavorare alcuni giorni in smart working, lavorare per obiettivi e non per orari, frequentare programmi di formazione continua, ecc.;
Organizzare incontri a tema salute e benessere: la salute e il benessere devono essere tematiche che stanno a cuore in primis all’azienda. Organizzare incontri su queste tematiche è molto importante perché permette ai collaboratori di comprendere a fondo l’importanza di prendersi cura del proprio benessere fisico, mentale e sociale. Workshop, meeting, convegni possono effettivamente spingere i lavoratori ad adottare le nuove politiche aziendali;
Concedere un giorno di “non malattia”: alcune aziende concedono un giorno di permesso retribuito in più all’anno di non malattia. In America è conosciuto come unsick day. Il principio di fondo è dare l’opportunità ai dipendenti di prendersi un giorno all’anno da dedicare alla propria salute per non trascurarla.

conclusioni
Quindi, in conclusione, si può affermare che è importante dedicare la massima attenzione al benessere dei propri collaboratori. Sempre più le aziende sono consapevoli che il successo non può essere raggiunto senza lavoratori in salute, motivati e felici di recarsi al lavoro. Il workplace well-being è quindi un vero vantaggio per entrambe le parti, le aziende e i lavoratori e, usando questo strumento con attenzione ed informazione, si giunge ad un’azienda solida pronta ad affrontare le sfide future.
Dott.ssa Alice Vignudini, psicologa

Suggerimenti di lettura in merito all’articolo sullo “Workplace well-being”
Se ti è piaciuto questo mio articolo ti suggerisco di leggere i miei articoli su l’engagement aziendale e sul benessere organizzativo.
Inoltre, ti suggerisco, sempre sulla psicologia del lavoro, gli articoli del dott. Niccolò Di Paolo sulla gestione dei conflitti e sull’arte del negoziato, entrambi tratti dal libro: L’arte del Negoziato di Roger Fischer