Atleti e burnout sportivo: la battaglia invisibile fuori dal campo

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Nello straordinario mondo dello sport, una sfida invisibile minaccia atleti di ogni livello e di tutte le età. Un nemico sottostimato e spesso misconosciuto: il burnout sportivo.

Mentre questo concetto è stato ampiamente esplorato in molte sfere professionali, il contesto sportivo sembra ancora soffrire di una carenza di comprensione e consapevolezza.

Una riflessione per sensibilizzare atleti e team

Quello del burnout è un concetto ormai estremamente trattato – e non è mai abbastanza – da professionisti di molti campi. Un contesto dove il burnout è sicuramente presente ma, nonostante questo, se ne parla ancora poco è il contesto sportivo.

È proprio su questa lacuna che desidero soffermarmi in questo articolo, esaminando come il burnout nasce nel mondo dello sport, come si manifesta, quali implicazioni comporta per gli atleti e le squadre, come possiamo riconoscerlo e cosa possiamo fare per prevenirlo.

il nostro atleta preferito e il burnout sportivo

Pensiamo un attimo al nostro sport del cuore. Identifichiamo quello che era/è il nostro “idolo” quando eravamo bambini oppure anche oggi. Se ci riflettiamo notiamo che accade molto spesso che gli questi giocatori, di punto in bianco, smettono di incantarci.

Si tratta di sportivi che ad un certo punto della loro carriera, sentendo di non essere più in grado di mantenere l’elevato livello di performance fino a quel momento ottenuto, hanno un drastico calo della prestazione atletica. Questo fenomeno corrisponde ad uno stato psico-fisico ed emotivo che in psicologia viene chiamato Burnout (Tamorri, 1994) e che letteralmente significa “bruciato”.

Agendo a livello emotivo e cognitivo, questo particolare stato porta l’atleta – esattamente come accade ad un lavoratore che si trova in uno stato di burnout – ad una depersonalizzazione, ad un notevole abbassamento dell’autostima, alla convinzione di non poter dare più nulla e ad una perdita d’interesse per lo sport che svolge. Questo, a sua volta, fa sì che si instaurino atteggiamenti negativi sia per l’atleta in prima persona sia per chi lo circonda.

Il burnout è quindi un vero e proprio status di esaurimento, nel quale l’individuo è sopraffatto da uno sfinimento fisico e/o emotivo dovuto a fattori stressanti derivanti dall’attività che svolge.

studi sul burnout sportivo

Gli studi sul burnout sportivo hanno origine dalle professioni d’aiuto (infermieri, medici, assistenti sociali o insegnanti). Freudenberger (1974) individuò in un gruppo di volontari, inizialmente entusiasti del loro lavoro assistenziale, un graduale manifestarsi dell’aumento della faticabilità, depressione, apatia e mancanza di volontà nello svolgere qualsiasi cosa.

Il burnout sportivo può essere generato non solo da condizioni di lavoro stressanti che innescano risposte psiconeurofisiologiche e ormonali negative (Selye, 1974), ma anche con quegli aspetti individuati dalla teoria dello scambio sociale (Thibaut e Kelly, 1959). Secondo questa teoria, l’atleta compie un’analisi costi e benefici e poi decide.

Ho recentemente letto un importante studio pubblicato sulla rivista Journal of Sports Sciences. Si pone l’obiettivo di indagare la relazione tra burnout sportivo e atleti di élite. Questo studio prende come riferimento in letteratura la Self-Determination Theory (Deci & Ryan, 1985), teoria molto elaborata ed articolata. Secondo gli autori le persone hanno bisogni propri di competenza, di autonomia e di relazione che devono essere soddisfatti per sentirsi motivati in modo intrinseco. Diversamente, la motivazione sarà estrinseca (con una differenziazione tra motivazione estrinseca controllata e motivazione estrinseca autonoma) e non completamente efficace per la propria autodeterminazione.

Con questa teoria alla base, lo studio che ho approfondito, conferma che c’è una maggiore relazione tra un tipo di motivazione estrinseca e i sintomi principali del burnout (sentirsi esausti fisicamente e mentalmente, svalutare il proprio sport e sentire una scarsa realizzazione personale). La relazione è forte, inoltre, tra gli atleti che non sentono i bisogni sopra citati soddisfatti.

Il burnout sportivo può avere gravi conseguenze sulla carriera, la salute e il benessere generale dell’atleta. Gli atleti che esperiscono il burnout sono più inclini ad abbandonare il loro sport o a ottenere prestazioni scadenti, il che porta ad effetti psicologici negativi come l’ansia, la bassa autostima, ecc.

riconoscere, prevenire e fronteggiare il burnout sportivo

I fattori principali individuati nello sport per far fronte agli effetti negativi del burnout sportivo sono principalmente: il senso di gratificazione e soddisfazione ricevuto dalle persone che circondano gli atleti, il sentirsi inserito nel gruppo e la motivazione intrinseca. È importante che gli atleti, gli allenatori e le organizzazioni sportive riconoscano i segni del burnout immediatamente e adottino misure proattive per prevenirlo.

Nel corso degli anni molti sportivi hanno avuto delle sintomatologie legate al burnout sportivo. Un esempio che mi sta molto a cuore ci arriva da Michael Phelps, lo sportivo con più medaglie nella storia delle Olimpiadi. Lo stesso Phelps parlò della sua lotta contro l’ansia, la depressione e contro i pensieri suicidari.

Oltre allo “Squalo di Baltimora” anche Naomi Osaka fece delle dichiarazioni in merito alla pressione che circonda lo sportivo di alto livello:

“Penso che tutti noi atleti dobbiamo relazionarci non solo alla pressione del mondo esterno per raggiungere determinati risultati ma soprattutto alla pressione che mettiamo su noi stessi. Come atleta la forza interiore è la chiave, ed ammettere che non sono stata sempre bene è un passo importante. Ne ho parlato apertamente ed ho capito che non solo sola, ammettere che avevo bisogno di una pausa non vuol dire che ero debole. Ci vuole più forza per parlare rispetto allo stare zitti”

in conclusione

In conclusione il burnout sportivo è un serio fenomeno psicologico e fisiologico che può colpire gli atleti di tutti i livelli e di tutte le età. Il burnout nello sport può essere causato da diversi fattori: lo stress eccessivo derivante da pressioni esterne ed interne, dalla mancanza di supporto sociale, da un momento complesso in cui performare non è scontato.

Le conseguenze del burnout possono essere gravi, spaziando dalla riduzione delle prestazioni a effetti psicologici negativi come ansia e depressione. In questo momento storico dove i giovani talenti – ma non solo – sono costantemente messi sotto pressione per arrivare a performance sempre più elevate, un’attenzione particolare agli aspetti psicologici in ambito sportivo è necessaria e fondamentale.

Dott.ssa Alice Vignudini, Psicologa del Lavoro e Psicologa Sportiva

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About Alice Vignudini

Sono Psicologa del Lavoro iscritta all'Ordine degli Psicologi dell'Emilia-Romagna.
(Ex) Atleta di nuoto, continuo a vivere questa grande passione in vasca e fuori, lavorando come Psicologa Sportiva.